Roma. La ministra ha dichiarato che il Governo ha avviato un’analisi per stabilire se assegnare nuove risorse alla Puglia. Ma la deputata chiede anche nuovi interventi concreti sul territorio
ROMA – Il Governo non può far pagare ai lavoratori la sua incapacità di trovare soluzioni alla crisi economica. E’ il punto di vista di Teresa Bellanova, deputata salentina del Pd, dopo la discussione, ieri, in Commissione Lavoro alla Camera, dell’interrogazione presentata alla ministra Elsa Fornero. Nell’interrogazione Bellanova sottolineava l’insufficienza dei fondi messi a disposizione per la cassa integrazione in Puglia (140 milioni di euro) e ne chiedeva il rifinanziamento. La ministra ha risposto che il Governo è a conoscenza della situazione e che ha già intrapreso una ricognizione dell’effettivo bisogno di ammortizzatori sociali per stabilire una eventuale bilanciata assegnazione di risorse. Tuttavia questa risposta alla Bellanova non è bastata. La deputata ha infatti rimarcato che gli ammortizzatori sociali attualmente vengono pagati con grave ritardo e che in tale contesto si rischia doppiamente, poiché si manda in completo default la vita lavorativa e non solo, di migliaia di lavoratori ed inoltre, la mancanza di un reddito unita alla disperazione potrebbero contribuire ad alimentare lo spettro del lavoro nero. Inoltre, ha aggiunto Bellanova, l’Inps non è più in grado di anticipare alcuna somma. Di conseguenza, molte aziende stanno procedendo all’attivazione di procedure di licenziamento collettivo previo collocamento in mobilità. “La crisi non consta solo di ammortizzatori sociali – ha detto l’esponente del Pd -, ma occorre attivare tutti canali necessari e tutti gli organi territoriali competenti per mettere in piedi confronti dai quali escano misure concrete utili al rilancio dell’economia. La mia richiesta è di intervenire con urgenza, anche ipotizzando forme di finanziamento alternative e soprattutto procedendo ad una seria ri-professionalizzazione e formazione di quei lavoratori già collocati in regime di cassa affinchè siano effettivamente reintegrati nel circuito lavorativo. E’ importante non dimenticare che queste persone vogliono tornare a lavorare e soprattutto non vogliono essere percepite come un ‘peso’ per le casse dello Stato”. Data la gravità della situazione, Bellanova ha annunciato una nuova interrogazione con risposta entro dieci giorni “perché il dramma è già vivo nelle case di migliaia di famiglie – ha spiegato -, più di 7.000 nel Salento, oltre 50mila in tutta la Regione”. 6 novembre 2012 Fondi Cig. Oggi la Fornero risponde a Bellanova ROMA – Potrebbe essere oggi il giorno della chiarezza sul fronte dei fondi destinati dal Governo centrale al finanziamento degli ammortizzatori sociali in Puglia. Si discuterà oggi alle 13 infatti in Commissione Lavoro alla Camera l’interrogazione della parlamentare salentina del Pd, Teresa Bellanova, circa il problema dell’esiguità dei fondi destinati alla regione Puglia per la cassa integrazione. Il tessile e calzaturiero, settore che per anni ha costituito la spina dorsale dell’economia salentina, oggi si trova di fronte ad un’empasse: non ci sono soldi per finanziare la cassa integrazione. Il futuro di migliaia di famiglie è incerto. Da un lato cresce di continuo il ricorso agli ammortizzatori sociali; dall’altro, i fondi destinati al sostegno dei lavoratori vanno esaurendosi. Più volte dalla Puglia e dal Salento in particolare si sono levate voci che al Governo centrale hanno chiesto maggiore sicurezza sull’avvenire dei lavoratori e delle loro famiglie. Oltre a Bellanova (che ha presentato più interrogazioni sul tema), anche il presidente della Regione Nichi Vendola ha chiesto nuove risorse dal momento che 140 milioni non bastano a soddisfare il bisogno dell’intera regione. Oggi si potrebbe sapere quali sono le misure del Governo per fronteggiare la crisi del Tac. “Ho insistito per avere quanto prima una risposta dal Ministro Fornero poiché il problema dei fondi per la cassa integrazione, purtroppo, è serio, come ebbi a dire diverso tempo addietro e rischia di compromettere il futuro economico, occupazionale e di vita di migliaia di famiglie pugliesi. Personalmente cercherò di rappresentare al ministro la gravità del problema che i lavoratori pugliesi e l’intero territorio pugliese si trovano attualmente a vivere. Inviterò, inoltre, il Governo a fare la propria parte, affinché non si penalizzino ulteriormente questi lavoratori, già ampiamente provati da una crisi devastante e da scelte imprenditoriali non sempre in asse con i principi dell’etica e della responsabilità sociale che dovrebbero competere alle aziende serie”. 18 ottobre 2012 Tac. Capone: ‘La ministra rilanci il Salento’ LECCE – Un’emorragia di posti di lavoro senza fine. Il settore del Tac salentino è destinato a morire? Tra patti non rispettati ed accordi mai entrati in vigore, le aziende preferiscono delocalizzare. Il risultato è che i lavoratori si ritrovano senza sicurezza. E,quando gli ammortizzatori sociali saranno conclusi, senza lavoro. Al tavolo di ieri in Provincia si sono ribadite le necessità già note, ad esempio che è necessario sbloccare i fondi dell'accordo di programma e prolungare gli ammortizzatori sociali per tutto il 2013. I sindacati chiedono alla Regione di sbloccare l’accordo Stato-Regioni per l’affidamento di nuove risorse. La Regione (il presidente Nichi Vendola) chiede alla ministra Fornero di finanziare ulteriormente la cassa in deroga, dal momento che i 140 milioni stanziati non sono sufficienti. A questo si aggiunge l’interrogazione della deputata Teresa Bellanova che alla ministra chiede di trovare soluzione all’incertezza lavorativa di migliaia di persone. La richiesta della vicepresidente della Regione Loredana Capone ha invece raggio d’azione più “largo”. Dalla ministra Fornero Capone si aspetta una vero e propria attività di rilancio dell’area salentina. “Quell’area – dice Capone – è ricca di capannoni che potrebbero favorire investimenti di altre aziende. Occorre però procedere con più incisività e speditezza”. 17 ottobre 2012 Il Tac in agonia. Tutti numeri della crisi LECCE – Salvare il salvabile. E’ ciò che si tenterà di fare oggi, al tavolo convocato in Provincia per discutere il presente ed il futuro del Tac. Un settore che ha dato lustro al Salento e che oggi vive un’agonia che sembra difficile da curare. Due giorni fa Adelchi di Tricase ha fatto sapere di aver dato il via alla procedura per la messa in mobilità di 701 dipendenti in cassa integrazione. E’ l’ultimo passo prima del licenziamento. Ed anche Filanto di Casarano, che fino a qualche anno fa ha costituito lo sbocco lavorativo e la chance per tutto il basso Salento, ha iniziato ad informarsi presso Confidustria sull’iter da intraprendere. Sono circa 450 i lavoratori che fanno parte del cosiddetto cluster, comprendente Filanto Spa, Leo Shoes, Tecnosuole, Zodiaco, Prosalco, Italiana Pellami, Labor, e che si stanno “appoggiando” solo sugli ammortizzatori sociali. La situazione è critica soprattutto per i dipendenti delle aziende già cessate Labor e Zodiaco, dal momento che 100 dei 126 dipendenti della Tecnosuole sono stati assunti da Leo Shoes che a sua volta è in difficoltà. Sui 130 dipendenti di Filanto Spa, solo 54 sono effettivamente attivi; gli altri 85 sono in cassa integrazione. La Labor ha chiuso ed i 125 operai su cui poteva contare sono in cassa integrazione; presso la Italiana pellami, su 25 dipendenti, solo tre lavorano; gli altri 22 sono in cassa integrazione. Nella Leo Shoes, tramite accordo del 5 gennaio 2011, sono confluiti i 100 dipendenti della Zodiaco ed i 100 della Tecnosuole in cassa integrazione. 60 gli esodati tra Zodiaco e Tecnosuole. Da parte sua, la Leo Shoes, su 110 operai, ne ha 85 in attività e 25 in cassa integrazione. La Prosalco conta 20 dipendenti tutti attivi. In crisi anche la Romano di Matino, detentrice del marchio Meltin’ Pot, che intende restare nel Salento solo con la struttura commerciale e delocalizzare la produzione. Ma la crisi investe anche i progetti, pensati e mai realizzati. Come quello del Politecnico della moda, oggetto dell’accordo “Due passi per il made in Italiy”, che sarebbero dovuto nascere già due anni fa, per formare e “ricollocare” i lavoratori espulsi dal Tac, sotto gli insegnamenti dei maestri della Riviera del Brenta, guidati da Giuseppe Baiardo, amministratore di Iris Sud, supportato da Barbetta Srl di Nardò. Confindustria ha precedentemente rilanciato il progetto, annunciando l'insediamento della scuola. Che non parte, perché si attende ancora, da quattro anni, l’avvio dell’accordo di programma del 1 aprile 2008, pensato per ricollocare gli ex operai Filanto e oggi esteso anche ad Adelchi. 27 gennaio 2012 Tac salentino. Gabellone scrive al ministro Passera LECCE – Fu sottoscritto il 1° aprile 2008 dall'allora Governo Berlusconi, dalla Regione Puglia, la Provincia, il Comune di Casarano e una serie di aziende del settore monda pronte ad investire nel Salento. L'”Accordo di programma per l'attuazione coordinata dell'intervento nelle aree di crisi industriale, ad alta specializzazione nel Tac del Pit9″, prevedeva che venissero messi a disposizione del settore in crisi 20 milioni di euro per ripartire; la Puglia, dal canto suo, ne elargiva altri 20. Dei 40 milioni promessi però, il territorio salentino del Pit9 non ha ancora ricevuto a. Sono tante le lettere arrivate al Governo, da parte dei vari Enti e dalle imprese. Ora, l'ultima, è la lettera del presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone che scrive al ministro Passera denunciando che la lentezza con cui le pratiche vengono gestite da Invitalia spa blocca di fatto la convenienza dell'investimento. Un altro paradosso tutto italiano di cui a farne le spese sono le imprese e i lavoratori. Ecco la lettera del presidente Antonio Gabellone Dr. Corrado Passera Ministro dello Sviluppo Economico Ill.mo Sig. Ministro, mi preme porre alla Sua cortese attenzione che la Provincia di Lecce, di concerto con le associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali, allo scopo di affrontare il grave stato di crisi occupazionale che vive da anni il territorio salentino, accentuato dalla crisi economica che attanaglia l’intero sistema Paese, ha attivato in questi anni una costante attività di cooperazione per individuare efficaci soluzioni sia per quanto attiene il sostegno al reddito sia per quanto attiene gli investimenti che consentono il riassorbimento dei lavoratori in esubero. Con particolare riferimento alle agevolazioni finanziarie mirate agli investimenti, un prioritario ancoraggio è disponibile nell’Accordo di Programma in oggetto a valere sul quale sono disponibili rilevanti risorse finanziarie, allo stato attuale inutilizzate in conseguenza delle difficoltà procedurali incontrate dalle aziende che hanno manifestato il proprio interesse ad investire sul territorio salentino. Trattasi di aziende che facendo leva sulle potenzialità finanziarie contenute nel richiamato Accordo sono pronte ad investire e sviluppare a regime un significativo numero di addetti. Ma le criticità riscontrate non consentono di poter dar seguito agli investimenti programmati, in considerazione della tempistica con cui le richieste di finanziamento sono vagliate da Invitalia S.p.A. e istruite per l’erogazione delle risorse finanziarie. Pertanto, al fine di affrontare le criticità che rendono difficoltosa la concessione delle agevolazioni finanziarie Le chiedo di poterLa incontrare, alla presenza delle associazioni di categoria e delle organizzazioni sindacali. In attesa di un Suo cortese riscontro, porgo cordiali saluti. Antonio Maria Gabellone 20 gennaio 2012 Adelchi dal prefetto LECCE – Un incontro blindato, durato circa un’ora e mezza. In prefettura. E davanti al prefetto Giuliana Perrotta c’erano Adelchi Sergio, il figlio Luca Sergio, il legale del gruppo Giuseppe Russo e l’ex direttore del personale Ippazio Prete. E’ stato lo stesso prefetto a convocare la riunione, ieri pomeriggio alle 17, per rivolgere all’azienda l’ultimo appello a salvare il salvabile, facendo leva a tratti sull’orgoglio dell’imprenditore, ed a tratti denunciando la mancanza di interesse per le sorti di azienda e lavoratori che in molti hanno attribuito al gruppo. In ballo c’è il futuro di 720 operai e delle loro famiglie. A metà dicembre, il tavolo interministeriale ha concesso una proroga della cassa integrazione regionale a partire dal 1° agosto 2012 per un periodo, probabilmente, di sei mesi più sei. 14 dicembre 2011 Adelchi. Il tavolo stabilisce la cassa integrazione regionale ROMA – Un proroga della cassa integrazione regionale. E’ stato questo l’esito del tavolo interministeriale che si è appena concluso, a Roma, e che ha analizzato la possibilità per i 720 lavoratori Adelchi di attingere alla cassa integrazione ministeriale, dopo la scadenza degli ammortizzatori sociali fissata per il 31 dicembre. Il ministero, rappresentato dal dirigente Castano, ha passato la competenza alla Regione, stabilendo una proroga della cassa integrazione regionale a partire dal 1° agosto 2012 per un periodo ancora non precisato, probabilmente di sei mesi o di un anno. La condizione degli operai proseguirà così com’è oggi fino al 31 luglio 2012; dal giorno dopo avrà inizio la cassa integrazione regionale. “Si tratta di un risultato positivo perché non ci ritroveremo per strada da un giorno all’altro – ha commentato Rocco Panico, del Comitato Michele Frascaro – ma che non cancella le nostre preoccupazioni. Il nuovo provvedimento abbatterà il nostro stipendio di un ulteriore 30%, che si aggiungerà al 10% già sottratto. In questo modo non so come faremo da andare avanti”. Secondo il presidente della Provincia Antonio Gabellone, presene a Roma, si tratta invece di “un risultato importante, ma di fatto solo un punto di partenza per raggiungere risultati migliori e togliere definitivamente dalla crisi il settore tessile-abbigliamento-calzaturiero del Salento. 720 famiglie della provincia di Lecce – ha detto – in questi giorni pre-natalizi porteranno a casa almeno una piccola boccata d’ossigeno che garantisce un sostegno, un reddito se pur minimo per i prossimi mesi. Un risultato importante, sottolineo, ma anche un risultato di cui non si può essere soddisfatti sino in fondo”. Secondo la Provincia un rilancio strutturale del comparto è possibile, attraverso nuovi investitori in grado di rilanciare il settore e posizionarlo nell’eccellenza del mercato. “Un ritorno ad un lavoro vero – ha aggiunto Gabellone – non la regola degli ammortizzatori sociali per così tanti anni lavorativi, un fatto che sminuisce anche le storie lavorative di queste centinaia di uomini e donne”. Per questo motivo Palazzo dei Celestini ha chiesto e ottenuto che tra i prossimi impegni assunti dal Ministero per lo Sviluppo Economico ci sia anche una forte azione di pressing su “Invitalia”, affinché questa possa accelerare le procedure di valutazione delle imprese che hanno chiesto di accedere alle risorse dell’Accordo di Programma, per cui sono già in attesa di utilizzo 40 milioni di euro di finanziamenti e incentivi all’avvio di nuove opportunità imprenditoriali in questo settore. 14 dicembre 2011 Adelchi. Oggi il tavolo a Roma ROMA – Il caso Adelchi arriva finalmente a Roma. Dopo le proteste dei lavoratori ed anche dopo numerose sollecitazioni da parte delle istituzioni locali, si terrà oggi alle 15 il tavolo interministeriale convocato presso il Ministero dello Sviluppo Economico e in collaborazione con il Ministero del Lavoro. Al tavolo si verificherà l’estensione dell’accordo di programma per il Tac anche al gruppo Adelchi, nonché la possibilità di attingere alla cassa integrazione ministeriale, dopo la scadenza degli ammortizzatori sociali fissata per il 31 dicembre. Alla riunione di oggi è legato il futuro di 720 famiglie, quelle degli ex dipendenti del gruppo Adelchi che dall’1 gennaio potrebbero ritrovarsi senza soldi e senza lavoro. Una delegazione di lavoratori adesso è lì, a Roma, per seguire da vicino lo svolgersi del tavolo. Gli operai sono inoltre ancora in attesa, da parte della Regione, del rimborso dei corsi di riqualificazione obbligatori già frequentati; si tratta di circa mille euro a testa che avrebbero permesso di riprendere fiato, almeno sotto Natale. Ma nell’incontro che si è tenuto in Prefettura lo scorso 9 dicembre l’assessora regionale al Welfare Elena Gentile ha chiaramente fatto sapere che i tempi di erogazione di quei soldi non sono così immediati in quanto la Regione è alle prese con la rendicontazione delle somme e solo dopo queste procedure potrà liquidare il dovuto. 9 dicembre 2011 Adelchi, arriva il ‘tavolo’ romano LECCE – Arriva il ‘tavolo’ interministeriale, dopo mesi di attese, riunioni, proteste. La riunione di stamane tra i rappresentanti istituzionali e una delegazione dei 720 operai Adelchi in cassa integrazione regionale si è conclusa con una certezza: è stata fissata la data per la riunione che avrà l’obiettivo di valutare se è possibile attingere alla cassa integrazione ministeriale o se, al contrario, la mobilità sia ormai inevitabile. Così infatti è stato per 1200 operai del colosso calzaturiero, ma i 720 operai, tra cui quelli del comitato Michel Frascaro, non si arrendono. “Con la lotta abbiamo ottenuto la data per la riunione a roma, e non ci fermeremo finché non autorizzeranno la cassa integrazione ministeriale” – dice Rocco Panico del comitato Michele Frascaro. Oggi erano presenti oltre al prefetto, Antonio Gabellone, presidente della provincia di Lecce, Loredana Capone, vicepresidente della Provincia, tutti i sindacati, alcuni parlamentari, tra cui Bellanova, Poli, Costa. Ad Elena Gentile, assessora al welfare della Regione Puglia, gli operai hanno chiesto conto dei soldi che attendono da mesi quale rimborso dei corsi di riqualificazione frequentati. Si tratta di corsi obbligatori, per cui in media devono ricevere dalla Regione circa mille euro a testa. Sarebbe un bel regalo da far trovare sotto l’albero. Ma la Regione, ha detto la Gentile, è in fase di rendicontazione delle somme e solo una volta finita si potrà procedere alla liquidazione. L’immediatezza della data del 14 dicembre – rileva Gabellone – soddisfa la Provincia di Lecce, che da tempo è già pronta per quella data, con la sua importante azione di scouting, di ricerca delle imprese individuate a ché possano utilizzare le risorse dell’Accordo di Programma ferme da oramai 3 anni (si tratta di 40 milioni di Euro che più gruppi imprenditoriali hanno manifestato di voler intercettare per investire e salvare i livelli occupazionali nel nostro territorio). La variabile-tempo, a dire di Gabellone, è fondamentale in questa fase, per raggiungere entro l’anno alcuni importanti e paralleli risultati, primo tra tutti la proroga degli ammortizzatori sociali straordinari indispensabile alla sopravvivenza e alla sussistenza primaria di 720 famiglie salentine. 7 dicembre 2011 Vertenza Adelchi. Bellanova scriverà al ministro ROMA – I riflettori non vanno accesi ad intermittenza, ma devono essere fari costantemente puntati sul nocciolo della questione: la disperazione di 720 famiglie, quelle dei lavoratori Adelchi, che il 31 dicembre vedranno scadere la cassa integrazione in deroga trovandosi, di fatto, senza soldi e senza lavoro. E’ il succo di un intervento della deputata salentina Teresa Bellanova che nelle scorse ha annunciato che scriverà una lettera al ministro competente per chiedere un immediato interessamento e congiuntamente presenterà un’altra interrogazione parlamentare sulla questione Adelchi. “Non ci sto e lo voglio dire chiaramente – ha dichiarato la parlamentare -. 720 lavoratori del territorio salentino non possono essere sbattuti fuori dal mercato del lavoro nel silenzio generale. Queste persone rappresentano una risorsa per il nostro tessuto produttivo ed economico. Come ho avuto già modo di dire, sin dall’inizio, questa è una vertenza che avrebbe meritato di rimanere sui tavoli ministeriali proprio in virtù dell’ampia platea che coinvolge e delle enormi ripercussioni economico-occupazionali che avrebbe potuto avere sul territorio salentino già ampiamente martoriato dalla crisi economica. Il silenzio che aleggia intorno alla disperazione di questi lavoratori – ha aggiunto – è impressionante, più volte si è parlato di convocazione di tavoli, riunioni, ma allo stato attuale un solo dato emerge: 720 famiglie sono, purtroppo, alla disperazione. Non si può più vendere fumo intorno a questa vicenda, ritengo che ognuno debba assumersi le proprie responsabilità nei confronti di questi lavoratori, che vale la pena ricordare non sono lavoratori di serie B”. 25 novembre 2011 Adelchi. Capone: ‘La vertenza diventi un caso nazionale’ BARI – Parte oggi la richiesta di un tavolo nazionale interministeriale per la vertenza Adelchi. È questo l’esito dell’incontro della task force regionale che si è svolta ieri a Bari alla presenza della vicepresidente e Assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone, delle organizzazioni sindacali, di una folta delegazione di lavoratori, di un rappresentante del Gruppo Adelchi e del presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone. Tutti d’accordo sulla necessità di convocare un tavolo interministeriale che definisca l’estensione dell’Accordo di Programma Tac sottoscritto ad aprile del 2008 anche per Adelchi. Scopo del tavolo inserire Adelchi in tutte le iniziative di investimento sul territorio ma anche agganciare il Gruppo agli ammortizzatori sociali, avviando allo stesso tempo l’attività di ricerca per la ricollocazione dei lavoratori. Una necessità improrogabile per il destino dei 720 dipendenti di Adelchi per i quali la cassa integrazione in deroga scade il 31 dicembre di quest’anno e non può essere prorogata vista l’assenza di programmi di rilancio da parte dell’azienda. Per questi lavoratori partirebbe dunque la procedura di mobilità alla quale seguirebbe il licenziamento. “La vertenza Adelchi – ha sottolineato la vicepresidente e assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone – deve diventare realmente un caso nazionale per il numero rilevante dei lavoratori coinvolti. Quindi la convocazione immediata di un tavolo nazionale con il Governo e in particolare con i ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro è l’unica strada da perseguire. Inserendo Adelchi dell’Accordo di programma sul Tac sarebbe possibile revocare le procedure di mobilità e dunque prorogare la cassa integrazione in deroga avviando allo stesso tempo l’attività di ricollocazione dei lavoratori, che fino ad oggi non è stata minimamente svolta dall’azienda”. 24 novembre 2011 Adelchi, si preparano le valige per Roma BARI – Tutti a Roma entro pochi giorni, per scongiurare la messa in mobilità a partire da gennaio. Si è appena conclusa a Bari, presso il centro fieristico, la riunione tra gli operai dell’Adelchi e la task force regionale per la risoluzione della crisi del colosso calzaturiero. Da tutti i paesi del basso Salento sono arrivati in 150 a rappresentare i 720 cassintegrati dell’Adelchi: due pullman e diverse macchine. In una lunga riunione durata quasi tre ore, hanno incontrato i rappresentanti della regione Puglia, Loredana Capone, vicepresidente e Davide Pellegrino, dirigente del settore sviluppo economico, il presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone e tutte le sigle sindacali. Per l’azienda c’era Ippazio Preite, direttore del personale, che ha tenuto fermo il punto: l’Adelchi chiede di avviare l’iter per la messa in mobilità di tutti gli operai e non ne vuole sapere di riconvertire la produzione.

Il pullman con i lavoratori Adelchi di ritorno da Bari Gli operai hanno ricevuto ampie rassicurazioni circa la disponibilità da parte degli Enti a convocare una riunione interministeriale a Roma, presso il ministero dell’Economia. L’obiettivo è scongiurare la mobilità che dovrebbe partire a gennaio, per trasformare, al contrario, la cassa integrazione regionale in deroga, in cassa integrazione ministeriale. “Questo eviterebbe – dice Rocco Panico, del comitato Michele Frascaro – di rompere i legami con l’azienda e soprattutto con eventuali investitori interessati ad una nostra riqualificazione o reimpiego”. “Siamo per una soluzione pacifica – dice Panico – ma se entro pochi giorni non saremo convocati a Roma, utilizzeremo qualunque forma di protesta, responsabile e irresponsabile, per garantire un futuro a noi e alle nostre famiglie”. 18 novembre 2011 Adelchi. Il licenziamento collettivo può attendere LECCE – Il licenziamento collettivo può attendere. I 720 operai dell’Adelchi in cassa integrazione chiedono che le procedure per l’avvio del licenziamento collettivo si proroghino di qualche mese. E’ questa la richiesta avanzata oggi dai sindacati e dal comitato Michele Frascaro degli operai dell’Adelchi, nel corso della riunione tenutasi presso la Provincia di Lecce, con i vertici provinciali. L’obiettivo è arrivare al 31 dicembre prossimo con la cassa integrazione, per poi andare a battere carte a Roma, presso il Ministero del lavoro, per poter rientrare tra coloro che possano beneficiare della cassa integrazione ministeriale. Attualmente infatti i 600-700 euro al mese percepiti provengono dalla cassa integrazione in deroga, cioè quella della Regione Puglia, recentemente decurtata del 10%: ricevere la cassa regionale è il passo che precede la mobilità, cioè la rottura di ogni legame con l’azienda e l’iscrizione alle liste di collocamento. Ed è proprio ciò che è già successo a 1300 operai del gruppo Adelchi. “La mobilità è un lento morire – dice Rocco Panico, del comitato Michele Frascaro degli operai del gruppo calzaturiero. Non vengono meno i soldi e non è quello il problema vero. Viene meno ogni legame con il lavoro, con l’azienda. Viene meno la possibilità di essere reintegrati attraverso accordi di programma o nuovi investimenti nel settore. Con la mobilità si è costretti a rispondere ad ogni chiamata, senza poter richiedere di mettere a frutto le nostre competenze, acquisite in anni e anni di lavoro. Non vogliamo la cassa integrazione, conclude, vogliamo il nostro lavoro”. Nel corso della riunione di oggi si è parlato proprio della possibilità di reinserimento per alcuni dei 720 cassintegrati Adelchi: ci sarebbero infatti alcune aziende interessate ad investire. “Ma non credo a a – dice Panico”. E fra qualche mese saranno tre anni di cassa integrazione, attiva dal 16 marzo 2009. Intanto il prossimo appuntamento è per il 24 novembre prossimo a Bari, quando alla task force regionale i tutti i sindacati e il Comitato Michele Frascaro chiederanno più dignità per il lavoro di centinaia di persone su cui si è fondato per decenni il settore fondante dell’economia salentina, cioè il manifatturiero. Chiederanno quindi la sospensione del licenziamento collettivo e la cassa integrazione ministeriale. 4 ottobre 2011 Tac. La riconversione dei lavoratori stenta a partire LECCE – Il rilancio del Tac salentino sembra cosa lenta e difficile. Soprattutto se lenti e difficili sono i processi per lo “sblocco” delle risorse, 40 milioni di euro, già destinate alla riconversione dei lavoratori dall’accordo di programma dell’1 aprile 2008 siglato tra Governo nazionale e Regione Puglia. Di quei 40 milioni (in compartecipazione paritaria tra gli Enti: 20 milioni da parte della Regione e 20 milioni da parte del Governo) ne sono stati impegnati, ad oggi, solo 8,2. Che tuttavia rischiano di rimanere inutilizzati con la conseguenza di andare persi. Si è riunito stamattina a Palazzo Adorno il tavolo provinciale sul Tac, al quale hanno preso parte le sigle sindacali, Confindustria, ed il presidente della Provincia Antonio Gabellone. Di nuovo rispetto all’ultimo incontro, del 26 luglio, c’è stato poco. Solo la conferma da parte del presidente Gabellone di quegli 8 milioni. Arriveranno nel Salento, dove la società “Eco risorse” di Lequile, che si interessa di smaltimento di rifiuti, li impegnerà, aggiungendo il 30% di risorse proprie (è la condizione dell’accordo), per rioccupare 50 dei lavoratori un tempo impiegati da Filanto ed oggi in scadenza di cassa integrazione in deroga (erano 350 in tutto, ma la azienda “Leo Shoes” di Casarano ha deciso, autonomamente, di impiegarne 100) ai quali si dovrebbero aggiungere quelli che escono dal gruppo Adelchi (per i quali non è stato ancora ratificato alcunché). Tuttavia la “Eco risorse” non ha ancora previsto la re-immissione nel mondo del lavoro di questi lavoratori né organizzato dei programmi per la loro riconversione. Insomma anche su questo fronte sembrerebbe tutto fermo. Altre aziende interessate al finanziamento previsto dall’accordo di programma del 2008 non ce ne sono ed anzi la Provincia, che coordina il tavolo, sta facendo fatica a trovarle, dati i tempi di crisi. Parrebbe comunque ci sia stato un interessamento, non ancora formale, da parte delle aziende Iacobucci di Frosinone (settore aeronautico) e Corus di Sabaudia (produttrice di infissi in alluminio), già interessate dalla riconversione dell’ex Bat. Ma si tratterebbe, appunto, di un interessamento non ancora ufficializzato. “Quest’eccessiva lentezza nell’attrarre investimenti nel Salento – commenta Daniela Campobasso, Cgil – mette in dubbio anche altre risorse, quelle destinate a finanziare la proroga della cassa integrazione in deroga per i lavoratori del Tac. Nel richiedere la misura, infatti, l’abbiamo ancorata all’accordo di programma, in quanto le due cose sono collegate tra loro. Ma se il ministero dovesse considerare l’accordo un fallimento, allora potremmo dire addio anche alla cassa integrazione. E dopo il 31 dicembre, quando termineranno gli ammortizzatori sociali, la situazione potrebbe diventare molto preoccupante”. L’unica strategia a questo punto – su questo punto tutti i presenti hanno convenuto – è rendere appetibile per le aziende la proposta di investire nel Salento. A questo lavoreranno gli uffici dell’assessore Ernesto Toma (Lavoro) che pare siano già all'opera per definire proposte che possano attrarre investitori. Nei prossimi giorni si terranno degli incontri con le singole aziende, i sindacati e Confindustria per “confezionare” la migliore offerta possibile ed individuare potenziali interessati. Se ne riparlerà al tavolo sul Tac. Che verrà convocato entro il prossimo mese. 1 aprile 2011 Tavolo in Provincia. Adelchi non c’è LECCE – Della holding Adelchi, stamattina, all’incontro fissato in Provincia, non c’era nessuno. Eppure il “tavolo” serviva proprio a chiarire la posizione dell’azienda rispetto al mancato pagamento della cassa integrazione di marzo ai lavoratori. Nessuno che rappresentasse le sei aziende del Gruppo. Del resto, gli uffici amministrativi sono chiusi da più di due settimane. Proprio per questa ragione ai 770 lavoratori è stato impossibile compilare i moduli da inviare all’Inps per il contributo mensile. Adelchi non c’era. In sua vece, un fax nel quale si dichiarava che, in seguito alle dimissioni del responsabile del personale Ippazio Prete, si sarebbe individuata una nuova figura che avrebbe permesso di compilare i moduli e dunque di procedere al versamento della mensilità di cassa integrazione arretrata. Ad Antonio Gabellone, presidente della Provincia, questa rassicurazione da parte dell’azienda è sembrata sufficiente per scrivere al prefetto Mario Tafaro e dichiarare non più necessario un suo intervento nella questione. Non sono dello stesso parere, tuttavia, i lavoratori, che non credono alle promesse del gruppo. “Siamo di fronte all’ennesima farsa”, hanno dichiarato, dal momento che quella di Adelchi è solo “una dichiarazione di intenti inviata su carta, che potrebbe essere facilmente disattesa”. Da parte di Gabellone si sarebbero aspettati pugno più duro. Data la assenza dell’azienda al vertice, il presidente della Provincia avrebbe dovuto, secondo loro, proprio come dichiarato qualche giorno fa, stilare un verbale di “mancato incontro” e consegnarlo al prefetto, durante l’incontro fissato per oggi. Ecco la lettera di Gabellone al prefetto Tafaro: S.E. il Prefetto Dr. Mario Tafaro Oggetto: Gruppo Adelchi S.p.A. Problematiche inerenti la CIGs In esito all’incontro relativo all’argomento in oggetto, svoltosi in mattinata presso gli uffici del Servizio Politiche del Lavoro di questa Provincia, mi preme porre alla Sua cortese attenzione che le Aziende del Gruppo Adelchi hanno comunicato di non sottrarsi alle incombenze relative alla richiesta di CIGs e che, a partire dalla prossima settimana, saranno delegati ad un incaricato tutti gli adempimenti di rito richiesti dalla vigente normativa, modo consentire all’INPS l’erogazione degli emolumenti ai lavoratori interessati. Preso atto del riscontro che conforta le aspettative di tutte le parti interessate alle problematiche in oggetto, lo scrivente, congiuntamente alle parti sociali, esprime soddisfazione per la conclusione della vicenda ritenendo non necessario, allo stato attuale, l’incontro richiesto con nota inoltrata a firma dello scrivente, prot. 27220 datata 31 marzo u.s. con cui Le chiedevo di poter incontrare le parti sociali insieme al Dr. Ernesto Toma, Assessore Provinciale alle Politiche del Lavoro. Cordiali Saluti Antonio Maria Gabellone 19 marzo 2011 Adelchi. La Regione garantisce altri tre mesi di cassa integrazione BARI – Una manciata di giorni e poi la situazione per i 770 lavoratori Adelchi si sarebbe fatta davvero difficile. E’ fissata per il 31 marzo infatti la scadenza della loro cassa integrazione; una scadenza che, all’indomani dell’inchiesta della Guardia di finanza che ha portato al sequestro di beni riconducibili al Gruppo per circa 24 milioni di euro, assume tinte ancora più fosche. La mano tesa è arrivata dalla Regione. Una mano tesa che si traduce in una proroga della cassa integrazione per ulteriori tre mesi nell’attesa che arrivino, da parte del Governo, segnali di interessamento nei confronti del Tac salentino e di Adelchi nello specifico. L’intervento di via Capruzzi è stato assicurato ieri dalla vicepresidente Loredana Capone che si è detta “molto preoccupata per i lavoratori di Adelchi perché al danno prodotto dalla crisi del Tac nel basso Salento si rischiano ulteriori danni derivanti dalla situazione particolare in cui versa l’impresa”. Dei dettagli della manovra si discuterà in un tavolo convocato in Regione per lunedì prossimo con l’Ufficio regionale per il Lavoro. Capone pertanto ha rinnovato l’appello nei confronti del Ministro allo Sviluppo Economico Paolo Romani perché possa al più presto attivare azioni di attrazione degli investimenti verso aziende che vogliono investire nel Salento. La Regione potrebbe sostenere gli investimenti e i contributi di riassunzione dei lavoratori ma l’aiuto del Governo si rende necessario. “Questa situazione di crisi sia considerata alla stregua delle altre – ha detto la vicepresidente -. È giusto che il Governo tratti le crisi al Sud al pari di quelle al Nord. Questo sarebbe il più importante segno per una concreta celebrazione dell’Unità d’Italia”. Più volte l’assessora allo Sviluppo economico ha sollecitato, anche tramite il coinvolgimento del presidente della Provincia Antonio Gabellone, l’intervento del Governo centrale, chiedendo di procedere alla stipula di un atto che prevedesse per i lavoratori, alla scadenza della cassa integrazione, un reddito di sostentamento con gli ammortizzatori sociali. La notizia della proroga della cassa integrazione ad opera della Regione è stata accolta con sollievo dai lavoratori dell’azienda salentina. Tuttavia “non abbiamo bisogno di soluzioni tampone, che pure sono le benvenute in mancanza d’altro”, ha dichiarato Rocco Panico, portavoce dei cassintegrati. “Ciò che chiediamo non è l’elemosina, ma il lavoro. Non abbiamo mai rifiutato di lavorare e non vorremmo altro che ritornare a farlo, in nome di quella dignità che abbiamo sempre dimostrato”. Il bisogno è dunque è proprio quello di sentirsi attivi, produttivi, realizzati come un tempo. In nome di quei principi che Rocco sintetizza nello slogan “Unione, coscienza, conoscenza”, il gruppo è oggi più unito che mai. “I valori – dice – non si tradiscono”. Articoli correlati: La cassa integrazione? Un cancro (29 ottobre 2010) Cassa integrazione prorogata? Segnali incoraggianti dal Ministero del Lavoro (10 novembre 2010) 24 febbraio 2011 Tac Salento. 'Gabellone solleciti il Ministro Romani' In merito all'estensione dell'Accordo di Programma anche al Cluster Adelchi, il Presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone, attraverso una lettera indirizzata a Nichi Vendola, aveva sollecitato il Governatore affinchè le risorse disponibili fossero “utlizzate per la reindustrializzazione del territorio salentino per cui è stato sottoscritto l’Accordo” e non per il nord barese. Gli ha risposto, oggi, la vice presidente della Regione, Loredana Capone, esortando Gabellone al pressing sul Ministro allo Sviluppo Economico, Paolo Romani perché si proceda alla stipula dell’atto integrativo, “così che, alla scadenza della cassa integrazione, i lavoratori abbiano un reddito di sostentamento con gli ammortizzatori sociali”. “Da mesi – scrive la Capone – esortiamo il Ministro ad una seria politica industriale finalizzata alla crescita, alla spesa delle risorse del Pon Competitività e alla riconversione dei lavoratori di aziende in crisi, ma a oggi, non abbiamo ancora avuto alcuna risposta in merito a tali richieste, tanto meno in ordine alla domanda di estensione ad Adelchi”. 23 febbraio 2011 – Tac Salento. Gabellone scrive a Vendola La Regione Puglia, pochi giorni fa, aveva chiesto al Ministero dello Sviluppo economico un incontro per discutere dell'estensione dell’Accordo di Programma del 1° aprile del 2008 – finalizzato a trovare soluzioni alla crisi occupazionale del settore tessile, abbigliamento e calzaturiero nel territorio salentino e leccese – anche alle aziende del Cluster Adelchi. L'incontro, svoltosi il 18 febbraio scorso, si è concluso con un a di fatto e il comitato dei cassintegrati si è scagliato contro il presidente della Regione, assente, al vertice, presso il Ministero, che avrebbe dovuto risollevare il settore In merito all'Accordo di Programma per l’attuazione dell’intervento nell’area di crisi industriale a elevata specializzazione nei settori del tessile, abbigliamento e calzaturiero del Pit 9, nel territorio salentino – leccese, il Presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone, scrive una lettera al Governatore di Puglia, Nichi Vendola per ricordargli come le risorse debbano essere “utilizzate in via prioritaria per la reindustrializzazione del perimetro territoriale per cui è stato sottoscritto l’Accordo” e non per il nord barese. Con riferimento all’Accordo di Programma, Gabellone afferma di aver appreso, della richiesta della Regione di estendere lo stesso Accordo ai 102 lavoratori della Franzoni filati S.p.A di Bari e al Gruppo Adelchi di Tricase. “L'8 aprile 2010 – ricorda Gabellone – si riunì presso il MiSe, il Tavolo interistituzionale, alla presenza anche delle parti sociali e di Confindustria Lecce, a conclusione del quale fu concordato di richiedere, con misure e risorse aggiuntive, di coinvolgere nell’Accordo il Cluster Adelchi, attraverso la stipula di un atto integrativo. Pur comprendendo le azioni che devono essere attivate per far fronte alle sopraggiunte problematiche occupazionali nell’area del nord barese, ritengo che le risorse finanziarie rese disponibili sull’Accordo, da parte del Ministero dello Sviluppo Economico e da parte della Regione Puglia, debbano essere utilizzate in via prioritaria per la reindustrializzazione del perimetro territoriale per cui è stato sottoscritto l’Accordo, nel cui ambito l’obiettivo concordato per il riassorbimento dei 700 lavoratori espulsi dal Gruppo Adelchi richiede di fare fronte comune tra le istituzioni e le parti sociali. Auspico che le soluzioni tecniche individuabili dalla Regione Puglia possano sostenere il rilancio dell’Accordo ed attrarre investimenti che possano consentire il riassorbimento di tutti i lavoratori interessati, condividendo anche una sua possibile estensione ad altre aree territoriali solo in presenza di ulteriori risorse aggiuntive e nel formale rispetto delle priorità definite con i succitati impegni sottoscritti in sede ministeriale”. 18 febbraio 2011 – Tac. Lavoratori Adelchi: ‘Vendola sfugge ai pugliesi’ Oggi più che mai chiedono che la politica e le istituzioni facciano fronte comune per arginare il problema occupazionale che sta investendo la regione Puglia e in particolare il settore del Tac salentino. Nello stesso tempo, da quella politica si dicono profondamente delusi, perché, sostengono, troppe volte si è dimenticata di loro, lanciando slogan che sono finiti sui giornali ma di fatto non operando mai davvero un cambiamento concreto. I componenti del comitato “Michele Frascaro” del gruppo Adelchi, dopo due anni di cassa integrazione, sollecitano un rinnovato impegno da parte della Regione Puglia al fine di rendere appetibile il territorio agli occhi di imprenditori interessati ad investire. Tale risultato si può raggiungere, secondo i lavoratori, attraverso la collaborazione tra Via Capruzzi ed il ministero dello Sviluppo Economico, del Lavoro e dell’Istruzione, che significa anche mettere da parte le “beghe politiche e partitiche”. Ieri presso il Ministero dello Sviluppo economico ha avuto luogo l’incontro tanto atteso che avrebbe dovuto trovare soluzione alla crisi del Tac salentino. Per l’occasione Vendola aveva scritto al ministro Paolo Romani chiedendo di estendere anche ad Adelchi l’accordo “salva Tac” destinato, in origine, al Cluster Filanto per garantire continuità agli strumenti di protezione sociale a beneficio dei lavoratori interessati. Eppure la riunione non ha sortito i risultati sperati. “Abbiamo assistito inermi all’ennesima farsa costruita ad hoc sulle pelle dei lavoratori – hanno commentato i lavoratori Adelchi -. Quello che risultava essere a tutti gli effetti un incontro tecnico per la verifica delle manifestazioni d’interesse già acquisite nel corso di questi due anni nell’ambito dell’accordo di programma quadro già in essere per il cluster Filanto, viene venduto attraverso la stampa e altri mezzi d’informazione, come un tavolo per la vertenza Adelchi. Facciamo presente che in questo momento tale strumento risulta essere l’unica strada perseguibile e l’unico mezzo per tornare a parlare di lavoro e quindi di cassa integrazione e formazione mirate all’occupazione”. La critica più dura è rivolta al presidente della Regione Nichi Vendola, assente all’incontro, colpevole, secondo il comitato, di sfuggire alla Puglia ed ai pugliesi. “Non crediamo – hanno detto – che una missiva cartacea possa avere lo stesso valore della sua presenza al Ministero”. 16 febbraio 2011 – Tac Salento: estendere l'Accordo di Programma anche ad Adelchi La Regione Puglia ha chiesto al Ministero dello Sviluppo economico di estendere l’Accordo di Programma del 1° aprile del 2008 – finalizzato a trovare soluzioni alla crisi occupazionale del settore tessile, abbigliamento e calzaturiero nel territorio salentino e leccese – anche alle aziende del Cluster Adelchi e all’area del Nord Barese, nel quale la situazione del settore tessile appare altrettanto drammatica. Dell'estensione ad Adelchi dell'Accordo, il cosiddetto “salva Tac” destinato, in origine, al Cluster Filanto per garantire continuità agli strumenti di protezione sociale a beneficio dei lavoratori interessati, si parla già da tempo. La cassaintegrazione termina il 31 marzo. L’Accordo metteva in campo 40 milioni di euro, divisi a metà tra Stato e Regione. In particolare gli incentivi industriali e per la ricerca avrebbero dovuto essere erogati per il 50 per cento dal Ministero dello Sviluppo economico e per l’altro 50 per cento dalla Regione Puglia, allo stesso modo si prevedeva di dividere esattamente a metà tra Ministero del Lavoro e Regione gli aiuti per la formazione professionale e per le assunzioni. “La Regione Puglia – scrive oggi Vendola – è fortemente impegnata a trovare soluzioni tecniche che possano ridare slancio a tale accordo, favorendo l’individuazione di nuove manifestazioni di interesse che possano sostituire quelle previste all’atto della stipula e venute meno nel corso dell’attuazione dell’intesa, mettendo a valore le risorse che la Regione ha destinato al finanziamento dell’Accordo. “Nel confermare, dunque – continua Vendola -, l’interesse della Regione a proseguire sulla strada dell’attuazione dell’Accordo, chiedo nuovamente di valutare le richieste già avanzate dall'Ente, circa la formale estensione dello stesso alle aziende del cluster Adelchi nonché all’area del Pit n.2 – Area Nord Barese, nel quale la situazione del settore tessile appare altrettanto drammatica”. La richiesta di Vendola arriva alla vigilia dell’incontro convocato per giovedì 17 febbraio 2011 a Roma per trovare una soluzione allo stato di crisi del Tac Salento e di Franzoni Filati di Trani. “Si tratta di un incontro molto importante” ha commentato la vicepresidente e assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone. “Da mesi chiediamo al Ministero di estendere il protocollo del Tac anche all’area di Tricase per comprendere Adelchi e del Nord Barese per includere Franzoni. La Regione Puglia con tutti i suoi incentivi è pronta a sostenere le imprese che vogliono investire da noi. Tuttavia, in un momento in cui si fanno avanti i paesi dell’Est con costi del lavoro al limite dei diritti umani e zone franche, mentre anche la Germania e la Svizzera offrono pacchetti localizzativi attraenti, le risorse regionali non possono bastare: occorre uno sforzo in più. Per questo abbiamo esortato il ministro Romani ad una seria politica industriale finalizzata alla crescita, che promuova nuovi investimenti e semplifichi al massimo le procedure quando arrivano offerte da parte delle aziende. Purtroppo invece siamo costretti a riscontrare che la durata enorme delle istruttorie ministeriali ha persino scoraggiato gli investimenti nelle aree di crisi”.
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