…e come potevamo noi cantare…

Quarta lettera alla new carboneria

Una bacchetta, il volume dello stereo a palla, per dirigere quella musica che avremmo voluto scrivere.

Avevo una cassetta dei Dire Straits. Mi piacciono tanto, sono tra i miei gruppi preferiti. Non ricordo da chi la copiai: la musica “pirata” è sempre esistita. Credo la Musica sia pirata per corollario della sua definizione. La ascoltavo in camera mia. Poi la macchina e l'ascoltavo mentre andavo. Tornavo indietro con il tasto “rew” per cercare di capire ogni strumento. Era un live. E Telegraph road con le sue “fucilate” improvvise. Un accordo di pianoforte e un colpo di rullante in mezzo ad una pausa indefinita. Mi ha sempre ricordato Alle fronde dei salici, la poesia. Credo per il “figlio crocifisso sul palo del telegrafo”. Musica di Mark Knopfler, testo di Salvatore Quasimodo. Potenza della fantasia. Poi sono cresciuto e Mark Knopfler l'ho visto dal vivo in una serata di zanzare e sudore all'Arena di Milano. E non mi sembrava vero di poter “ascoltare” la mia cassetta. Suovanano veramente così! Tutto vero! Ora fanno uno speciale su Knopfler in tv e me lo vedo in pigiama e in alta definizione sul divano di casa. Dal fruscio della musicassetta copia delle copie, al satellite. Anni, città, esperienze. E un'unica colonna sonora. L'angoscia che solo la musica e le canzoni sanno raccontare. Ah! sapessimo tutti parlare come i poeti ci sarebbe molto meno bisogno di vino. La birra per la pizza, gli amici, la sigaretta da soli. Il vino per le donne e i pensieri che non si sciolgono. L'amaro per godersi una giornata come le altre che, però, è piaciuta. Non so che viso avesse e neppure come si chiamava, quel macchinista ferroviere che mi ha guidato in questi anni di stazione in stazione e di porta in porta. Compagni di viaggio che non dovrebbero lasciarsi mai. Potranno scegliere imbarchi diversi, saranno sempre due marinai. Vorrei sapere a cosa è servito vivere, amare, soffrire…quante canzoni imparate a memoria. A cosa serve vivere? Sono entrato nel Cavern di Liverpool. L'aria irrespirabile: umido, caldo, sudore. Brani che univano tutti i colori del mondo dall'America all'Africa passando per la Nuova Zelanda. Una puzza da fare schifo. Tre pinte di Guinnes all'ora. Dalle due del pomeriggio fino all'ultimo autobus per il ritorno. Ho abbracciato il palco rifatto dei primi Beatles. Ho abbracciato mio fratello Paolo, il mio amico Luigi. Ho abbracciato tante persone che non rivedrò più. Ho ballato con John Lennon e Frank Zappa!

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