Per chi ha voglia di capire. Un passaggio vergognoso contenuto nel rapporto ufficiale del consorzio Medis, del Politecnico di Milano, che ha analizzato i risultati di tutti i Pit 9 pugliesi, parla della volontà politica di arenare lo sviluppo di un territorio. Potevano arrivare un miliardo e 500 milioni di euro per i cittadini. Ma non arriveranno mai. Chi ne risponderà?
“Sono stati contattati più volte, ma non è stato possibile ottenere interviste: Antonio Corvino, direttore di Confindustria Lecce e Ivan De Masi, sindaco di Casarano in carica”. Oppure: “I rapporti pregressi che hanno fatto la storia del PIT si sono un po‟ esauriti con il cambio amministrativo e questi problemi si sono riflessi anche sull‟area vasta. Per questi motivi, il Piano strategico di area vasta è attualmente in una fase di stallo”. E ancora: “Nella stessa Casarano, la continuità politica tra la Giunta di Remigio Venuti e quella di Ivan De Masi non ha garantito la continuità del percorso sovracomunale, anzi, la nuova amministrazione ha sciolto gli uffici che hanno gestito il PIT e ha deciso di privarsi del progettista-capo Umberto Vitali”. E per finire: “Non è stato possibile avere un incontro con il Sindaco in carica di Casarano per un confronto su questi temi e, in particolare, sul futuro dell'area vasta”. Sono solo alcuni dei passaggi più duri (ma in realtà registrano solo la realtà) contenuti nel rapporto pubblicato nel 2011 dal consorzio Medis del Politecnico di Milano, che ha redatto uno studio su tutti i Pit pugliesi. I ricercatori del Medis distinguono i Pit pugliesi in tre tipologie, quelli in emergenza, quelli in stand by e quelli d'eccellenza, inserendo il Pit del basso Salento proprio tra questi, per cui ancor più grave è la responsabilità della politica che, a leggere la ricerca, è come se avesse messo un muro di cemento armato davanti ad un treno in corsa, facendolo schiantare. Se dai rottami poi si potrà recuperare qualche pezzo di ricambio, è adesso nella responsabilità del sindaco di Casarano Gianni Stefàno, che deve necessariamente raccogliere, volente o nolente, questa responsabilità. Area Vasta, che è il progetto che raccoglie l'eredità del Pit9, aveva progettato di far arrivare ai Comuni del basso Salento 30 milioni. Quei 30 milioni, scrivono gli studiosi milanesi, sarebbero diventati 50 volte tanto, cioè 1.500: un miliardo e 500 milioni di euro dovevano arrivare ai cittadini del basso Salento per finanziare strade, fabbriche, giovani imprese, palazzi storici, cultura, biblioteche. Progresso. Un patrimonio di tutti. Perso. Volatilizzato per le bizze di qualche politico. Anzi, diventato un rudere. Simbolo del fallimento, quel polo intermodale: realizzato e che nessuno è stato capace di far utilizzare alle imprese. Ora non serve più: le imprese stanno chiudendo tutte.

Il Polo intermodale realizzato dal Pit9 a Melissano Lo studio è sfogliabile qui:
Nero su bianco i motivi di un fallimento. Decine di milioni di euro già assegnati a tutti i Comuni (ai Comuni, quindi a tutti i cittadini) e che per volontà politica non si sono voluti far arrivare a destinazione. Perché? Eppure lo studio del Politecnico di Milano illustra chiaramente come sono stati spesi i soldi, quali investimenti sono stati fatti, quanti ragazzi hanno beneficiato di borse di studio e master, quante aziende sono nate con il Pit9. In piena polemica sulla realizzazione del polo intermodale, e scarica barile, e scambio di comunicati via facebook, un contributo per chi ha voglia di informarsi e capire. Ecco i passaggi salienti: “I confini dell’area vasta coincidono in gran parte con quelli del PIT. Le uniche eccezioni riguardano alcuni Comuni maggiormente legati alle dinamiche di sviluppo dell‟alto Salento la cui presenza nel PIT che copre il territorio del basso Salento rappresentava una forzatura. Quando nel 2004 la Regione ha lanciato il bando per presentare le candidature per i Piani strategici, sono emerse le proposte del basso Salento con Casarano come capofila e dell‟alto Salento con Lecce come capofila. I Comuni più vicini alle dinamiche di sviluppo dell‟alto Salento sono dunque confluiti in quest‟ultimo Piano strategico. Questa correzione di rotta nella selezione dei confini è in parte imputabile a consapevolezze sul ruolo svolto dai diversi Comuni, emerse anche nel corso dell‟implementazione del PIT. La stesura del Piano strategico di area vasta ha impegnato Umberto Vitali, già Project Manager del PIT e un gruppo di lavoro composto da giovani professionisti che sono cresciuti all‟interno del PIT stesso. Il processo sembrava bene avviato e radicato nelle politiche pregresse, ma le elezioni amministrative svolte nel 2009 hanno in gran parte modificato gli assetti e, conseguentemente, gli equilibri politici emersi nel corso dell‟implementazione del PIT. Quando è stato lanciato il PIT, la maggioranza dei Comuni era governata da giunte di centro-sinistra. Dopo il 2009 la maggioranza delle Giunte è diventata di centro- destra. In alcuni Comuni, la continuità al governo di uno schieramento politico non ha comunque garantito la continuità delle politiche sull‟area vasta. Nella stessa Casarano, la continuità politica tra la Giunta di Remigio Venuti e quella di Ivan De Masi non ha garantito la continuità del percorso sovracomunale, anzi, la nuova amministrazione ha sciolto gli uffici che hanno gestito il PIT e ha deciso di privarsi del progettista- capo Umberto Vitali. I rapporti pregressi che hanno fatto la storia del PIT si sono un po‟ esauriti con il cambio amministrativo e questi problemi si sono riflessi anche sull'area vasta. Per questi motivi, il Piano strategico di area vasta è attualmente in una fase di stallo. Si è fermi all’attuazione di una parte che ha visto un investimento di circa trenta milioni di euro tra il 2007 e il 2009, laddove il Piano aveva messo in campo un parco progetti che richiede un investimento almeno 50 volte superiore. Secondo la leadership tecnica e politica che ha guidato il PIT, questo territorio era riuscito a diventare un punto di riferimento a livello regionale e nazionale, ma l‟attuale fase di stallo rischia di far cadere una credibilità conquistata con fatica. Non è stato possibile avere un incontro con il Sindaco in carica di Casarano per un confronto su questi temi e, in particolare, sul futuro dell‟area vasta. Interviste effettuate (……) Sono stati contattati più volte, ma non è stato possibile ottenere interviste con: Antonio Corvino – Confindustria Lecce; Ivan De Masi – Sindaco di Casarano in carica, 17.11.2010”. E buona crisi a tutti. Articoli correlati: Polo intermodale. Falconieri: ‘Troppo disinteresse' Polo intermodale. Stefàno: ‘Non è tutto perso' Pit9, Centro intermodale. Venuti: ‘Bastava crederci' Polo intermodale: abbandonato con le 'chiavi nel cruscotto'
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