LA STORIA DELLA DOMENICA. Voce calda e profonda alla De Andrè. Di cui ha sposato anche la religione della non-religione. E canta il Salento ed i suoi avi contadini
Prendete “Storie dell’altra guancia”, il cd di Luca Colella. Il suo primo cd da cantautore. Inseritelo nel vostro lettore e chiudete gli occhi. Non avete sbagliato e non è Fabrizio De Andrè. E’ proprio Luca, 30 anni ed una voce calda e profonda come quella del cantautore genovese. Solo che è salentino. Di Acquarica del Capo. Innamorato di questa terra; attaccato a lei in maniera viscerale. Ecco perché il Salento è in tutti i suoi testi. Ed anche nelle musiche. Fateci caso: vi sembrerà di conoscerlo da sempre eppure avrete voglia di scoprirlo ancora. Luca è chitarrista nel gruppo di musica popolare “I Coribanti”. Ed è al suo primo lavoro da solista. “Solitario eppure amante della buona compagnia, introverso ma con eccessi di sprezzante ironia, cinico ma amabile, stakanovista improduttivo”. E’ il ritratto che Luca dà di sé. Un mix di contraddizioni “che agiscono bi polarmente”. Su questo mix, “si sedimenta la mia personalità”. Parole sue. “D’altra parte – aggiunge -un noto ‘prete ateo’,Friedrich Nietzsche, ne ‘La gaia scienza’ diceva: ‘Quando si vive in solitudine, non si parla troppo forte, non si scrive nemmeno troppo forte perché si teme la vuota risonanza la critica della ninfa eco. E tutte le voci suonano in maniera diversa,nella solitudine’. Ecco,tutte le voci della mia personalità suonano in maniera diversa,a seconda del contesto. Mi pare ovvio”. Ci pare ovvio. Ecco come Luca ci ha descritto lo “strano” momento che gli sta capitando di vivere. Filosofia (non) a parte. Luca, perché l’esigenza di un album da cantautore? “Questa mia indole informe mi ha spinto sin da bambino alla curiosità verso una conoscenza eidetica (intuitiva), grazie al supporto di un padre poeta che alle cinque del mattino mi svegliava per raccontarmi l’alba, ed a una conoscenza razionale (naturalistica) grazie al patrimonio genetico ereditato da avi artigiani e contadini, governati dallo stato di necessità. Non è forse vero che il nostro cervello è costituito da due emisferi, uno logico e l’altro olistico”? Poi come è andata? “Da questa contraddizione, la scelta di studiare ingegneria e di coltivare velleità artistiche, per una ricerca di completezza. La canzone d’autore è quanto di più vicino al componimento poetico, seppur con la dovuta cautela. La poesia possiede in sé una traiettoria musicale che emerge sempre e comunque, la canzone d’autore poggia sulle note musicali per contestualizzare il verso. Sempre citando il suddetto prete ateo, del cui pensiero condivido molto, ‘scrivere per me è imperiosa necessità perché non ho trovato alcun mezzo per liberarmi dei miei pensieri. Ben venga,se a ciò si aggiunge una qualche risonanza emozionale, il gioco è fatto”. Perché la musica? “La musica è umbratile custodia del silenzio e della luce, ed io l’ho abbracciata agonizzando ai sui piedi. La realtà della materia (ingegneristica) è la necessità, la realtà di quella musicale è l’etere mentale, perché la musica s’infrange sulla parete ghiacciata della vita senza scheggiarla. Per intenderci, non ha controindicazioni. Ho sperimentato sin dalla tenera età una gioia panica nel momento in cui vedevo la parola e l’immagine pietrificarsi nell’estasi creativa, con leggerezza e grazia”. Il tuo primo album.. come ti sembra? Che cosa significa? “Storie dell’altra guancia è la summa dei miei quasi trent’anni d’esperienza, di gioie e dolori, traspirazioni e leggerezze. E’ un sillabario futuristico improntato sulla nostalgia, nostalgia di qualcosa che mi è stato raccontato, che non ho vissuto personalmente: il mondo contadino”. Ti associano a De Andrè. Perché? Quanto lo hai ascoltato, analizzato, letto, copiato, cantato? “Lo stile è il mezzo attraverso cui muove l’esperienza estetica comunicativa. Io ho aderito da quando avevo quattordici anni ad un manifesto: quello deandreiano. Messa da parte ogni forma di religiosità, De Andrè ha sacralizzato l’immanente, ha travasato Dio nel uomo. Questo aspetto della poetica del cantautore genovese si evince anche dall’utilizzo della voce, per la quale mi associano a lui;una voce che invece di fuoriuscire, rimbalza nelle viscere, dispaccia profezie sugli organi vitali, ad essi comunica e ad essi fa comunicare”. Come sarà la tua opera seconda? “Il prossimo album sarà ancora più lontano nel tempo ma troppo vicino nelle necessità storiche. Sarà un album che nel piccolo abolirà le illusioni metafisiche e innalzerà l’edonismo come stile di vita”.
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