Danza della pioggia in salsa salentina

Rocco Boccadamo sull'inesorabile cambio delle stagioni, tra mare e terra

Ce n’è voluto, ma, alla fine, qualche goccia di pioggia è caduta anche su questo lenzuolo di terra e mare, in corrispondenza dell’amplesso fra verde Adriatico e azzurro Ionio. Invero, solamente sparute stille, assommatesi attraverso isolati brevi scrosci nelle prime ore di due mattine successive, e, però, forza e prodigio della natura, bastevoli per conferire un respiro, per dare rifiato alle piante, specie ai giovani alberelli. In tale situazione, la speranza del comune osservatore firmatario delle presenti righe, del tutto digiuno di tecniche ed evoluzioni agricole e colturali, è che i suggerimenti dell’amico anziano contadino si rivelino efficaci e diano un esito positivo. Un po’ d’ore avanti che il cielo scuro e rabbuiato si aprisse alle deboli precipitazioni, ho provveduto a spargere, a secco, alcune manciate di minuscoli semi neri di rape su due riquadri di zolle rosse, sommariamente predisposti con il ricorso manuale a zappetta e rastrello e, adesso, vado osservando con occhi insistenti e ansiosi lo spuntare timido delle verdi rosette di foglie. Chissà se arriveranno a far capolino in strati diffusi e, soprattutto, se resisteranno all’eventuale, probabile ritorno di temperature medio – alte. Sempre in tema agricolo, meno male che i miei carissimi ulivi sembrano aver già tratto giovamento dalle anzidette gocce di pioggia, mostrando segni di ripresa e dando quasi l’impressione di sorridere, dopo un quadrimestre e passa di assedio per opera del caldo e del secco. Mi auguro che il buon aspetto delle chiome sia foriero pure del rilancio, nel senso di adeguato ingrossamento prima della maturazione senza ingloriose cadute anticipate ai piedi del tronco, dei preziosi frutti pendenti, gli apprezzabili grappoli di olive che arricchiscono e abbelliscono, ancor più, i rami grandi e piccoli delle piante. Lasciando i campi e le colture, sta di fatto che, in aggiunta al naturale scorrere sul calendario e all’avanzamento verso il termine della stagione bella per eccellenza, i recenti passaggi di cattivo tempo hanno inferto un colpo alla lunga parentesi delle vacanze marine, si è inequivocabilmente imboccata la via del disarmo, ci si appresta a tirare i remi in barca. Immagine concreta, il magico porticciolo che, per la verità, affascina di suo in ogni periodo dell’anno, si è quasi completamente svuotato dei legni dei diportisti: rimangono ormeggiati appena tre scafi di media stazza e contenute decine di gozzi, lancette e gommoni. I custodi soci della cooperativa “Los Barqueros” hanno smontato finanche i distributori automatici di bevande e snack, mentre, in seno alla rarefazione degli scafi, fa intanto spicco la barca di un pescatore di lungo corso, il quale ha contrassegnato le aste degli strumenti di lavoro che restano a galla come segnali di localizzazione mediante una serie di rudimentali bandiere color giallo vivo con, impresso, uno stemma di tonalità bruna: si tratta, guarda un po’, di banali buste di plastica per la nettezza urbana, predisposte dalla locale amministrazione civica, sezionate a mo’ di vessilli. Come dire, quando l’arte dell’arrangiarsi si abbina a una certa dose d’intelligenza pratica. Dopo le intense e divertenti evoluzioni di ieri pomeriggio, grazie a un vento intenso ma non disturbatore, contavo di compiere anche stamani una breve sortita nella rada e appena oltre Pizzo Mucurune. Sennonché, alla luce degli accenni usciti dalla bocca di qualche operatore del ramo in merito agli attendibili sviluppi del tempo meteorologico, mi sono astenuto, scegliendo una tranquilla sosta a un tavolino del chiosco giù al porto, donde ecco qui questi appunti. Tuttavia, a parte oggi, per l’anziano legno a vela “My three cats”, l’estate non ha chiuso definitivamente i battenti e certamente, di qui a fine mese, i caratteristici, unici teli di tonalità amaranto ritorneranno a passeggiare e sfilare gaiamente sul mare di Castro.

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