Matrigni paesaggi

L’amore misura di tutte le cose alimenta il nostro senso di appartenenza a una natura altrimenti estranea

Così come Rugantino era convinto che le stelle nel cielo di Roma fossero mero décor per passeggiate romantiche e altre gesta marpionesche, tanti altri, delusi dall’amore, si son ritrovati a chiedersi cosa ci stesse a fare tutto quel paesaggio intorno, senza una donna o un uomo accanto per attraversarlo. L’amore misura di tutte le cose alimenta il nostro senso di appartenenza a una natura altrimenti estranea, se non addirittura matrigna. Persino il rigoglioso paesaggio brasiliano diventa inutile. A che serve tanto cielo, tanto mare e il vento del pomeriggio? Anzi, a che serve il pomeriggio, dico io, se tu non torni? Se lo domandavano Tom Jobim e Aloysio de Oliveira, con la voce di Elis Regina, in Inútil paisagem. Prima di loro, con altrettanta delicatezza, solo i fratelli Gershwin. C’è gente che scrive canzoni d’amore, ma non per me! Neanche le stelle in cielo sono per me. E non venitemi a raccontare storielle tipo Liala, è tutto una gran balla (in inglese: “storie alla Polyanna” che rima con banana). Io all’orizzonte vedo più nubi grige che in un dramma russo (ma Doris Day dice Broadway). E so già come va a finire: che si sposano tutti tranne me, uffa!

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