Taranto. Le ordinanze sono state notificate oggi dai carabinieri; emanate a marzo, erano state anate dal Riesame di Lecce per vizi di forma
TARANTO – 44 ordinanze di custodia cautelare con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti sono state oggi notificate dai carabinieri (37 delle quali a detenuti) nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Lecce sullo smercio di droga di provenienza albanese in Puglia, Basilicata e Calabria. I destinatari sono gli stessi raggiunti dai provvedimenti cautelari lo scorso 19 marzo che il Tribunale del Riesame di Lecce aveva anato per vizi di forma. Ciò aveva determinato la scarcerazione di 24 indagati. Il provvedimento è stato emesso dal gip del Tribunale di Lecce Vincenzo Brancato. Per evitare il concreto pericolo di fuga, già nei giorni scorsi alla maggior parte di essi era stato applicato il fermo di indiziato di delitto con il conseguente rientro immediato in carcere. I sette arrestati oggi sono Pietro Caforio, Michele Caforio, Pietro Scialpi, Francesco Galileo, Arcangelo Fago, Cosimo Nigro e Marisa Marangione. La zona maggiormente interessata dagli arresti è stata il rione Tamburi, anche se sei delle 44 ordinanze riguardano persone residenti nella provincia di Bari. Dieci le donne colpite dai provvedimenti. Impiegati nell’operazione più di 150 carabinieri, unità cinofile e l'elicottero dell'elinucleo di Bari. I provvedimenti cautelari sono stati emessi dal gip di Lecce in esecuzione di richieste fatte dalla Procura distrettuale antimafia a conclusione di indagini partite nel 2009 e che si sono avvalse di intercettazioni, pedinamenti ed appostamenti. Secondo quanto riferito dal procuratore della Dda Cataldo Motta, la centrale operativa del clan, capeggiata dai fratelli Cosimo detto “Scimmietta” e Maria Scialpi, era nella zona “Case e parcheggio”, nel quartiere popolare Tamburi. Ma il raggio della zona “rifornita” arrivava fino alla Calabra settentrionale, alla Basilicata, alla zona a sud di Bari oltre a toccare le province di Taranto, Brindisi e Lecce. Nel corso dell'operazione sono stati sequestrati beni mobili e immobili, depositi bancari e denaro contante per un valore complessivo di circa un milione di euro. Gli indagati coinvolti nell'inchiesta sono complessivamente 103. Al vertice del clan, oltre ai fratelli Scialpi, vi erano Sonia Dema e Pietro Caforio. Gli altri indagati avrebbero invece svolto l’attività di spaccio e di corrieri della droga; Irene Musciacchio, Antonio Solfrizzi e Donata Portacci erano anche i custodi del denaro; Massimo Cestari fungeva da prestanome nell'intestazione degli automezzi utilizzati.
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