Discriminazioni di genere. Due petizioni contro

La prima è contro le dimissioni in bianco; la seconda, per una declinazione femminile dei ruoli. Le trovate in rete

Donne e discriminazioni. Il mese di marzo è il mese in cui non si può far a meno di pensarci. Non basta, naturalmente. Ci sono due petizioni, in rete, a sostegno delle donne. La prima è contro le dimissioni in bianco e si chiama “188 firme per la legge 188 contro le dimissioni in bianco”. Ecco il testo: Siamo 188 donne autorevoli e determinate a difendere la dignità e l'autonomia femminile. Stiamo infatti chiedendo alla Ministra del Lavoro e delle Pari Opportunità Elsa Fornero di ripristinare la legge 188 del 2007 che impediva la pratica delle finte dimissioni volontarie, le dimissioni “in bianco”, fatte firmare al momento dell'assunzione per essere utilizzate quando quel lavoratore avrà una lunga malattia, quella lavoratrice si sposerà o all'inizio di una gravidanza. È una pratica che colpisce soprattutto le giovani donne e che si può considerare, in termini generali, un abuso contro lo Stato di diritto. Ci teniamo a ricordare tre cose: 1) la legge non rappresenta un onere economico per la collettività e può essere applicata, utilizzando le tecnologie informatiche, con procedure semplicissime; 2) la legge fu approvata da un arco ampio di forze politiche ma subito abrogata dal governo Berlusconi nel maggio 2008; 3) proseguire nell'assenza di una norma può spingere i datori di lavoro più spregiudicati a perseverare nell'ingiustizia. Le 14 donne promotrici: Roberta Agostini Ritanna Armeni Giovanna Casadio Titti Di Salvo Mariella Gramaglia Raffaella Lamberti Maria Pia Mannino Marisa Nicchi Liliana Ocmin Anna Rea Serena Sorrentino Soana Tortora Sara Ventroni Si può firmare a questo link: http://www.petizionepubblica.it/?pi=P2012N20910 La seconda è una proposta-invito alla declinazione femminile dei ruoli. Eccola: Alla cortese attenzione Il.mo Sig. Presidente Giorgio Napolitano Il.mo Sig. Presidente Mario Monti Il.mo Sig. Presidente Renato Schifani Il.mo Sig. Presidente Gianfranco Fini Il.ma Sig.ra Ministra Elsa Fornero Il.ma Sig.ra Ministra Anna Maria Cancellieri Il.ma Sig.ra Ministra Paola Severino Il.ma Sig.ra Segretaria Susanna Camusso Il.ma Sig.ra Presidente Emma Marcegaglia Oggetto: Invito alla declinazione femminile dei ruoli Illustrissima Signora, Gentilissimo Signore, La discussione intorno al “sessismo” nella lingua italiana nasce nel 1987 quando Alma Sabatini pubblica per la Presidenza del Consiglio dei Ministri uno studio dal titolo “Il sessismo nella lingua italiana”, di cui uno dei capitoli centrali è quello delle “Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana”. Negli anni a seguire, il testo di Sabatini è stato ripreso, rimaneggiato, riproposto e, a volte, inglobato, in varie altre pubblicazioni (p.e. nel Manuale di stile – Strumenti per semplificare il linguaggio delle pubbliche amministrazioni del 1997) . Sebbene esso sia continuamente citato ogni qual volta si affronta l’argomento, nelle Università come nei dibattiti sul tema, le raccomandazioni del 1987, ancora attuali, ad oggi rimangono sostanzialmente disattese, tanto dai media quanto dalla pubblica amministrazione, salvo rare virtuose eccezioni. Ora, se lingua e l’attenzione per essa non sono affatto questioni di poco conto, tanto meno può dirsi marginale l’esigenza di declinare al femminile anche i ruoli e, in particolare, quelli politici ed economici come i Vostri. “In principio era il Verbo”, la parola creatrice, dove la sua assenza, l’assenza di parola, di voce, nega l’esistenza e impedisce tanto l’immagine quanto lo sviluppo del pensiero intorno ad essa. Così, ad esempio, una persona di sesso femminile è accolta sulla maggior parte delle piattaforme online con un “benvenuto”, è indicata come “cittadino” nei moduli della Pubblica Amministrazione e, nelle questioni scolastiche, spesso scompare a favore del “Padre o di chi ne fa le veci”. Un mondo coniato al maschile perché maschile era la storia della società fino a pochi anni fa, un mondo che oggi va ridefinito, anche nella lingua, al femminile, perché oggi le donne sono cittadine con pari dignità degli uomini e la loro storia potrà essere tracciata solo se ci saranno le parole per farlo. Molti modelli di oggi, pensati e declinati solo al maschile, oramai vanno ripensati: le cose, infatti, cambiano, così come cambiano i modelli di produzione e d’integrazione economica. Ebbene, è giunta l’ora di modelli virtuosi anche a livello letterale. Nel 2007, la Direttiva Nicolais – Pollastrini per le “Pari Opportunità” nella Pubblica Amministrazione ci ha provato, ma non è stata così incisiva; arriviamo al 2010 e la Provincia di Bolzano ne incorpora l’essenza in una legge provinciale. Forse domani qualche giornale in più seguirà l’esempio, forse qualche altra amministrazione seguirà l’esempio, forse qualche Assessora e qualche Ingegnera. La speranza è che, seppur non in maniera repentina, ma piuttosto progressiva – come richiede ogni cambiamento culturale –, accanto al Ministro compaia la Ministra e l’articolo “la” davanti al cognome della Ministra non sia più necessario: tutti sapranno che la Ministra Fornero è una donna! In tale situazione, quindi, ricordando pure tutte quelle donne del passato che sono riuscite, senza spargimenti di sangue, a far passare termini come pittrice, scultrice, scrittrice, Le sottoscritte e I sottoscritti affidano a Voi, Signore Ministre, Signora Segretaria, Signora Presidente e Signori Presidenti, come più alti rappresentanti del sistema politico ed economico, la richiesta d’intervento e di risposte urgenti. Con i più cordiali saluti, – Monica Amici – Francesca Petrini – Iole Natoli, per il Gruppo facebook “Per una lingua italiana sessuata (o al limite neutra) e non sessista” e per il gruppo di Facebook “Genere lingua e politiche linguistiche”; Si può sottoscrivere qui http://dubbieverita.wordpress.com/2012/02/26/proposta-di-invito-alla-declinazione-femminile-dei-ruoli/

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