Lecce. Giovane il cast vocale; giovani gli scenografi, un gruppo di studenti dell’Accademia di Belle Arti. Ottima la riuscita della seconda opera in Cartellone
di Fernando Greco LECCE – Un black-out di 40 minuti non ha impedito il successo de “L’elisir d’amore”, seconda opera in Cartellone per la 43° Stagione Lirica della Provincia di Lecce, andata in scena al Politeama il 24 febbraio scorso. L’allestimento, dedicato al grande tenore leccese Tito Schipa, che di quest’opera e della “Furtiva lagrima” fece un personale cavallo di battaglia, si è svolto all’insegna della gioventù: giovane il cast vocale, giovani gli scenografi ossia un gruppo di studenti dell’Accademia di Belle Arti di Lecce guidati dalla professoressa Dora De Siati.

Nelle intenzioni di Tito Schipa Jr, figlio del tenore nonché regista di questa produzione, doveva trattarsi di una messa in scena didascalica e fedele al libretto, che consentisse anche alle persone meno avvezze al teatro musicale di comprendere e di apprezzare il capolavoro donizettiano. Di fatto così è stato, ma con una buona dose di freschezza e di originalità, complice il gradevole apparato scenografico e i coloratissimi costumi di impronta settecentesca (questi ultimi disegnati da Adriana Ruvolo).

Se Donizetti pensava ai Paesi Baschi o forse al suo paesaggio lombardo, Tito Schipa Jr ha pensato alla campagna salentina: un grande schermo sullo sfondo mostra un campo in cui si muovono le sagome dei mietitori, da lontano si intravede una “pagghiara” e nel cielo danzano le nuvole e il disco solare, mentre Dulcamara viaggia in una mongolfiera visibile sia sullo schermo sia sul palcoscenico. Ai due lati del palcoscenico, la parte visiva si completava con le abitazioni della fattoria di Adina imbiancate a calce e uno stilizzato albero di ulivo.

Per il cast vocale sono stati utilizzati i vincitori del tredicesimo Concorso “Tito Schipa” organizzato dall’associazione Amici della Lirica “Tito Schipa” di Lecce, che quest’anno è stato finalizzato in maniera programmatica all’esecuzione di quest’opera. Unica eccezione il soprano Linda Campanella, chiamata a sostituire la giovane Mariangela Sicilia nel ruolo di Adina. Rinomata a livello internazionale nel repertorio brillante rossiniano e donizettiano, la cantante è ritornata a Lecce per la seconda volta dopo essere stata due anni fa una strabiliante Rosina nel “Barbiere di Siviglia”. Sempre munifica di verve e spigliatezza non comuni, anche in quest’occasione Linda Campanella ha dimostrato una tecnica di canto magistrale a servizio di agilità e virtuosismi, con tanto di variazioni, forse un tantino meno spavalda del solito nei sovracuti. Applauditissimo il tenore Giorgio Misseri: se l’Elisir è “l’opera di Nemorino”, il giovane cantante siciliano ha trasmesso intatto tutto il lirismo insito nel personaggio nonché quell’irresistibile ingenuità, quella dabbenaggine mai grottesca che è purezza di spirito e di sentimenti. A questo proposito, non sarebbe stata fuori luogo una maggiore partecipazione emotiva nell’esecuzione della “Furtiva lagrima”.

In sintonia con questo allestimento, in cui comicità e lirismo viaggiavano insieme in maniera consona alla partitura e senza mai trascendere nel farsesco, si è posto il travolgente Dulcamara di Clemente Antonio Daliotti, interpretato con elegante autorevolezza, vis comica ed eccellente tecnica vocale. Una menzione speciale merita il baritono Alessio Potestio per aver centrato alla perfezione il ruolo di Belcore, ovvero il sergente che si crede un generale, comunicando al pubblico tutta la ridicola vanagloria del personaggio con perizia scenica e uno stile di canto sempre impeccabile. Brava e disinvolta come sempre la cantante leccese Maria Scogna nei panni di Giannetta: dopo le varie nutrici, cameriere e governanti interpretate con diligenza e dovizia di particolari, sarebbe auspicabile poter finalmente applaudire questa sontuosa voce in ruoli più impegnativi. Come già in “Gioconda”, il Coro Lirico di Lecce istruito da Francesco Pareti ha contribuito in maniera determinante alla buona riuscita dello spettacolo, vuoi per il corretto impasto vocale vuoi per la pregevole presenza scenica con cui ogni elemento ha saputo “essere personaggio” sul palcoscenico. Purtroppo la trama musicale intessuta dall’Orchestra Sinfonica “Tito Schipa” diretta da Daniele Agiman si è rivelata spesso pesante e poco attenta alle ragioni del canto, rispetto al quale si sono avuti frequenti momenti di scollamento. Gradevoli le coreografie create da Francesca De Luca per i due mimi-danzatori che accompagnavano Dulcamara. A proposito di sovratitoli e didascalie, bisogna riconoscerne l’utilità soprattutto per il pubblico più giovane, sebbene il libretto di “Elisir” sia più facile di quello della precedente “Gioconda”, ma perché farli sparire per alcune parti dell’opera? O si mettono o non si mettono.
Sostieni il Tacco d’Italia!
Abbiamo bisogno dei nostri lettori per continuare a pubblicare le inchieste.
Le inchieste giornalistiche costano.
Occorre molto tempo per indagare, per crearsi una rete di fonti autorevoli, per verificare documenti e testimonianze, per scrivere e riscrivere gli articoli.
E quando si pubblica, si perdono inserzionisti invece che acquistarne e, troppo spesso, ci si deve difendere da querele temerarie e intimidazioni di ogni genere.
Per questo, cara lettrice, caro lettore, mi rivolgo a te e ti chiedo di sostenere il Tacco d’Italia!
Vogliamo continuare a offrire un’informazione indipendente che, ora più che mai, è necessaria come l’ossigeno. In questo periodo di crisi globale abbiamo infatti deciso di non retrocedere e di non sospendere la nostra attività di indagine, continuando a svolgere un servizio pubblico sicuramente scomodo ma necessario per il bene comune.
Grazie
Marilù Mastrogiovanni
------
O TRAMITE L'IBAN
IT43I0526204000CC0021181120
------
Oppure aderisci al nostro crowdfunding