Lecce. Antonio Spennato sarà giudicato per la sola accusa di violenza sessuale nei confronti di una dipendente; prescritte tutte le altre accuse
LECCE – Verrà sottoposto ad un nuovo processo Antonio Spennato, 54 anni, di Ugento, gestore della casa famiglia “Il Cenacolo” ribattezzata “lager” per le condizioni in cui si trovavano i bambini ed i ragazzi ospitati. A dieci anni dal blitz dei carabinieri nella struttura, la Corte di Cassazione ha stabilito che debba ripetersi il processo nei confronti dell’uomo. La decisione è stata presa dalla sesta sezione penale, che ha accolto in parte il ricorso della difesa, costituita dall’avvocata Francesca Conte. Spennato sarà giudicato per la sola accusa di violenza sessuale nei confronti di un’operatrice della struttura che, con la sua denuncia, fece scoppiare il caso e partire le indagini. Secondo l’avvocata di Spennato, la vittima della presunta violenza sessuale potrebbe aver avuto motivi di rancore nei confronti del suo titolare, avendo in corso una vertenza di lavoro, e potrebbe averlo accusato per questa ragione. Prescritte, invece, tutte le altre accuse a carico del gestore della casa famiglia e della moglie, Clementina Spennato, 53 anni, accusati di abusi dei mezzi di correzione aggravata dalla continuazione e della circostanza che le vittime fossero dei minori. In Appello erano stati condannati a due anni e due mesi lui, ad un anno lei. 2 dicembre 2010 Il Cenacolo degli orrori. Condanna in appello ai gestori della casa famiglia di Andrea Morrone La Corte d’Appello di Lecce ha condannato rispettivamente a tre anni e due mesi e un anno e quattro mesi di reclusione, Antonio e Clementina Spennato, di 52 e 51 anni, i coniugi che gestivano l'istituto di accoglienza per minorenni “Il Cenacolo” di Ugento. Si tratta di pene più lievi di quelle emesse dai giudici di primo grado (3 anni e sette mesi e 1 anno e sei mesi). La sentenza giunge a oltre otto anni dall’arresto dei due ugentini, accusati di maltrattamenti, minacce, ingiurie, violenza sessuale e lesioni nei confronti di molti dei minorenni (di età compresa tra i due e i diciasette anni) che erano ospitati nel centro, su disposizione del Tribunale per i minorenni di Lecce che li aveva affidati alla struttura. La “casa famiglia” accoglieva minori allontanati dalle famiglie per vari motivi e provenienti da Lecce, Gagliano del Capo, Trepuzzi, Brindisi, Galatina, Mesagne e Taurisano. Le indagini condotte dai carabinieri della Compagnia di Casarano ricostruirono con dovizia di particolari la terribile storia di violenze e sevizie ambientata nel centro d'accoglienza di Ugento. Tra le pareti soavemente dipinte di rosa della casa-famiglia, i piccoli ospiti hanno vissuto, in un arco temporale che va dal 1999 al 2002, un vero inferno, raccontato dalle parole degli stessi bambini e dalle denunce di alcune operatrici. Metodi da lager più che da centro d’accoglienza, con i piccoli ospiti picchiati, ridotti alla fame e alla sete, costretti ad ingerire la colazione rigurgitata e a subire offese rivolte anche ai genitori lontani. Gli episodi contestati sono spesso raccapriccianti. I bambini erano spesso puniti a bastonate, o con pizzicotti, calci e schiaffoni. In altri casi erano costretti a stare in ginocchio e in silenzio per ore, oppure chiusi a chiave nelle stanze completamente buie. Per i più ostinati il trattamento speciale prevedeva una colazione composta da latte acido e pane raffermo. Chi, sopraffatto dal sapore orribile del cibo finiva per vomitare, era costretto a mangiare ciò che aveva rigurgitato. Significativo poi il caso di un bambino lasciato non solo a digiuno, ma anche a guardare dall’esterno, in pieno inverno, gli altri mangiare. La sentenza di appello non mette necessariamente la parola fine a questa triste vicenda. Forse bisognerà attendere che a pronunciarsi sia l’ultimo grado di giudizio, quello della Cassazione. Il tempo e gli imprevedibili percorsi che la vita e il destino hanno disegnato per loro, non hanno cancellato, però, la voglia di giustizia delle vittime. Così come i ricordi terribili di quelle violenze e di quei soprusi, che continueranno a essere impressi nelle loro menti e nelle loro anime. 17 luglio 2008 – Chiesti 24 anni per i gestori dalla casa degli orrori Sono stati chiesti 24 anni per due dei tre gestori della casa famiglia “Cenacolo” di Ugento. Ovvero per Antonio e Clementina Spennato, di 50 e 49 anni, entrambi ugentini, in seguito alle angherie che avrebbero esercitato sugli ospiti della struttura, di età compresa tra i due ed i 17 anni, negli anni tra il 1998 ed il 2002. La casa famiglia accoglieva minori allontanati dalle famiglie per vari motivi e provenienti da Lecce, Gagliano del Capo, Trepuzzi, Brindisi, Galatina, Mesagne e Taurisano. Per la figlia dei due, Erika, 28 anni, è stata chiesta l’assoluzione; pare infatti che avesse un ruolo marginale della conduzione del luogo di ricovero per bambini svantaggiati. Le condanne sono state chieste perché gli ospiti sarebbero stati spesso picchiati, ridotti alla fame e alla sete, costretti ad ingerire la colazione rigurgitata e ad accettare un turpiloquio rivolto direttamente a loro o ai loro genitori. La sentenza è attesa per lunedì. Dieci tra gli ex ospiti si sono costituiti parte civile con gli avvocati Ernestina Sicilia, Giovanni Gabellone, Otello Milauro, Francesco Villanova e Giancarlo Camassa.
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