Lecce. . I giudici della Corte d’assise hanno accolto la richiesta del pm: carcere a vita per Giuseppe Fiorito e Raimondo De Simone
LECCE – Sono stati condannati all’ergastolo Giuseppe Fiorito e Raimondo De Simone. Secondo i giudici della Corte d’assise di Lecce (presidente Roberto Tanisi) sono loro gli autori materiali dell’omicidio di Antonio Filieri, avvenuto il 2 settembre 1997 e maturato per dissidi legati alla gestione delle attività illecite del clan Dell'Anna nel territorio neritino. La condanna è arrivata ieri pomeriggio nell'aula bunker del carcere di Borgo San Nicola. I giudici hanno accolto la richiesta del pm Guglielmo Cataldi che aveva chiesto il carcere a vita per i due presunti assassini. L'omicidio Filieri rientra nell'operazione “Maciste 2” condotta dai carabinieri del Ros e dalla polizia di Lecce, e che ha portato, a settembre del 2009 all'esecuzione di 38 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse su richiesta della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo salentino, in seguito ad omicidi eseguiti e tentati nel contesto della Scu salentina. Secondo le ricostruzioni di un “pentito” la colpa di Filieri sarebbe stata passare dal gruppo facente capo a Durante, a quello di Dell'Anna. 26 gennaio 2012 Maciste 2. Il pm chiede l’ergastolo per gli assassini di Filieri LECCE – Ergastolo. L’ha chiesto in Corte d’assise (presidente Roberto Tanisi) il pm Guglielmo Cataldi per Giuseppe Durante, Giuseppe Fiorito e Raimondo De Simone, considerati rispettivamente il mandante e gli autori dell’omicidio di Antonio Filieri, il 2 settembre 1997 in via Bonfante a Nardò, maturato per dissidi legati alla gestione delle attività illecite del clan Dell'Anna nel territorio neritino. Secondo le ricostruzioni di un “pentito” la colpa di Filieri sarebbe stata passare dal gruppo facente capo a Durante, a quello di Dell'Anna. L’omicidio Filieri rientra nell’operazione “Maciste 2” condotta dai carabinieri del Ros e dalla polizia di Lecce, e che ha portato, a settembre del 2009 all'esecuzione di 38 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse su richiesta della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo salentino, in seguito ad omicidi eseguiti e tentati nel contesto della Scu salentina. Oggi il pm ha ripercorso i momenti salienti dell’omicidio ricostruendo fatti e scenari che si sono delineati nel corso delle indagini ed avvalendosi delle testimonianze fornite negli scorsi mesi, tramite videoconferenza, dai collaboratori di giustizia. Testimonianze, che ricondurrebbero l’omicidio ad un regolamento di conti per essere risultato “infedele” ad un clan, confluendo in un altro, sono ritenute inattendibili dalla difesa di De Simone, gli avvocati Pantaleo Cannoletta e Gianpiero Tramacere. 31 marzo 2011 Maciste2. Omicidio Filieri. Le deposizioni dei collaboratori di giustizia di Andrea Morrone LECCE – Nuova udienza oggi nell’ambito del processo per l’omicidio di Antonio Filieri, avvenuto in via Bonfante a Nardò il 2 settembre 1997. Un delitto scaturito, secondo l’accusa, per dissidi nella gestione delle attività illecite del clan Dell’Anna nel territorio neritino e attribuito a Giuseppe Durante (il presunto mandante, la cui posizione è stata però stralciata ed è ancora al vaglio degli inquirenti), Giuseppe Fiorito e Raimondo De Simone come autori materiali (entrambi presenti in aula). Le indagini sull’omicidio di Antonio Filieri rientrano nell’inchiesta battezzata “Maciste 2”, condotta dai carabinieri del Ros e dalla polizia di Lecce, e che ha portato, a settembre del 2009 all’esecuzione di 38 ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse su richiesta della Direzione distrettuale antimafia del capoluogo salentino, per numerosi omicidi e tentati omicidi aggravati dal metodo mafioso. Le indagini, incentrate sui principali capi storici della frangia leccese della Sacra corona unita, furono avviate nel 2002 e consentirono di ricostruire, anche sulla base delle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia, i moventi, gli autori e i mandanti di oltre 18 omicidi e 10 tentati omicidi commessi durante la guerra di mafia che determinò il cruento scontro armato per il controllo del territorio che, dal 1987 al 2002, vide contrapposti gli storici sodalizi leccesi della Scu. Oggi, dinanzi ai giudici della Corte d’Assise, presieduta da Roberto Tanisi, hanno deposto, collegati in videoconferenza dalla località protetta in cui si trovano, i due collaboratori di giustizia Salvatore Carmine Greco e Franco Vincenti. Il primo ha ripercorso i drammatici fatti di quel giorno, raccontando di aver appreso della volontà di far fuori Filieri e di come il gruppo di fuoco fosse composto proprio da Fiorito e De Simone. Vincenti, elemento di spicco della criminalità organizzata salentina (parente di Angelo Vincenti, il boss accusato di essere il mandante degli attentati avvenuti a Lecce nel ‘92: quello contro il rapido per Zurigo e ai danni del Palazzo di giustizia), arrestato nell’aprile del 2001 nell’ambito della cosiddetta “Operazione Arpia”, ha ripercorso la sua carriera criminale, soffermandosi sulla sua affiliazione prima come “trequartino” e poi come “diritto al medaglione con catena”, uno dei livelli più alti nella piramide della Sacra corona unita. “La mia affiliazione – ha spiegato Vincenti – avvenne in una saletta di via Casale Cerrate a Lecce, alla presenza di Franco Dell’Anna, fratello del boss Marcello. Avevo carta bianca sugli altri affiliati e anche in carcere ero uno che aveva pieno titolo, ero rispettato”. Secondo il “pentito” l’omicidio di Filieri sarebbe scaturito nell’ambito di contrasti legati alle attività criminali nel territorio di Nardò, dopo che lo stesso era passato dal gruppo facente capo a Durante, a quello di Dell’Anna. Un “tradimento” pagato con il sangue. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 23 giugno.
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