Ecomostri salentini: il caso Orex

 

Ugento. Il Tacco l’ha visto nascere e denunciato sin dall’inizio. Ora sull’iter autorizzativo del villaggio indagano i finanzieri. Tanti elementi in comune con Punta Grossa. Ed almeno tre nomi: Negro, Marchiori e Limongelli

UGENTO – Sorge all’interno del parco naturale regionale “Litorale di Ugento” e come ciò sia possibile è presto detto: al momento della sua realizzazione il parco non c’era ancora. O meglio l’iter per la sua istituzione era stato avviato ma tenuto nel congelatore, rallentato, bloccato, fino a che la mega struttura ricettiva non ha visto la luce. Tuttavia, pur non essendoci ancora ufficialmente il parco con i suoi stringenti vincoli, l’area era stata comunque già inserita tra i territori Sic, siti di importanza comunitaria per le loro caratteristiche naturali, e quindi da proteggere. E come sia stato possibile che in un’area Sic fosse autorizzata la costruzione di un villaggio di tali dimensioni è proprio il punto di questa storia. La storia del maxi albergo Iberotel, dai cittadini conosciuto con il nome di Orex perché così si chiamava in fase di progetto. Da Legambiente inserito – peccato, troppo tardi – nella lista degli “ecomostri” di Puglia. Una storia in cui si intrecciano e si scontrano, come troppe volte accade, interessi economici ed interessi ambientali, e che ha diversi elementi in comune con quella di Punta Grossa, il residence sequestrato due giorni fa dalla Guardia di finanza a Torre Lapillo. Intanto il fatto di interessare un’area di pregio ambientale. Poi almeno tre nomi: Antonio Negro, Silvano Marchiori e Luca Limongelli. Negro è il pm della Procura di Lecce specializzato in reati ambientali ed abusivismo edilizio (lo stesso dell’inchiesta su “Acque chiare” a Brindisi) che ha seguito entrambi i casi: il primo si è concluso con il sequestro dell’intero complesso e con 130 denunce per lottizzazione abusiva a scopo edilizio; per il secondo le indagini sono ancora in corso. Marchiori è il docente dell’Università di Lecce che ha redatto entrambe le perizie di studio delle aree interessate dai progetti edificatori: nel caso di Punta Grossa, eseguendo lo studio solo sulla flora e non sulla fauna; nel caso della Orex, escludendo dalla perimetrazione della zona Sic, proprio la zona sulla quale era previsto il mega albergo. Limongelli è il dirigente della Regione Puglia che, sulla base delle perizie di Marchiori, ha autorizzato, per Ugento come per Torre Lapillo, la realizzazione delle strutture turistiche all’interno della zona Sic, esonerandole dalla valutazione di impatto ambientale. L’iter che ha portato alla nascita di Iberotel è attualmente al vaglio dei finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Lecce che nei mesi scorsi hanno fatto visita all’Ufficio tecnico del Municipio di Ugento prelevandone tutti i documenti ritenuti utili alla ricostruzione dei fatti. 20 faldoni da analizzare nel dettaglio per stabilire se tutto si sia svolto regolarmente. Il decreto di acquisizione dei documenti è stato firmato dal sostituto procuratore del Tribunale di Lecce Antonio Negro, subentrato nell’inchiesta sulla Orex ad Imerio Tramis, che l’aveva condotta per un anno prima di essere trasferito alla Procura minorile. Con i finanzieri c’era anche Michele Stella, ingegnere del Cnr di Bari, incaricato dal magistrato di accertare la compatibilità della struttura con i vincoli paesaggistici ed ambientali che ricadono nell’area, così come fece, sempre su incarico di Negro, per “Acque chiare”. Il che significa verificare se l’iter amministrativo che ha dato l’ok al villaggio turistico si sia svolto secondo la legge. Le indagini della Finanza sono partite in seguito alla pubblicazione dell’inchiesta realizzata sul tema dal Tacco d’Italia (uscita in più numeri). I reati ipotizzati dai due stralci dell’inchiesta sono truffa ai danni dello Stato tramite legge 488/92 e lottizzazione abusiva. La truffa allo Stato sarebbe relativa al finanziamento di 6 milioni 246mila euro per la realizzazione della struttura percepiti dalla proprietà della Orex (la Ugento Srl) in due tranche, la prima delle quali – 4 milioni di euro – nel 2009. Un finanziamento che sarebbe servito alla costruzione della struttura all’interno della quale si trovano dieci palazzine chiamate “corti” per un totale di 333 camere, oltre a campetti sportivi, viali e tre piscine. La lottizzazione abusiva si riferirebbe invece alla determina con cui, come anticipato, Luca Limongelli, dirigente del Settore Ecologia della Regione Puglia, autorizzò la realizzazione di una struttura turistica all’interno della zona Sic (sito di importanza comunitaria; definito così per via delle rarità di specie animali e vegetali che nell’area hanno il proprio habitat naturale), esonerandola dalla valutazione di impatto ambientale (27 settembre 2004; appena un anno prima lo stesso Limongelli aveva dato il suo ok all’istituzione del parco naturale di Ugento, che poi venne portata a compimento solo nel 2006). L’esegesi delle norme avrebbe infatti portato alla luce una mancata rispondenza con le realtà fattuali; la perizia è stata realizzata dall’ing. Stella incaricato dallo stesso pm Negro. Marchiori e Limongelli sono indagati, in concorso in truffa e abuso d’ufficio, per questo stralcio di indagine. Oggi Iberotel si estende per 160mila metri quadrati, di cui 83.400 metri quadrati sono stati ceduti al Comune per verde pubblico e parcheggi. Nel progetto originario l’albergo ospitava 800 posti letto, poi raddoppiati, su 10.795 di superficie coperta e 64.123,05 mc di volume totale. La proprietà da ricondurre alla famiglia Reale. Articoli correlati: Sequestro Punta Grossa. Legambiente: ‘Ora si pensi a Punta Saponara’ Punta Grossa. Sequestrato il residence da 50 milioni

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