Ticket fisso. Bellanova: Rischio per il sistema pubblico

Roma. Nell’interrogazione al ministro della Salute la parlamentare salentina chiede maggiore informazione ai cittadini da parte delle Asl

ROMA – “Il meccanismo del ticket fisso di 10 euro sulle ricette rischia di svuotare il sistema pubblico sanitario a vantaggio di quello privato”. È questo l'allarme lanciato, con un'interrogazione, dalla parlamentare del Partito Democratico Teresa Bellanova. “È questa la conseguenza diretta – spiega la Bellanova – di quanto denunciato riguardo la distorsione operata dal meccanismo del ticket fisso. Il cittadino infatti, non essendo informato, si ritrova in questo modo a pagare costi superiori rispetto a quelli che potrebbe sostenere se si rivolgesse alle strutture private”. “Il servizio di informazione al cittadino certamente non può essere in capo al medico di famiglia che pur stabilendo un rapporto fiduciario col paziente non potrebbe, per questione di professionalità ed etica fare sistematicamente i conti delle prescrizioni apportate. C’è da sottolineare, inoltre, che in questo caso sarebbe finanche opportuno che l’informazione non fosse data dal medico, anche per un ipotesi di conflitto di interesse, vale a dire che nella fattispecie la successiva domanda alla quale il professionista sarebbe sottoposto, da parte del paziente, potrebbe essere in quale struttura svolgere le prestazioni”. Secondo la parlamentare democratica, sarebbe invece di buon senso che le Asl di competenza strutturassero una campagna informativa capillare, come già si fa per le vaccinazioni o per la diagnostica di prevenzione, o che la diffusione di questa informazione fosse posta in capo alle strutture pubbliche e private, deputate a svolgere le analisi ematochimiche o di diagnostica strumentale, con la conseguente possibilità di scelta da parte del cittadino. “Per questi motivi – conclude la Bellanova – ho ritenuto necessario coinvolgere il ministro della Salute, affinché intervenga direttamente per correggere questa distorsione causata dalla norma introdotta dal governo lo scorso 17 luglio”. Il testo dell’interrogazione parlamentare: INTERROGAZIONE a risposta in Commissione BELLANOVA – Al Ministro della Salute. Per sapere, premesso che: – in data odierna la Gazzetta del Mezzogiorno riporta la notizia secondo la quale gli esami ematochimici di routine, vale a dire quelli maggiormente richiesti dai pazienti, nella Regione Puglia sembrerebbero costare meno se fatti a pagamento piuttosto che prescritti sul ricettario del SSN per effetto delle prescrizioni datate 17 luglio 2011, vale a dire da quando il Governo ha introdotto i 10 euro fissi per ricetta a carico delle Regioni cosiddette spendaccione, tre le quali la Regione Puglia; – dall’articolo di stampa si legge che “eseguire esami clinici presso un laboratorio analisi di una struttura Asl non sempre costa di meno se il medico li ha prescritti sulla ricetta rosa, quella del Servizio Sanitario Nazionale, e quindi col versamento di un ticket che nel caso della Regione Puglia è pari a 46.15 euro, anziché sulla classica ricetta bianca per prestazioni a totale carico del richiedente”; – potrebbe, dunque, accadere che la prescrizione di esami di routine, suddivisi su due ricette, otto prestazioni per ognuna, costino complessivamente 62.30 euro contro un importo complessivo di 42.71 euro se prescritti, invece, su una ricetta bianca. Stesso discorso vale per alcuni esami di diagnostica che se fatti a pagamento risultano costare meno; – il cittadino non essendo informato si ritrova, in questo modo, a pagare costi superiori rispetto a quelli che potrebbe sostenere se si rivolgesse alle strutture private; – il servizio di informazione certamente non può essere in capo al medico di famiglia che pur stabilendo un rapporto fiduciario col paziente non potrebbe, per questione di professionalità ed etica fare sistematicamente i conti delle prescrizioni apportate. C’è da sottolineare, inoltre, che in questo caso sarebbe finanche opportuno che l’informazione non fosse data dal medico, anche per un ipotesi di conflitto di interesse, vale a dire che nella fattispecie la successiva domanda alla quale il professionista sarebbe sottoposto, da parte del paziente, potrebbe essere in quale struttura svolgere le prestazioni; – sarebbe di buon senso che le Asl di competenza strutturassero, invece, una campagna informativa capillare, come già si fa per le vaccinazioni o per la diagnostica di prevenzione, o che la diffusione di questa informazione fosse in capo alle strutture pubbliche e private, deputate svolgere le analisi ematochimiche o di diagnostica strumentale, con la conseguente possibilità di scelta da parte del cittadino; – il Servizio Sanitario Nazionale, nella sua funzione, deve garantire l’assistenza sanitaria a tutti i cittadini, attraverso esso viene data attuazione all'art. 32 della Costituzione Italiana che sancisce il diritto alla salute di tutti gli individui. Il meccanismo descritto dalla stampa mette a repentaglio il sistema pubblico sanitario, poiché si rischia, in questo modo di svuotarlo a vantaggio di quello privato; come il Ministro interrogato, in virtù di quanto sopra esposto, intenda opportuno intervenire, con ogni misura, per impedire il depotenziamento del sistema sanitario pubblico che nella sua funzione deve tutelare il cittadino. Bellanova,

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