Casarano. REPORTAGE. Allagate da anni, infinite richieste d’aiuto senza risposta. Dichiarate ‘agibili’ per necessità
Vive al civico 5 di via Montale da 26 anni e in tutto questo tempo non è mai cambiato a. Cioè, ogni volta che ha avuto bisogno di effettuare piccoli o grandi lavori di ristrutturazione dell’appartamento, se l’è dovuta vedere da sola, mettendo mano al proprio portafogli o contando sull’aiuto dei figli. Ma dallo Iacp, a cui pure ha inviato decine di raccomandate negli anni, hanno sempre scosso le spalle e sminuito il problema, rispondendo che non c’erano soldi a disposizione per l’intervento.

Casarano, via Miglietta 5. I calcinacci del balcone sono caduti


E la stessa cosa s’è sentita rispondere quando ha sollecitato la messa in sicurezza dell’appartamento. Perché l’umido in casa c’è sempre stato ed i muri anneriti pure, ma da maggio la situazione si è ulteriormente aggravata (l’ultima raccomandata inviata è datata 22 giugno 2011; nessuno ha mai risposto). Intonaco ed interi pezzi di muro si sono staccati cadendo giù dalla pensilina del balcone; è stato solo un caso se nessuno si è fatto male. A vivere in queste condizioni la signora Franca Petruzzi, 69 anni, vedova, proprio non ce la fa. Ogni giorno che passa, guarda dalla finestra la sua casa cadere a pezzi e non riesce a star tranquilla.

L'umido ha inzuppato pareti e soffitto L’umido che affiora dai sotterranei bagna le pareti di tutte le stanze, annerisce i soffitti, rosicchia gradualmente il bianco della pittura di un tempo e la sensazione è di essere prigionieri in casa propria. In alcune stanze è diventato impossibile accendere la luce; “Quando si schiaccia l’interruttore, salta tutto”; e poi può essere pericoloso; meglio quindi togliere le lampadine.

La luce salta per la troppa umidità E poi ci sono giorni in cui l’odore forte di umido dà alla testa; soprattutto quando fuori è scirocco ed anche aprendo le finestre, è difficile cambiare l’aria nelle stanze.

Il bagno. Il nero avanza Al sopralluogo di venerdì scorso, i vigili del fuoco hanno dichiarato inagibile l’appartamento della signora Petruzzi e l’intera palazzina; altrettanto avevano fatto i tecnici comunali in una visita di un po’ di tempo fa. Ma lo Iacp, presente venerdì al controllo, ha ammesso di non avere a disposizione altre sistemazioni per i residenti nello stabile e per questo di essere costretto a dichiararlo agibile. L’umido che affiora dalle pareti è problema comune anche alla signora Maria Fasano, che abita da sola in un appartamento al civico 1. Nel suo caso il problema riguarda soprattutto i muri esterni, in molti casi gonfiati dall’umidità o anneriti o resi “verdi” per il muschio che vi è cresciuto sopra.

Casarano, via Montale 1. L'umido ha gonfiato le pareti esterne Antonio D’Aquino e Giulia De Marco, nello stesso stabile, sono costretti a lavare ogni giorno le pareti annerite. “Ma appena finiamo di strofinare, l’umido è di nuovo lì; i muri ed i soffitti sono ormai completamente imbevuti d’acqua”.

Casa D'Aquino. Il muro ritorna nero nonostante sia sempre lavato Dopo una visita agli scantinati, tutto diventa più chiaro. L’aria è pesante ed è difficile respirare; l’odore forte di umido travolge chiunque si avvicini all’entrata. Sembra di stare per strada dopo un acquazzone, ma oggi non piove e questa è la norma.

Gli scantinati. La discesa agli inferi Il tetto è stato assicurato nel corso del sopralluogo di venerdì, ma come sostegno sono stati improvvisati dei pilastri in mattoni di cemento, incastrati con dei blocchetti di legno; facile capire che berranno l’acqua in poco tempo e presto diventeranno insicuri.


Man mano che ci si addentra nel corridoio del sotterraneo, l’aria si fa sempre più irrespirabile. Non c’è luce. Non sanno dire se sia saltata per l’eccessiva umidità o se non c’è mai stata. Ad ogni modo, ci si muove con una torcia. Nonostante l’illuminazione precaria, è facile vedere l’acqua che ricopre il “pavimento”, uno strato d’acqua di un centimetro che in alcuni casi diventa più profondo. Dal soffitto, alcune travi fuoriescono; altre sono spezzate e si vedono i lembi che hanno ceduto; alcuni sostegni sono in legno, praticamente delle spugne piene d’acqua; altri sono in metallo, ma sono anneriti o arrugginiti e sono “a vista”, perché l’intonaco o la muratura sono venuti via. A tre quarti del percorso, c’è una buca per terra. L’hanno scavata, venerdì scorso, i tecnici dello Iacp, sempre nel corso del sopralluogo. E’ una specie di “fogna a perdere”, un vero e proprio pozzo realizzato per farvi confluire l’acqua in eccesso. Un modo per nasconderla, l’acqua, anziché assorbirla. Un modo per rimandare ancora il problema e fare spallucce.

“Da almeno 10 anni – dice Remigio Venuti, per due mandati sindaco di Casarano – abbiamo chiesto ufficialmente che intervenisse lo Iacp, proprietario degli appartamenti. Ma non abbiamo mai ricevuto risposta”. Ce lo conferma Anselmo Antonaci, il funzionario comunale responsabile dell’ufficio tecnico: “Il servizio case del Comune e i servizi sociali si sono più volte attivati per chiedere sopralluogo e lavori di ristrutturazione, ma senza mai avere riscontro”. “Venerdì scorso, avendo sollecitato per l’ennesima volta lo Iacp senza aver avuto riscontro – dice Francesco Memmi, avvocato degli abitanti di via Montale – ho consigliato di chiamare i vigili del fuoco. Così, sull’onda emotiva della tragedia di Barletta sono arrivati tutti. Hanno messo dei puntelli di legno inadeguati. Marciscono i muri, figuriamoci il legno”. Questa è la situazione che si vive da anni in quattro palazzine di via Montale, per un totale di 23 appartamenti. I vigili del fuoco, venerdì, hanno dichiarato che è necessario agire in fretta per risolvere il problema e che bisogna evacuare tutti e quattro gli stabili. Perché questi sono costruiti in maniera tale che al crollo di uno, seguirebbe il crollo di tutti.
Sostieni il Tacco d’Italia!
Abbiamo bisogno dei nostri lettori per continuare a pubblicare le inchieste.
Le inchieste giornalistiche costano.
Occorre molto tempo per indagare, per crearsi una rete di fonti autorevoli, per verificare documenti e testimonianze, per scrivere e riscrivere gli articoli.
E quando si pubblica, si perdono inserzionisti invece che acquistarne e, troppo spesso, ci si deve difendere da querele temerarie e intimidazioni di ogni genere.
Per questo, cara lettrice, caro lettore, mi rivolgo a te e ti chiedo di sostenere il Tacco d’Italia!
Vogliamo continuare a offrire un’informazione indipendente che, ora più che mai, è necessaria come l’ossigeno. In questo periodo di crisi globale abbiamo infatti deciso di non retrocedere e di non sospendere la nostra attività di indagine, continuando a svolgere un servizio pubblico sicuramente scomodo ma necessario per il bene comune.
Grazie
Marilù Mastrogiovanni
------
O TRAMITE L'IBAN
IT43I0526204000CC0021181120
------
Oppure aderisci al nostro crowdfunding