‘Faccio vignette satiriche e sono sempre arrabbiato’

LA STORIA DELLA DOMENICA. Per la terza volta in quattro anni il vignettista Paolo Piccione ha vinto il premio nazionale Marengo d’Oro.

Garibaldi al capezzale di un’Italia morente. Il soggetto era quello giusto. E così per la terza volta in quattro anni Paolo Piccione, vignettista autodidatta di Manduria (classe ’74), ha vinto uno dei tre Marenghi d’Oro svizzero messi in palio dalla 22esima edizione della Rassegna Nazionale di vignette satiriche “Ridere sotto il tasso” organizzata a Cavandone (Verbania) dall’associazione “Arti Artigiane Verbano”. Il tema di quest’anno non poteva non essere un omaggio ai 150 dell’Unità nazionale: “1861-2011: 150 dall’unità d’Italia, fatti ed episodi della storia d’Italia visti attraverso la lente fantasiosa e divertente degli umoristi e dei vignettisti di oggi”. Tutte le vignette partecipanti alla manifestazione sono state esposte il 3 settembre sul lungolago di Suna. La premiazione si terrà oggi, alle 15, sul Lago Maggiore. Le tre tavole presentate da Piccione, già autore di due libri di satira politica e di costume (Capronic ed Euronomicon) e di alcune campagne di comunicazione per la salvaguardia dell’infanzia adottate anche all’estero, presentano l’amara visione di un’Italia calpestata dalla politica, sbranata dai ‘poteri forti’ e moribonda per l’apatia, il menefreghismo e la rassegnazione di troppi italiani. A lui, che tanto ama ridere – ma spesso è un riso amaro – degli altri, abbiamo voluto rivolgere qualche domanda per conoscerlo più da vicino. Risultato: un tipo ironico ma anche un po’ permaloso. Ma non glielo dite, perché non lo ammetterà mai. Paolo, siccome i pregi non spetta a te rivelarli, ci dici un tuo difetto? “Potremmo fare un lungo elenco. Quello in cui più mi riscontro e che odio particolarmente è la mia mancanza di autodisciplina; tendo a fare quello che mi va quando mi va e se non lo faccio divento insofferente. Un difetto che riscontrano gli altri in me, per altro (si dice) molto comune a tutti quelli che fanno satira, è che la ‘caricatura’ mi piace farla ma non subirla. Ma questo non è il mio parere”. Qual è oggi la tua ambizione? “Collaborare come vignettista con qualcuna tra le più importanti testate nazionali, del tipo il Corriere della Sera, Repubblica e simili. In passato Repubblica ha pubblicato qualcuna della mie vignette, specie quando partecipai ad una mostra contro la camorra a Scampia. Una delle mie illustrazioni fu pubblicata da quasi tutti i maggiori quotidiani italiani. Il sogno sarebbe riuscire a vivere di questa mia dote dedicandomi quotidianamente ed esclusivamente ad essa”. Come è nata la passione per la vignetta e quali sono i tuoi maestri spirituali? “L’attitudine per il disegno l’ho manifestata fin dai miei primi anni. A quattro anni, narra mia madre, mi misi a fare la caricatura di Tino Scotti, un noto personaggio televisivo dell’epoca, vedendolo in tv. Poi questa attitudine è cresciuta e, da autodidatta, si è sviluppata ed incanalata nel settore delle vignette e poi delle illustrazioni. Spesso amo fondere i due generi. Da piccolo ho amato molto Forattini, le cui vignette ritagliavo con cura dai giornali analizzandole e conservandole gelosamente. Da un po’ di anni ho conosciuto e apprezzato la satira strafottente, sfacciata, blasfema e a volte giustamente volgare di un grande come Andrea Pazienza. Oggi è di moda Vauro il cui punto di vista spesso mi trova d’accordo. Però, la satira che preferisco è quella francese, ferocissima, velenosa e tagliente, in effetti molto simile a quella di Pazienza”. Perché la satira e perché la politica? “Ti rispondo con una massima che spesso ho sentito ripetere a Napoli e che trovo abbastanza veritiera: ‘Comandare è meglio che fottere, ma sfottere è meglio che comandare’. A parte l’impagabile gusto di irridere, sbeffeggiare e sgretolare il marciume del potere con la forza della risata che ne stigmatizza le storture, di certo la vignetta satirica è il mio personalissimo modo di esternare tutta l’indignazione verso un giurassico ma saldissimo sistema di potere che pasce e vivacchia comodo sulle spalle della stragrande maggioranza di chi non ne fa parte”. Quali sono i tuoi progetti futuri? “Tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, per il quarto anno consecutivo, sarò uno dei cinque ospiti italiani del Salon International du dessin de press et d’humour di Saint Just le Martel in Francia. Questo è uno dei massimi eventi mondiali del settore ed ogni anno vengono invitati più di 200 artisti provenienti da ogni angolo del pianeta. Quest’anno, inoltre, sarà speciale perché si festeggerà il 30° anniversario della manifestazione (infatti ho realizzato e spedito in Francia per la mostra un illustrazione ad hoc ispirata ai manifesti francesi della belle epoque che commemora questi trent’anni con la mucca Justine storica mascotte del Salon. Ti allego foto dell’illustrazione). Per i progetti futuri a lungo termine ci sto pensando ma è prematuro parlarne”. In una battuta, veloce come una vignetta, che cosa non va oggi in Italia? E nel Salento? “In Italia come nel Salento non va la cultura della casta, il menefreghismo della gente e la passiva rassegnazione a questo stato di cose. Bisogna incazzarsi. Io ormai sono sempre incazzato”.

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