La crisi del calcio vista dalle curve

Intervista ad Andrea Ferreri, tifoso e studioso leccese del mondo “ultras”. Il suo libro “Ultras, i ribelli del calcio” è edito da Bepress.

Mentre il mondo del calcio precipita nel vortice dell'ennesimo scandalo, la passione di chi crede nello sport e nel modello di aggregazione delle “curve” attraversa un momento delicato. L'opinione di Andrea Ferreri, tifoso e studioso del fenomeno “ultras”, è un punto di vista privilegiato per chi non conosce le dinamiche delle tifoserie. Spesso condannati da stampa, TV e opinione pubblica, gli ultras sono una comunità complessa, con una storia. “Mi occupo di questo da più di 20 anni – spiega Ferreri – da quando, poco più che ragazzino, ho cominciato con la militanza nelle fila degli Ultrà Lecce; poi, crescendo e intraprendendo determinati studi, gradualmente, ne ho fatto un campo di ricerca, fino a scrivere un libro nel 2008: Ultras, i ribelli del calcio”. Provi a descrivere brevemente il fenomeno. Credo che il fenomeno “ultras” sia una delle sottoculture più incisive degli ultimi 40 anni, e che abbia una presa particolare nel mondo giovanile, un'influenza che ha contribuito ad alimentare istanze controculturali. Il mondo del calcio vive una nuova crisi con lo scandalo delle scommesse. Quanto è rimasto, oggi, della passione che ha avvicinato la gente agli stadi? Poco, o forse niente. Il calcio di oggi è una macchina da soldi che aliena ogni passione e la riduce a merce. Il vecchio calcio fatto di ideali, idoli e bandiere è finito da tempo. Lo stadio come luogo di incontro e aggregazione quasi scomparso. I vecchi valori e la vecchia funzione dello sport, velocemente, si stanno trasformando a favore di una commercializzazione sempre più invasiva. Anche alcune partite del Lecce sono al vaglio delle indagini. Qual è la reazione? Incredulità, rabbia, allontanamento? Tutti sanno che il calcio non è più quello di una volta. Che presuppone scandali e degenerazioni. Ci hanno abituati o, se vogliamo, ci hanno educati ad accettare un calcio pronto a tutto per la sua sopravvivenza. I padroni del calcio sono banchieri, magnati del petrolio, grossi imprenditori. Chi può credere più che tutto si realizza per passione? Solo gli ingenui potrebbero. Era prevedibile che anche il Lecce potesse essere coinvolto in derive di questo tipo. Tuttavia al momento non c’è niente di certo e le notizie che filtrano sono giornalistiche, benché la magistratura stia indagando su alcune partite. I tifosi sono pronti a tutto in ogni caso.   Il business ha ormai snaturato lo sport. Dalle curve si contesta il “calcio moderno”. Eppure, senza cospicui investimenti si rischia di perdere la permanenza nelle serie più importanti. Cosa si augura per il futuro della squadra? Che possa entusiasmare la gente, al di là della categoria in cui militerà. Spero che rinasca la passione, quella che vivifica lo spirito del tifoso e crea collante sociale. Ma è un illusione, o forse, un valore cui non rinuncio a credere. Il mio sogno per la gestione societaria è l’azionariato popolare. La gestione Semeraro è stata a lungo contestata. Perché? I Semeraro si sono presentati fin dall’inizio distanti rispetto all’ambiente, ai tifosi e più in particolare verso gli ultras. Quando hanno cominciato con il Lecce, erano inesperti di calcio, passione e tifo, e pensavano di gestire la gente come se stessero trattando con merce o calcoli bancari. In tutto questo c'era della presunzione. Poi, quando l’esperienza hanno cominciato ad averla, non hanno rinunciato alla loro visione e al loro atteggiamento, neanche davanti a scelte impopolari, poco gradite alla piazza. Questo ha generato una sorta di ostilità diffusa. E poi, bisogna ricordare che non solo gli ultras hanno contestato la gestione Semeraro; le critiche sono arrivate spesso da più parti. Ma si sa, il calcio, alla fine, è un mondo particolare: ha a che fare con passione, orgoglio e partecipazione cittadina. Le curve sono ancora il lato più genuino del calcio odierno? La degenerazione del calcio, già da tempo, ha infettato le curve. Molte realtà ultras, in Italia, sono divenute di stampo aziendale e la commercializzazione del fenomeno ha contribuito a far perdere quello che era l’obiettivo: una critica radicale al calcio moderno e il supporto alla propria squadra. Tuttavia, dopo Raciti, le ultime leggi, i decreti speciali e la repressione messa in opera dal ministro Maroni, il fenomeno sta reagendo ritrovandosi, rinfocolando nuove resistenze e nuovi entusiasmi. Oggi, alla luce dello scandalo scommesse, spero che il mondo ultras possa ritrovare ulteriore forza e opporsi, per quanto possibile, a questo schifo totale.

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