Bari. Il Rapporto Bankitalia: dall’inizio della crisi nella nostra regione si sono persi 64mila posti di lavoro. La ripresa è iniziata, ma è ancora troppo debole
La crisi che nel resto d’Europa è ormai buttata alle spalle, in Italia continua ad ostacolare l’economia. Tuttavia una ripresa, seppur lenta, si è verificata nel 2010, stando al Rapporto realizzato da Bankitalia. La Puglia, si legge nel documento relativo alla nostra Regione redatto dalla sede di Bari della Banca d’Italia, ha dimostrato di muovere i primi timidi passi in avanti: nel 2010 e soprattutto nei primi mesi del 2011, segnali di miglioramento si sono registrati nell'industria, nell’agricoltura, nell'export e nel turismo. Ancora troppo poco per determinare una distensione del quadro occupazionale. E’ infatti proprio questo l’aspetto più negativo tra quelli evidenziati nello studio. Il mercato del lavoro pugliese è in linea con quello delle altre regioni del Mezzogiorno; in media nel 2010 in Puglia gli occupati sono diminuiti di 15mila unità; il che significa che in tutto, dall’inizio della crisi, hanno perso il lavoro in 64mila. Eppure un lieve aumento degli occupati, dopo nove trimestri negativi, è stato registrato negli ultimi tre mesi del 2010. Luigi Cannari, dell'Ufficio Studi, e Stefano Mieli, direttore centrale dell'Area Vigilanza bancaria e finanziaria, hanno sintetizzato in conferenza stampa i temi nazionali focalizzando l’attenzione sulla situazione pugliese: il fatturato industriale è aumentato nel 2010 del 4% (le prime indicazioni sul 2011 indicano un più confortante 6%). In termini di investimenti industriali il 2010 ha fatto registrare -16% che segue al crollo del -37% del 2009, mentre le prime indicazioni sul 2011 per il momento fanno segnare un +7%. L'aumento della produzione, maggiore della media del Sud ma inferiore a quella nazionale, è stato sostenuto dall'export( + 20,2% nel 2010 e +19,9% nei primi mesi del 2011), in crescita più che nel resto del Mezzogiorno e del dato nazionale, ma non dai consumi ancora rallentati. Edilizia e commercio risultano ancora in ritardo rispetto ad altri settori. L'agricoltura si risolleva, +4%, dopo il crollo del 2009; il turismo fa altrettanto con un +4,2%. Un dato allarmante è quello relativo ai giovani tra i 15 ed i 34 anni: un terzo di essi (il 33,2%) non studia e non lavora.
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