Ancora notizie sconfortanti dalle carceri pugliesi. La situazione, nonostante le autorità ne siano a conoscenza, non accenna a migliorare.
Nonostante dalle carceri pugliesi, più e più volte negli ultimi tempi, siano partite denunce circa il sovraffollamento, le inadeguate condizioni igienico-sanitarie, la fatiscenza di alcune strutture, la situazione non accenna a migliorare; se possibile, peggiora. Le ultime arrivano dal capoluogo di regione: l'Asl di Bari ha revocato l’incarico al medico responsabile presso la commissione medica ospedaliera di Bari non consentendo così, a decine e decine di poliziotti penitenziari, di poter rientrare a lavorare dopo un periodo di malattia. La legge prevede, infatti, che per le pratiche di idoneità al servizio presso l’Ospedale militare di Bari debba esserci come la figura di un medico che rappresenti la Polizia Penitenziaria. Dal 30 maggio scorso, il presidio che dovrebbe garantire questo servizio è rimasto scoperto, costringendo così ad una parte del personale di polizia a permanere in malattia. Il Sappe, sindacato autonomo della polizia penitenziaria, ha già scritto, nei giorni scorsi, all’assessore alla Sanità ed al dirigente generale dell’ASL di Bari informandoli sulla situazione e chiedendo delucidazioni, senza però ottenere alcuna risposta. A fronte di un sovraffollamento feroce, l'organico di vigilanza scarseggia e l'accaduto di Bari non fa altro che rimarcare, ancora una volta, la gravità di un problema che comincia a produrre risultati drammatici. In Puglia, negli stabilimenti carcerari, i posti disponibili sarebbero 2300, ma le presenze arrivano a 4400 unità. La carenza di personale completa un quadro disperato. Ad accrescere l'amarezza, è giunto, durante la serata di ieri, dalla casa circondariale di Taranto, l'annuncio di un nuovo suicidio. Un detenuto tarantino, che scontava la pena per una rapina, si è tolto la vita inalando il gas di una bomboletta. Le motivazioni familiari sembrano essere alla radice del gesto, ma lo stato di abbandono e la totale assenza di assistenza psicologica da parte della struttura penitenziaria, sono fattori che non si possono ignorare. Oltre le denunce e le polemiche, rimane, purtroppo, il rammarico per aver perso un'altra vita.
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