Parabola mahleriana del santo che parlava ai pesci
L'animale, nella sua impenetrabile ottusità, almeno apparente, risponde alla nostra necessità di uscire dal solipsismo. Per questo san Francesco parlava agli uccelli e sant'Antonio ai pesci. Gesti plateali che la fantasia popolare, legittimata dalla prelatesca burocrazia del numinoso, ha tradotto in miracoli. Ma la fantasia popolare tedesca, vaccinata da dosi massicce di luteranesimo, ha spruzzato di disincantato sarcasmo. In un lied di Gustav Mahler, Antonius von Padua parla e accorrono carpe, lucci, merluzzi, storioni, financo gamberi e tartarughe. Ascoltano, apprezzano, se potessero applaudirebbero, poi se ne tornano tranquilli alla propria tana e al proprio vizio: le anguille alla lussuria, i lucci al latrocinio, i merluzzi alla gola. E il dottore della Chiesa ci fa la figura del prof. Bernardino Lamis di una novella di Pirandello, quello che, un po' miope, dava un'infervorata lectio magistralis a una classe composta solo di cappotti appesi ad asciugare in una giornata di pioggia. La lezione era sull'eresia catara, la stessa che il santo di Padova combatteva in tutto il nord d'Italia e sud della Francia, andandosene provocatoriamente a parlare con i pesci quando gli uomini non l'ascoltavano. L'Inquisizione badava al resto: i catari furono sterminati in pochi decenni.
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