Soldi dal boss. Condannati a cinque anni

Lecce. “Da vittime a soci del clan Cerfeda”. Finiscono in carcere Graziano Alfarano e Andrea Degli Atti, imprenditore e commercialista della ditta Tecnoimpianti

LECCE – Avrebbero impiegato nelle attività economiche svolte dalla loro azienda, la Tecnoimpianti srl di Lecce, il denaro proveniente dalle attività illecite del clan Cerfeda. Per questo l’imprenditore Graziano Alfarano e il commercialista Andrea Degli Atti, entrambi leccesi, sono stati condannati a cinque anni di reclusione. Secondo l’accusa l’azienda sarebbe servita a “ripulire” il denaro sporco che Filippo Cerfeda e sua moglie versavano sui conti correnti della società. I fatti si riferiscono al periodo tra l’ottobre del 1999 e il giugno del 2000, ma le disavventure dei due imputati partono dal lontano 1997 quando, per far fronte ai debiti sempre più ingenti, si rivolsero al clan per ottenere denaro, divenendo ben presto vittime dell’usura. Un sistema che ha finito per strangolare le attività economiche dei due costretti nel 2000, non riuscendo più a far fronte ai tassi usurai, a cedere una quota della società a Cerfeda. Lo stesso boss, divenuto collaboratore di giustizia, avrebbe poi ricostruito i fatti in sede processuale. Secondo l’accusa e i giudici della prima sezione penale, però, i due erano consapevoli di investire nella loro attività soldi che erano il provento delle attività illecite commesse dal sodalizio criminale della Sacra corona unita, dall’estorsione al traffico di sostanze stupefacenti. Da vittime, quindi, i due si sono trasformati in imputati e sono stati condannati a cinque anni.

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