Lecce. Avrebbe intascato una sanzione amministrativa poi risultata anata. Antonio De Santis condannato per peculato
LECCE – Tre anni di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e interruzione di ogni rapporto con la pubblica amministrazione. E’ questa la condanna di primo grado, pesantissima, inflitta ieri dai giudici della prima sezione penale del tribunale di Lecce nei confronti di Antonio De Santis, il maresciallo della polizia municipale di 63 anni accusato di peculato e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. A dare avvio all’inchiesta, condotta dall’allora sostituto procuratore della Repubblica Marco D’Agostino (oggi a Trani), fu un’intercettazione telefonica tra l’imputato e Giuseppe Matarrelli, meglio conosciuto come “Mauro”, noto imprenditore leccese (titolare della società che ha gestito per anni il servizio di rimozione coatta per il Comune di Lecce), condannato per associazione mafiosa. Nella telefonata incriminata Matarrelli, ritenuto uomo vicino al clan di Filippo Cerfeda, avrebbe cercato di convincere De Santis a non rimuovere un auto della convivente del boss. Da qui l’accusa, poi caduta, di concorso in associazione per delinquere. Durante le indagini sarebbero emersi, però, altri sei episodi in cui, secondo l’ipotesi accusatoria, il maresciallo della municipale avrebbe anato altrettante sanzioni amministrative emesse nei confronti di politici e imprenditori locali. Tesi che ha portato a ipotizzare l’accusa di falso ideologico, comunque caduta nel corso del primo grado di giudizio. I giudici, infatti, hanno condannato De Santis, difeso dall’avvocato Fulvio Pedone, solo il reato di peculato. I fatti si riferiscono al lontano 2003 quando l’uomo avrebbe intascato, secondo quanto dichiarato da una teste ai militari della guardia di finanza, che aveva condotto le indagini, l’importo (pari a 33 euro) di una sanzione amministrativa poi risultata anata. La teste, presente ieri in aula, ha detto di non ricordare i fatti, limitandosi a confermare quanto dichiarato allora alle fiamme gialle. Una testimonianza condivisa dai giudici della prima sezione penale, che hanno condannato De Santis a tre anni (il minimo della pena per il reato di peculato). Una condanna che non pregiudica tuttavia lo stato di servizio del sottufficiale. Si tratta, infatti, solo del primo grado di giudizio di un reato che rientra, tra l’altro, nell’indulto (un provvedimento generale che causa l’estinzione della pena) del 2006 . La difesa ha comunque già annunciato che presenterà appello.
Sostieni il Tacco d’Italia!
Abbiamo bisogno dei nostri lettori per continuare a pubblicare le inchieste.
Le inchieste giornalistiche costano.
Occorre molto tempo per indagare, per crearsi una rete di fonti autorevoli, per verificare documenti e testimonianze, per scrivere e riscrivere gli articoli.
E quando si pubblica, si perdono inserzionisti invece che acquistarne e, troppo spesso, ci si deve difendere da querele temerarie e intimidazioni di ogni genere.
Per questo, cara lettrice, caro lettore, mi rivolgo a te e ti chiedo di sostenere il Tacco d’Italia!
Vogliamo continuare a offrire un’informazione indipendente che, ora più che mai, è necessaria come l’ossigeno. In questo periodo di crisi globale abbiamo infatti deciso di non retrocedere e di non sospendere la nostra attività di indagine, continuando a svolgere un servizio pubblico sicuramente scomodo ma necessario per il bene comune.
Grazie
Marilù Mastrogiovanni
------
O TRAMITE L'IBAN
IT43I0526204000CC0021181120
------
Oppure aderisci al nostro crowdfunding