Le origini del primo maggio

Siete sicuri di conoscere l’origine di questa “festa”? A 125 anni dalla sua istituzione, ecco un veloce “ripasso” delle motivazioni che ne solo la base

di Andrea Gabellone Che cos'è il primo maggio? La storia insegna che molte delle festività che religiosamente rispettiamo sul calendario appartengono ormai ad una sfera aliena dal significato originario. Il 25 dicembre, ad esempio, solo per pochi è il compleanno di Gesù; è piuttosto l'avvento di Babbo Natale. L'otto marzo ha ben poco del rispetto che si deve a quelle 146 operaie morte in una fabbrica di camicie nel 1911; è, più che altro, la festa delle mimose, fiori o torte che siano. Il primo di maggio è la festa internazionale dei lavoratori. Su questo non si discute, o non si dovrebbe farlo. Conoscere il motivo per il quale proprio questo giorno è stato scelto per una ricorrenza così importante e plurale può aiutare a ritrovare il senso della celebrazione. Per ricordarlo brevemente, più di un secolo fa, negli Stati Uniti, la Federazione Americana del Lavoro proclamò che, a partire dal 1° maggio 1886, la durata legale della giornata di lavoro sarebbe stata di otto ore. Nel periodo precedente alla data storica, grazie a una mobilitazione senza precedenti, migliaia di operai, uomini e donne, bianchi e neri, avevano manifestato a favore della loro causa. Il giorno 1 di maggio a Chicago si organizzò uno sciopero memorabile: 400mila lavoratori diedero vita al più grande corteo mai visto per le strade della città americana. Come spesso accade ancora oggi in situazioni analoghe, la tensione tra manifestanti e forze dell'ordine sfociò nello scontro. La polizia, sparando sulla folla, provocò la morte di numerose persone. Da lì cominciò un turbine di violenza che culmino il 4 di marzo. Durante gli scontri, dalla folla fu lanciata una bomba sui poliziotti. Per quell'episodio, sette esponenti anarchici furono condannati a morte, senza avere la possibilità di difendersi durante le udienze. Due di loro ebbero la pena commutata in ergastolo, uno venne trovato morto in cella, gli altri quattro furono impiccati in carcere l'11 novembre 1887. Per quelli che si ricordano come i “martiri di Chicago”, la giornata del primo maggio assume un valore simbolico per tutti i lavoratori. Tuttavia, oggi, dopo 125 anni, il ricordo non è così imprescindibilmente legato a quello che fu. Superando il diffuso indebolimento della memoria breve, dovremmo realizzare che il primo maggio va celebrato, non solo in onore del passato, ma soprattutto per quella parte di presente che ci rende, nel bene o nel male, protagonisti della storia. Dovremmo ricordare che oggi migliaia di persone, in molte città d'Italia, lavoreranno per dare fondo a quel senso di frustrazione imposto dalle nuove regole di mercato. Dovremmo ricordare che oggi oltre 400 famiglie avranno poco da festeggiare: tanti sono i lavoratori morti dall'inizio dell'anno, con un'impennata del 30% rispetto all'anno scorso. Dovremmo ricordare che i lavoratori, fino a qualche tempo fa categoria foltissima, oggi iniziano a scarseggiare e se prima l'uno di maggio era la festa di tutti, ora comincia ad essere la festa di molti. Dovremmo ricordare quello che per tante persone il lavoro oggi rappresenta: un sistema di sfruttamento legalizzato o tollerato che crea sempre più precari, in alcuni casi schiavi, e rafforza i punti di potere. Sarebbe bene che tanti, fra noi, ricordassero, proprio oggi che è una festa a metà, quanto importante sia per la realizzazione di un essere umano lavorare per vivere e non il contrario, come qualcuno, da troppo tempo, vorrebbe farci credere.

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