Geronzi lascia: era ora

Mercoledì 6 aprile 2011, finalmente un giorno fausto e memorabile nel calendario delle italiche vicende economiche, finanziarie, politiche, di costume, di tutto: Cesare Geronzi si è dimesso dalla carica di Presidente delle Assicurazioni Generali. Mai s’era verificato che un personaggio, sia pure potentissimo, immeritatamente definito banchiere, continuasse a starsene imperterrito sul ponte di comando, e che ponte di comando, nonostante una lunghissima sfilza d’addebiti, contestazioni, accuse, indagini, procedimenti giudiziari e, addirittura, condanne. I più clamorosi recenti dissesti abbattutisi sul nostro Paese, come quelli di Cragnotti – Cirio e Tanzi – Parmalat, l’hanno visto coinvolto o, per lo meno, chiacchierato. Suonava alla stregua di una plateale offesa alla gente onesta la sua permanenza ai vertici del mondo della finanza. E’, perciò, un sogno ad occhi aperti, una felicità grande, apprendere che il signor Geronzi va a ritirarsi a vita privata e a badare unicamente… ai nipotini. Quando fu pubblicato il romanzo di Silvio Pellico “Le mie prigioni”, si disse che il relativo contenuto fece più danno all’Austria di una guerra perduta; purtroppo, a parer mio, il peso dei danni sparsi in giro da Geronzi è stato ancora più pesante. Ad ogni modo, è giunta la liberazione, bisogna festeggiare. Lecce, 6 aprile 2011 Rocco Boccadamo

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