Bari. Inaugurato l'anno giudiziario. Per il procuratore vicario l’attività pugliese “si è quasi totalmente centrata sul contenimento della spesa che pure era stata dilatata”. Il commento del ministro Raffaele Fitto
aggiornamento delle ore 19:00 BARI – Una relazione “che fa emergere in modo molto chiaro criticità molto, molto forti. Su questo punto c'è solo da rimboccarsi le maniche e seguire queste indicazioni”. Con queste parole il ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto ha commentato la relazione del procuratore regionale vicario all'inaugurazione dell'anno giudiziario della Corte dei Conti di Puglia. “Il lungo elenco di sentenze della Corte Costituzionale e di questioni a cui si è fatto riferimento – ha proseguito il ministro – lasciano intravedere in modo molto chiaro che siamo di fronte ad una situazione molto complessa sulla quale c'è da intervenire rapidamente, prendendo anche un po' atto che forse in questi anni non si è fatto esattamente quello che bisognava fare”. 12 marzo 2011 ore 16:00 BARI – La Corte dei Conti può e deve assumere il ruolo di Istituto tutore della finanza pubblica rispondendo con sempre maggiore efficacia alla richiesta di un rigoroso controllo dell'utilizzo delle risorse pubbliche in modo da consentire che il prelievo per il funzionamento dell’apparato statale si limiti a quanto è strettamente necessario per garantire servizi adeguati, opere pubbliche corrispondenti ad effettivi bisogni, efficace azione amministrativa. Si è espressa in questi termini, oggi, il procuratore regionale facente funzioni della Corte dei Conti di Puglia, Carmela de Gennaro, nella relazione annuale, alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2011. Il richiamo forte della sua relazione, in tal senso, ha riguardato la situazione di grave deficit finanziario della Regione Puglia in riferimento allo smisurato aumento, negli ultimi anni, della spesa sanitaria, tale da aver richiesto (pena il commissariamento dell’Ente) l’adozione di radicali misure di contenimento della stessa, confluite, nell’elaborazione, da parte della Giunta regionale, di un Piano di rientro, di riqualificazione, di riorganizzazione e di individuazione degli interventi per il perseguimento dell’equilibrio economico. L’attività del legislatore regionale, quindi, all’indomani della tornata elettorale, si è quasi totalmente incentrata sulla ricerca di adeguati strumenti e misure di contenimento della spesa sanitaria, che pure egli stesso aveva concorso a dilatare oltre misura. Si è cercato di attuare il contenimento, per un verso, mediante la riduzione del costo del personale (anche adottando il blocco del turn – over), per altro, mediante una più efficace razionalizzazione delle strutture e delle prestazioni sanitarie che passasse anche attraverso la riorganizzazione della rete ospedaliera e la conseguente revisione dei criteri e dei requisiti per l’accreditamento delle strutture private convenzionate; riorganizzazione, in verità, ritenuta altamente necessaria già da diversi anni, ma mai fino ad ora attuata. Per il procuratore, inoltre, “troppo spesso, affidamenti di incarichi e consulenze (…) si trovano al centro di indagini, con conseguente esercizio dell’azione di responsabilità a carico della dirigenza e del management delle aziende sanitarie e/o ospedaliere”. Negli aspetti positivi della gestione, è stata, invece, indicata “l'introduzione di nuovi criteri di nomina dei direttori generali delle Asl, che possano garantire una maggiore professionalità e capacità manageriale degli stessi”, e “la costituzione di una Centrale di acquisto territoriale (la EmPuglia), cui sono attribuite funzioni di committenza a favore di tutti gli enti regionali e anche del Servizio sanitario regionale, di un Osservatorio regionale dei prezzi, delle tecnologie e dei dispositivi medici e protesici e degli investimenti in sanità, nonchè di un Nucleo regionale per la verifica dei contratti e degli appalti”. In merito alle norme regionali della Puglia, censurate dalla Corte Costituzionale in alcune sentenze (4/2010 sulle internalizzazioni), il procuratore ha specificato che tali norme “non solo si pongono in contrasto con principi fondamentali”, ma “in specifiche ipotesi contravvengono anche all’obbligo di copertura finanziaria in virtù del quale le leggi istitutive di nuove o maggiori spese debbono recare una 'esplicita' indicazione del relativo mezzo di copertura, obbligo a cui il legislatore regionale non può certo sottrarsi”. Oltre al capitolo sanità, sono state, in seguito, citate anche alcune vicende significative per le quali si è evidenziato l'interesse della Procura Provincia di Lecce La vicenda riguarda l’illegittima erogazione di compensi a “Gruppi di lavoro” istituititi dalla Provincia, al fine di dare attuazione a progetti finanziati con fondi comunitari. In sede di attuazione dei progetti, i Dirigenti preposti – interpretando illegittimamente la possibilità che, per l’ottenimento dell’aiuto erogabile in sede comunitaria, fosse possibile indicare tra le spese sostenibili anche quelle connesse a prestazioni lavorative di personale dipendente – ridistribuivano a se stessi, e al personale dipendente (costituito in gruppi di lavor) parte delle somme che, invece, remuneravano la prestazione fornita dall’Ente Provinciale in sede di attuazione del Programma comunitario e che quindi avrebbe dovuto confluire tra le entrate dell’Ente provinciale, senza ulteriori esborsi. Il tutto in violazione del principio di onnicomprensività del trattamento retributivo dei Dirigenti dell’area Enti locali e del personale dipendente della Provincia. con connesso comportamento gravemente colposo dei medesimi, in quanto tenuti a conoscere ed applicare il ridetto principio in sede di attuazione del programma. Comune di Lecce Nella vicenda, si contesta al dirigente comunale un comportamento caratterizzato da dolo diretto in quanto questi, Responsabile del Settore Finanziario del Comune, forniva parere di regolarità a una delibera della Giunta con la quale si approvava un Regolamento disciplinante l’erogazione di compensi a eventuali gruppi di lavoro, costituiti da personale interno, incaricati della valutazione, della convenienza economica di operazioni di ristrutturazione del debito attraverso il ricorso ai mercati finanziari; regolamento palesemente illegittimo in quanto contrastante con il principio di onnicomprensività del trattamento economico dei dipendenti pubblici. Nonostante l’illegittimità del Regolamento approvato e nonostante in precedenti atti consiliari fosse stata prevista una consistenza numerica del Gruppo in misura pari a non più di 3 – 4 unità, il dirigente procedeva alla nomina di ben 28 componenti. Inoltre, ometteva anche di applicare le dovute ritenute fiscali sui compensi erogati, trasferendone, di fatto, l’onere finanziario sulle casse comunali, con un danno complessivo per l’Ente di 1.100.000,00 di euro.
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