Ciclabilità: le proposte dei Cicloamici per Lecce

L'associazione lamenta di essere stata consultata per ultima dall’assessore al Traffico, Giuseppe Ripa, per esprimere il proprio punto di vista

Le classifiche presenti nel rapporto “L’a-bici Numeri, idee, proposte sulla mobilità ciclabile” realizzato da Legambiente nel settembre del 2010 non sono opera dei Cicloamici Lecce, espressione locale della nazionale Federazione Italiana Amici Della Bicicletta, né della Fiab stessa. Lo specificano i Cicloamici Lecce in un comunicato. “Salta agli occhi – scrivono – il balzo della città di Lecce: sedicesimo posto nella classifica che ordina le principali città italiane per indice di ciclabilità. La domanda nasce spontanea: cosa ha fatto fare alla nostra città un simile salto di qualità in così breve tempo?. Ai pochi ciclisti che quotidianamente si mettono in sella non risulta infatti alcuna concreta rivoluzione nella ciclabilità leccese. Una attenta lettura del rapporto spiega l’arcano. A premessa, infatti, della classifica diventata ormai cavallo di battaglia della nostra amministrazione comunale e sbandierata sui giornali da dicembre fino ad oggi, c’è scritto che l’indice di ciclabilità calcola i “metri ciclabili per abitante calcolati tenendo conto di: lunghezza e tipologia piste ciclabili, estensione aree pedonali e zone30, interventi di traffic calming”. La lunghezza delle piste ciclabili è solo un elemento su cui si basa il fortunato posizionamento della città. In un’altra classifica dello stesso rapporto che valuta l’estensione in chilometri delle piste ciclabili presenti nel territorio comunale, Lecce scivola al 25° posto. Per la stessa classifica, come per la precedente, Legambiente precisa che è stata prodotta su “elaborazione su dati comunali 2009”. Come a dire: i comuni mandano dei dati in input e si ritrovano,dopo un piccolo maquillage (pardon elaborazione!), classifiche come output. Bisogna fare un pò di attenzione perché nelle classifiche (quella dove Lecce si colloca al 16° posto) considera i metri ciclabiliche non sono solo i “chilometri di piste ciclabili in sede propria,” ma anche “ i chilometri di piste ciclabili in corsia riservata, i percorsi misti pedonali e ciclabili, le zone con moderazione di velocità a 30 km/h, che, opportunamente pesati, hanno concorso a formare l’indice di “metri equivalenti” di percorsi ciclabili ogni 100 abitanti. Banalmente se il Comune di Lecce decidesse di aumentare la aree pedonali e le Zone 30 magicamente Lecce volerebbe ai primissimi posti della classifica anche lasciando intatto lo stato delle piste ciclabili. Ironia della sorte tra i chilometri di pista ciclabile della nostra città potrebbero essere compresi anche quelli della pista Lecce – San Cataldo, il cui stato di degrado è sotto gli occhi di tutti i cittadini e amministratori ed oggetto di interventi, articoli, segnalazioni televisive, denuncie da parte della nostra Associazione. Un altro capoverso del rapporto, mai citato sugli organi è quello in cui si recita: “è opportuno fare una precisazione: i dati disponibili sono solamente in grado di misurare l'estensione dei percorsi ciclabili e non il grado di sicurezza, la funzionalità e la distribuzione all'interno della città”. In conclusione quindi: queste classifiche a hanno a che vedere con la reale ciclabilità urbana e con la qualità delle piste ciclabili. L’eccessivo accento posto su queste classifiche serve solo a creare una forte distonia con la situazione reale del ciclista leccese che di fatto vive intrappolato nelle rotatorie quasi fossero bolge dantesche o impossibilitato ad utilizzare il bike sharing perché spesso, come abbiamo potuto toccare con mano, nessuna delle biciclette presenti nelle varie postazioni è utilizzabile. Sarebbe questo “il fiore all’occhiello” della ciclabilità leccese?. Bisogna riconoscere a questa Amministrazione Comunale l’effettivo merito di aver messo nella propria agenda politica il tema della ciclabilità e di porre il tema all’attenzione di tutta la comunità, nelle sue varie espressioni. Il “come” è però predicativo. Abbiamo in questi anni sempre cercato i contatti con le Amministrazioni Comunali, Provinciali, Regionali a prescindere dalla loro appartenenza politica. Se poi quanto recita il nostro statuto ovvero interessarsi di ciclabilità, ambiente, valorizzazione del territorio, pace per l’Assessore Giuseppe Ripa significa non essere “certamente vicino al centrodestra” allora non lo siamo. I Cicloamici Lecce sono connotati da un unico colore: il verde dell’ambiente che a ha a che fare con il verde politico. A meno che Lecce non sia diventata un feudo della dilagante Padania!. Per garantire una ciclabilità sostenibile a Lecce, non servono pesanti provvedimenti di spesa pubblica: bastano piccoli interventi di buon senso come ad esempio l’uso promiscuo delle corsie preferenziali (da noi proposto) e la realizzazione di Zone 30. Realizzare piste ciclabili è una soluzione efficace solo dove la convivenza tra bicicletta e auto non è praticabile perché mette a rischio la sicurezza del soggetto più debole, il ciclista, esposto, senza filtri, a tutti i rischi della strada. Veniamo al Piano della Mobilità Ciclistica della nostra città, dove vengono pianificati il raddoppio delle piste ciclabili, nuovi percorsi “casa-ufficio” e “casa-scuola” e tutto quanto possa mandare in brodo di giuggiole un ciclista. La nostra Associazione – per ultima, o giù di lì – è stata chiamata dall’assessore Ripa ad esprimere il proprio punto di vista. Buona la condivisione (che sarebbe stata ottima qualora fosse avvenuta in fase progettuale) purché sia effettiva!. Che fine hanno fatto le osservazioni (in allegato) recapitate tempestivamente all’assessore dopo un’attenta lettura del Piano? 21 Osservazioni dettate da esperienza in tema di ciclabilità, buon senso ed un occhio al budget. Ne elenchiamo solo alcune: •Uso promiscuo delle corsie preferenziali per gli autobus e anche per le biciclette; •Realizzazione di una ciclo stazione presso la stazione ferroviaria dove poter parcheggiare le bici dei pendolari in sicurezza e protette da agenti atmosferici; •Realizzazione di una postazione di bike sharing nei pressi del Polo Ospedaliero; •Suggerimenti per aumentare la sicurezza dei ciclisti nella realizzazione delle rotatorie (soprattutto di quelle già in cantiere, quella di Via Puglia, ad esempio); •Modifiche nei percorsi che portano all’Università; •Progettazione di percorsi ciclabili lungo tutti i tratti della Circonvallazione interna allo scopo di chiudere le maglie della rete ciclabile delle varie zone; •Interventi per aumentare la continuità, linearità e la fruibilità delle piste presenti (ad esempio nella zona Stazione e il Sottovia di Via Monteroni e Stazione e Questura). •Suggerimenti per migliorare la segnaletica e la illuminazione dei percorsi ciclabili; O dobbiamo pensare che il Piano della Mobilità Ciclistica debba comunque andare avanti e che il coinvolgimento sia solo formale? Nel senso che l’Assessore ha chiesto il nostro parere ma poi o non lo ha neppure ascoltato oppure non l’ha recepito?. Se è così sarebbe quantomeno opportuno spiegarne il perché. Ricordiamo inoltre che tra gli Indicatori di Ecosistema Urbano utilizzati da Legambiente per il rapporto sulla mobilità urbana, è valutata anche la Pianificazione e partecipazione ambientale: trattasi di indice composto da: processi di agenda 21 (forum, reporting, Piani d’Azione), progettazione partecipata, bilanci ambientali e sociali; approvazione del Piano d’emergenza, della Zonizzazione acustica, del Piano Urbano del Traffico (Put) e del Piano Energetico Comunale (Pec). Nel maggio scorso (quando Lecce vinse il premio “Bicity” per aver riservato alle sole bici il percorso più lungo in occasione della prima Giornata Nazionale della bicicletta, ottenuto chiudendo al traffico tutto il centro storico) fu sottoposto all’Assessore un protocollo di intesa con i Cicloamici per la realizzazione di un Ufficio Bicicletta che fungesse da unica cabina di regia per la ciclabilità per mettere a disposizione dei cittadini e delle loro biciclette servizi, per promuovere la realizzazione di interventi mirati, volti a diffondere l’uso della bicicletta e a mettere in sicurezza il ciclista (senza sicurezza non si può nemmeno parlare di ciclabilità,sia ben charo!). Insomma: un punto di riferimento per i ciclisti e cittadini in generale. Anche questo è rimasto lettera morta (salvo che ritrovare alcune dichiarazioni di intenti su qualche testata giornalistica). Crediamo che la capacità di ascolto e cooperazione sia il vero podio per chi amministra, anche se non c’è alcuna classifica ad ufficializzarlo. Per questo la nostra Associazione si attiva quotidianamente per creare e diffondere la cultura della mobilità dolce ed è sempre disponibile a dare il proprio specifico contributo. Una Amministrazione illuminata e una Associazione capace sono sicuramente le due ruote giuste per pedalare bene e a lungo nella nostra città. Cominciamo allora a dare i veri numeri: invitiamo la nostra Amministrazione Comunale a partecipare ad una iniziativa Fiab, ilGiretto d’Italia: il primo Campionato Italiano della Ciclabilità Urbana. Una sfida tra i Comuni (opportunamente differenziati per dimensione) che hanno realizzato le più interessanti ed efficaci strategie per la diffusione dell’uso della bicicletta come mezzo di trasporto. Ai Comuni viene chiesto di organizzare in un giorno infrasettimanale tra la fine di aprile e l'inizio di maggio tre check-point per monitorare i veicoli in transito. Vincerà la gara la città dove si conterà il maggior numero di bici. La sfida è aperta!”.

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