Pet a pagamento? I pazienti fanno ricorso

Non restano a guardare: i pazienti salentini chiedono di vedersi riconosciuto il proprio diritto a sottoporsi alla Pet del Centro Calabrese

Hanno impugnato l’articolo 700 e fatto ricorso al giudice per vedersi riconoscere il diritto ad effettuare l'esame Pet Tac in regime di convenzione presso la struttura di Cavallino. In tal modo quattro pazienti salentini hanno provato a scongiurare l’eventualità di dover intraprendere viaggi fuori territorio per sottoporsi all’importante strumento diagnostico. Altrettanto hanno fatto altri pazienti che, rifiutando di spostarsi dalla provincia, dopo aver effettuato l’esame a pagamento “in casa”, sono ricorsi al Codacons per chiedere alla Asl il rimborso del costo sostenuto (800 euro). Con lo stop delle prestazioni di Pet Tac in convenzione presso il Centro di medicina nucleare Calabrese imposto il 3 gennaio scorso dalla Asl Lecce che sostiene di non avere i fondi necessari per rimborsare gli esami, le Pet funzionanti in Puglia sono soltanto tre: a San Giovanni Rotondo e a Brindisi oltre ad una mobile a Bari. Per molti salentini ciò significa essere costretti a spostarsi fuori regione – le liste d’attesa a Brindisi, ad esempio, raggiungono le otto settimane, un tempo troppo lungo per un malato oncologico – per sottoporsi ad un esame diagnostico, con tutti i risvolti negativi che ciò comporta in termini economici e psicologici. Sulla questione è intervenuta lo scorso 18 gennaio anche Adriana Poli Bortone, che ha depositato una interrogazione (riportata in basso) rivolta al ministro della Salute Ferruccio Fazio per chiedere di andare a fondo sui motivi per cui Regione Puglia ed Asl negano il finanziamento del Centro Calabrese e di verificare i costi sopportati dalla Regione per rimborsare le prestazioni. Ciò in particolare allo scopo di evitare che, pur in presenza di strutture accreditate, notevoli risorse finanziarie vadano fuori dal territorio pugliese. La motivazione apportata da Guido Scoditti, direttore generale dell’Asl di Lecce, a Fabio e Mingo, i due inviati di Striscia la notizia, che hanno indagato sulla questione, in merito alla mancata assegnazione di budget al Centro di Cavallino è infatti stata la mancanza di fondi. “Non ho soldi per comprare la Pet” aveva detto ai microfoni del tg satirico. Eppure così non sembrerebbe, visto che per rimborsare le prestazioni di Pet effettuate fuori regione, la Regione Puglia spende ogni anno oltre 2 milioni di euro. L'Amministrazione sanitaria pugliese deve infatti per legge rimborsare integralmente il costo di ogni singola prestazione alle strutture che l'hanno erogata. In definitiva l'Amministrazione regionale – pur asserendo di non avere fondi da impiegare per consentire l'erogazione di tali prestazioni a Lecce – ogni anno trova tutte le risorse necessarie per remunerare gli esami svolti nel resto d'Italia. Anche a seguito delle parole di Scoditti, la vicepresidente della Regione Puglia, Loredana Capone, ha convocato per domani l'amministratore del Centro di Cavallino, Giuseppe Calabrese, nell'aula consiliare della Regione (ore 10.00). La speranza è che l'incontro, al quale parteciperanno anche i dirigenti dell'assessorato alla sanità e i legali della struttura privata accreditata leccese, possa essere risolutivo per la sorte di decine di pazienti oncologici che hanno assoluta urgenza di poter effettuare l'esame per poter proseguire i trattamenti di chemioterapia. // L'interrogazione di Adriana Poli Bortone Atto n. 3-01855 (in Commissione) Pubblicato il 18 gennaio 2011 Seduta n. 486 POLI BORTONE – Al Ministro della salute. – Premesso che: con regolamento regionale n. 14 del 2009 la Regione Puglia ha riconosciuto la centralità delle prestazioni di PET-TC nella diagnosi precoce di malattie gravissime (oncologiche e cardiache); la stessa Regione promuove la diffusione sul territorio delle strutture in grado di erogare tale tipo di prestazioni (almeno una ogni 750.000 abitanti, secondo il regolamento) ma, a quanto risulta all'interrogante, di fatto, ostacola l'attività dell'unico soggetto, presente sul territorio salentino, attualmente accreditato; il 31 gennaio 2008 la Regione Puglia ha comunicato al centro Calabrese, sito a Cavallino (Lecce), il codice di accreditamento del Sistema informativo sanitario regionale n. 893115 attribuito alla struttura per la branca di medicina nucleare (al cui interno rientrano le prestazioni di PET-TC); in data 9 settembre 2009 la Regione (attraverso l'atto n. 4/2009 del Commissario ad acta) ha rilasciato al centro Calabrese una “verifica positiva” di compatibilità, presupposto dell'intero procedimento autorizzativo, poiché attesta la necessità di coprire il fabbisogno del territorio salentino, attraverso l'installazione e l'esercizio di una macchina PET-TC; la ASL Lecce ha successivamente rilasciato il proprio a osta alla definitiva realizzazione della struttura certificando, con ciò, la sussistenza di tutti i requisiti ulteriori necessari per mantenere l'accreditamento; con atto del 9 luglio 2010 il Comune di Cavallino (che istituiva la pratica in virtù della legge regionale n. 8 del 2004) rilasciava al centro Calabrese l'autorizzazione all'esercizio della struttura; alcuni giorni dopo il centro è stato inaugurato regolarmente alla presenza del Direttore generale della ASL Lecce; il Direttore generale con nota del 28 luglio 2010 ha chiesto alla Regione Puglia di conoscere la tariffa da riconoscere al centro Calabrese; la Regione con nota del 4 novembre 2010 ha comunicato al Direttore generale della ASL Lecce la tariffa applicabile alla singola prestazione di PET-TC (pari a 1.071,76 euro), ponendo così le basi per una corretta “contrattualizzazione” della struttura rispetto alle prestazioni già erogate (da rimborsare a carico del Servizio sanitario regionale) e a quelle da erogare per il futuro; con atto datato 8 novembre 2010, a giudizio dell'interrogante sorprendentemente, il Direttore generale inviava alla struttura Calabrese una bozza di contratto che non prevedeva le prestazioni di PET-TC; è evidente che la struttura è accreditata non per la singola macchina ma per “branca” (e dunque anche per la PET-TC); la ASL Lecce giustifica il suo operato nei riguardi della struttura salentina con la mancanza di fondi; la ASL Lecce nell'anno 2009 ha speso oltre 2 milioni di euro per prestazioni di PET-TC che, in larga parte, sono state effettuate da cittadini salentini in altre regioni italiane, si chiede di sapere: se il Ministro in indirizzo non intenda verificare i motivi di tale comportamento da parte della Regione Puglia e della ASL Lecce; se intenda verificare i costi sopportati dalla Regione Puglia perché, anche in funzione del federalismo fiscale, provveda ad evitare che notevoli risorse finanziarie vadano fuori dal territorio pugliese, pur in presenza di strutture accreditate che potrebbero evitare i riflessi negativi della mobilità passiva non solo sul bilancio regionale, ma anche sul bilancio familiare di quei cittadini che, di fatto, sono obbligati a spostarsi. // I rimborsi del 2009 Si riporta in allegato, un riepilogo delle prestazioni Pet che la Regione Puglia ha rimborsato per l'anno 2009 alle regioni presso le quali i pazienti oncologici salentini hanno effettuato l'esame (fonte: Asl). 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