Il vice sindaco di Trepuzzi analizza punto per punto le fasi che lo hanno portato prima alla riflessione e poi alla rottura definiva
Con una lunga lettera di ben quattro pagine indirizzata al segretario Pd di Trepuzzi Oronzo Valzano, ai componenti del circolo Pd Trepuzzi, al segretario regionale Sergio Blasi, al segretario provinciale Salvatore Capone ed ai consiglieri comunali del Pd; Giovanni Chirizzi, medico massimalista e da ben due mandati vicesindaco della cittadina nord-salentina, da sempre impegnato in politica prima nella Margherita e poi come fondatore e militante, proprio nel Pd, spiega le motivazioni delle dimissioni dal partito. Nella missiva, Chirizzi chiarisce il suo disagio ed analizza punto dopo punto le fasi che lo hanno portato prima alla riflessione e poi alla rottura definiva. “Questo documento avrebbe dovuto essere reso pubblico prima dell'ultimo coordinamento di circolo Pd-Trepuzzi, quello cioè di mercoledì 12 gennaio. Poi la volontà manifestata, proprio nel corso dell’ultimo direttivo, di ‘congelare’ la mia candidatura a sindaco a favore della ricerca di una terza figura, capace di tenere insieme i partiti del centro sinistra locale, mi ha fatto temporaneamente cambiare idea. Ho fatto questo per cercare di ridare forza, slancio ed unità politica ad un Pd che con impegno, ho dapprima contribuito a costituire e poi sino ad oggi a sostenere con altrettanto impegno, lealtà e correttezza. Trovare una sintesi unitaria e condivisa avrebbe dovuto essere l’obiettivo e lo scopo di tutti. Poi i soliti movimenti sottobanco e le solite azioni personalistiche hanno fatto si che la situazione che andava delineandosi, fosse diversa da quanto da me auspicato. Da qui la mia ferma volontà di riprendere quel documento di dimissioni, ufficializzarlo e spiegare punto per punto le motivazioni; ivi incluso quanto accaduto negli ultimi giorni. In primo luogo prendo atto, della non convergenza del partito, in merito alla mia disponibilità a candidarmi a sindaco di Trepuzzi come rappresentante unitario dei democratici. Prendo atto del fatto che la mia figura non è stata compatibile come solitamente accade a Trepuzzi, con le simpatie politiche ed elettorali di “qualcuno”. Anche per questo ho deciso di andare via, ed invitare a farlo tutti coloro che sulle mie stesse posizioni. A differenza di qualcuno, non mi considero un professionista della politica, e considero le lunghe carriere svolte nell’ambito dell’attività pubblica, come rischiosi presupposti per alimentare clientelismi, e personalismi, del tutto contrari agli interessi generali dei cittadini”. Giovanni Chirizzi indica tre punti chiave alla base della sua decisione. “In primo luogo contesto il continuo mancato rispetto del divieto del cumulo degli incarichi. Poi il ruolo delle primarie; uno strumento che se non adeguatamente regolamentato, non rappresenta sopratutto nei paesi, un reale mezzo di partecipazione democratica e di spontaneo coinvolgimento della base elettorale. Terzo. La presenza, a tutti i livelli territoriali, di un gruppo dirigente, che, invece di preoccuparsi di unire, allargare e valorizzare tutte le componenti presenti nel partito, hanno inteso gestire le sezioni/circolo come luoghi privati, elettoralistici, settariamente intesi, dove le divergenze d’opinione o le prese di posizione differenti sono risultati pretesti utili solo ad escludere, cancellare, anare e minimizzare le alternative di pensiero, o le opposizioni interne”. “Oggi, a distanza di tre anni e mezzo di intensa militanza, con rammarico, devo constatare che quel grande progetto di “Pd partecipato” sta via via assumendo i connotati dell’arido confronto tra modi di intendere gli eventi politici come circoscritti alle limitate soddisfazioni politiche dei singoli o peggio allo scontro, dell’uno contro l’altro armato, per guadagnare visibilità ed ulteriore influenza politica”. Proprio sulle primarie Chirizzi precisa. “La mia posizione sulle prossime amministrative, non atteneva a mettere in discussione lo strumento primarie di per se; ma scaturiva dalla convinzione che al di là degli aspetti formali, debbano essere rispettati gli impegni tra galantuomini assunti in momenti importanti della vita politica, e l'opportunità di evitare il cumulo e l’incompatibilità degli incarichi svolti in più assemblee elettive. Il codice etico e lo statuto del partito democratico, rispetto alla questione incompatibilità e cumulo degli incarichi, sono molto chiari e danno un orientamento ben preciso rispetto alla volontà di chi, già occupando ruoli di responsabilità in almeno un’assemblea elettiva, intenda candidarsi ad altre competizioni elettorali e magari poi se eletto ricoprire più incarichi”. La lunga lettera di Chirizzi continua analizzando punto per punto “le lotte interne ed i giochetti politi di alcuni dirigenti a favore dei soliti noti. Situazioni ormai non più sostenibile che altro non hanno potuto fare, se non minare la stabilità interna e la compattezza storica di un partito, che a Trepuzzi è considerato da sempre il più forte”. “Lascio il Pd convinto di aver svolto fino in fondo la mia parte, di averla svolta con coerenza e correttezza nei confronti di tutti. Nella veste di candidato sindaco ho anche tentato di sentire da più parti il “sentiment” politico del mio paese aprendomi anche a brevi confronti con la società civile. Concludo solo col confermare che se il Pd vuole essere anche questo tipo di partito sopra descritto, io a questo gioco al massacro non ci sto”.
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