I giovani e l’Europa: sono questi i due fari che devono guidare l’azione politica, amministrativa ed istituzionale italiana. Il denso messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano indica delle strade maestre che non possiamo non imboccare. Il sano ottimismo con cui Napolitano guarda al futuro non è cieco dinanzi alle criticità che il nostro Paese sta attraversando. I problemi ci sono e non possono essere ignorati, ma vanno affrontati con decisione e con coraggio. È quello che stiamo cercando di fare, tra mille difficoltà, anche a Casarano: non si può pensare di risolvere nuovi problemi con strategie vecchie che hanno fatto il loro tempo e che la storia ci dimostra essere ormai superate. Napolitano si è soffermato sul “malessere diffuso tra i giovani” e sul “distacco ormai allarmante tra la politica, tra le stesse istituzioni democratiche e la società, le forze sociali, in modo particolare le giovani generazioni”, richiamando tutte le forze politiche e sociali allo spirito di condivisione. In questo senso va letto il passaggio al valore eterno della pace che lo stesso Presidente della Repubblica ha pensato bene di inserire nel suo discorso. Un passaggio che trova eco nel messaggio che papa Benedetto XVI ha voluto lanciare in occasione della Giornata mondiale della Pace. “La pace – ha detto il pontefice – è un dono di Dio, non è semplice assenza di guerra, non è mero frutto del predominio militare o economico”. La pace è un dono che non può essere immolato sull’altare dei pregiudizi, delle lotte intestine, della contrapposizione a tutti i costi. Molti di noi hanno ancora dinanzi agli occhi le immagini del 27 ottobre 1986 e del 24 gennaio 2002, quando papa Giovanni Paolo II riuscì a riunire ad Assisi i capi religiosi delle diverse confessioni per pregare insieme, affinché nel mondo regnasse la pace. Casarano, come si legge nella segnaletica agli ingressi del centro urbano, è “Città di pace”. Chi mi ha preceduto ha voluto, in questo modo, dare un segno tangibile di quella vocazione alla pace che ci interpella in modo diretto. Ma affinché la pace non sia relegata ad un simbolo, è necessario dare concretezza ed attuazione all’espressione “Casarano città di pace”. Per far questo, c’è bisogno di quello spirito di condivisione a cui accennavo poc’anzi. Ma non c’è condivisione senza il coinvolgimento di tutti, dei semplici cittadini, anche di chi non ricopre alcuna carica istituzionale. “La politica siete anche voi – ha detto il Presidente – in quanto potete animarla e rinnovarla con le vostre sollecitazioni e i vostri comportamenti, partendo dalle situazioni che concretamente vivete, dai problemi che vi premono”. Delegare ad altri, sentirsi impotenti dinanzi a quanto accade, pensare di non poter incidere sul mondo che ci circonda sono atteggiamenti che finiscono con il cristallizzare la realtà presente in qualcosa di immutabile. Per evitare che ciò avvenga, ci vogliono la creatività e la passione dei giovani. Ci vuole un ricambio generazionale a tutti i livelli, dalla politica all’università, dalle istituzioni all’industria. Quando sono stato eletto sindaco, ho nominato una Giunta comunale i cui assessori avevano un’età media di 40 anni. Una Giunta giovane, se paragonata all’età media degli assessori comunali italiani; tuttavia, già in ottica europea, il concetto di giovane amministratore cambia radicalmente, con un ulteriore abbassamento della soglia d’età. Ecco, il secondo punto di riferimento: l’Europa. Il processo di globalizzazione, con le sue contraddizioni in termini di diritti, richiama alle proprie responsabilità l’Europa e l’Italia. Eppure l’Italia, che stenta a guadagnarsi un posto di rilievo sulla scena internazionale, non può accontentarsi di assumere il ruolo di propaggine periferica del continente europeo. Non possiamo permetterci di essere una zavorra che impedisce all’Europa di perseguire quegli obiettivi di sviluppo economico e culturale il cui conseguimento è necessario per poter rispondere alle sfide del futuro. È vero: le incertezze sul futuro sembrano essere un tratto caratteristico della contemporaneità; tali incertezze, però, possono essere più facilmente affrontate se si riescono a dare ai giovani delle possibilità concrete. Per far questo, però, – e ancora una volta ha ragione il Presidente della Repubblica – è necessario risolvere la questione “dell’abnorme debito pubblico” che grava come un macigno “sulle spalle delle generazioni future”. Se non riuscissimo ad affrontare questo tema in modo radicale e con estremo senso di responsabilità, ci macchieremmo “di una vera e propria colpa storica e morale”. Il Presidente Napolitano ha parlato, a questo proposito, di “scelte significative, anche se difficili”. Ebbene, l’alienazione del patrimonio pubblico non strategico, la dismissione dei fitti passivi, la rimodulazione della pianta organica comunale sono interventi che, nel nostro piccolo, vanno nella direzione auspicata dal Presidente. Una gestione oculata delle entrate e delle uscite permette di liberare risorse da dedicare a settori fondamentali per la crescita di un Paese, come la ricerca, l’istruzione e la formazione. Il rischio per l’Italia, mette in guardia il Presidente, è “il declino anche all'interno dell'Unione Europea”. Le difficoltà non devono scoraggiarci. Dobbiamo reagire e dimostrare che l’Italia è in grado di uscire, forte e compatta, dal difficile momento che sta attraversando e di assumere un ruolo di guida all’interno del panorama internazionale, così come ha storicamente dimostrato di poter e saper fare. Sono convinto che noi salentini possiamo dare un contributo fondamentale per superare questa sfida. Noi faremo la nostra parte, ma sono necessari l’impegno e il contributo di tutti. Sarebbe il più bel regalo che potessimo fare a noi stessi ed al nostro amato Paese in occasione dei 150 anni della sua Unità. Ivan De Masi
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