Dda Lecce: sequestrati beni per un milione di euro al clan Florio

Nuovo atto dell'operazione “Scarface” che lo scorso 12 ottobre portò all'arresto di 46 persone per mafia, estorsioni, riciclaggio

Nuovo capitolo dell'operazione “Scarface”. Su richiesta del pubblico ministero della Dda di Lecce, Lino Giorgio Bruno, il gip del Tribunale di Lecce, Antonia Martalò, ha disposto il sequestro di 14 immobili situati nel Comune di Taranto; di quote societarie per 104.500 euro intestate a prestanome di uno dei capi dell'organizzazione; di una società che opera nel campo dell'edilizia, con sede a Gradara (nella Marche); di quote societarie di 9.880 euro intestate allo stesso prestanome per conto di una società che opera nel campo dell'impiantistica, con sede a Statte. Totale: oltre un milione di euro. Si tratta di un sequestro preventivo per evitare l'alienazione dei beni e consentirne l'eventuale confisca. Gli agenti hanno ricostruito il puzzle patrimoniale – immobili e quote societarie – di alcuni indagati (Giuseppe Florio, Vincenzo Romano, Massimiliano Gargiulo, Salvatore De Vincentis, Carmelo Savino, Cristian Giudetti), partendo da due elementi: le truffe ai danni di banche e società finanziarie, che “erogavano mutui ipotecari per l'acquisto di immobili” e la sproporzione tra tali patrimoni e le capacità di reddito dei soggetti. I mutui erano erogati in favore di prestanome che esibivano false garanzie. Accertati una quindicina di episodi. Operazione “Scarface” Il sequestro di queste ore è l'ennesimo atto di un'indagine che dura da anni e che lo scorso 12 ottobre portò all'arresto di 46 persone per associazione a delinquere di stampo mafioso, spaccio di droga, porto e detenzione illegale di armi ed esplosivi, truffa aggravata, estorsione, intestazione fittizia di beni a fini elusivi della normativa di prevenzione e agevolazione al riciclaggio. Gli arrestati 1) Florio Giuseppe, di Taranto, anni 45; 2) Babuscio Mario, di Taranto, anni 52; 3) Ricciardi Cataldo, di Taranto, anni 43; 4) Gargiulo Massimiliano, di Taranto, anni 34; 5) Romano Vincenzo, di Taranto, anni 52; 6) Savino Carmelo, di Taranto, anni 55; 7) Sansone Alfonso, di Taranto, anni 58; 8) Cicala Michele, di Taranto, anni 30; 9) Cicala Cosimo, di Taranto, anni 54; 10) De Vincentis Salvatore, di Taranto, anni 53; 11) Giudetti Cristian, di Taranto, anni 36 ; 12) Sorrentino Corrado, di Taranto, anni 40; 13) Presicci Francesco, di Taranto, anni 38; 14) Ricciardi Francesco, di Taranto, anni 25; 15) Guarella Anna, di Taranto, anni 40; 16) Florio Antonio, di Taranto, anni 34; 17) Cavallo Emanuele Vincenzo, anni 33; 18) Ottomano Cristiano, di anni 39; 19) Macchitella Marcello, di anni 37; 20) Tricchinelli Giuseppe, di anni 38; 21) Macchitella Mirko di Taranto, anni 31; 22) Capozza Giovanni, di Taranto, anni 59 ; 23) Livieri Gianiuca, di Taranto, anni 38; 24) Barnabà Rinaldo, di Taranto, anni 53; 25) Attanasio Gianluca, di Lecce, anni 47, residente a Bologna; 26) Telese Ivan, di Taranto, anni 46; 27) Maiorino Luigi, di Taranto, anni 44; 28) Mazzoni Ilaria, di Lecce, anni 21; 29) Capriulo Luca, di Taranto, anni 29; 30) Pedone Nicola, di Taranto, anni 36; 31) Romano Michele, di Taranto, anni 47; 32) Miolla Christian, di Taranto, anni 31; 33) Cinnante Carmine, di Cosenza, anni 43; 34) Gatta Giuseppe, di Taranto, anni 39; 35) Cefaliello Vincenzo, di Taranto, anni 28; 36) Mazzoni Luciano, di Lecce, anni 25; 37) Guarino Vito, di Taranto, anni 36; 38) Ricatti Vincenza, di Taranto, anni 43; 39) Taurino Ignazio, di Taranto, anni 54; 40) Giudetti Antonio, di Taranto, anni 27; 41) Modeo Giulio, di Taranto, anni 27; 42) Lentini Donato, di Taranto, anni 36; 43) Ranieri Damiano, di Taranto, anni 44; 44) Pascali Nicola, di Taranto, anni 31; 45) Scarci Egidio, di Taranto, anni 50; 46) Lo Savio Daniele, di Taranto, anni 22. Gli arresti, che videro impegnate le Questure di Taranto, Bari, Lecce, Brindisi, Potenza, Bologna, Matera, Cosenza e il Reparto Prevenzione Crimine “Puglia”, conclusero una lunga attività di indagine, iniziata 5 anni prima, nei confronti dell'organizzazione criminale guidata da Giuseppe Florio, pregiudicato per associazione a delinquere di stampo mafioso, usura, estorsione. Secondo quanto accertato l’associazione riciclava denaro con investimenti patrimoniali, attraverso l'acquisto di esercizi commerciali, talvolta intestati a prestanome. Le indagini Le indagini, come riferito in conferenza stampa, dal capo della Procura distrettuale antimafia di Lecce, Cataldo Motta si svolsero con l'ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali e presero di mira esponenti eccellenti dei clan tarantini: i Ricciardi e i Modeo. Secondo gli inquirenti, “l'organizzazione agiva avvalendosi della forza determinata dall'appartenenza a un'associazione di stampo mafioso”. Il riferimento, in questo caso, è proprio al modus operandi inerente l'intimidazione, il controllo del territorio attraverso la classica struttura piramidale e le attività di riciclaggio. Gli inquirenti ricostruirono anche i passaggi della messa in atto delle truffe, rendendosi conto di quanto fossero estese le complicità. Gli arrestati, grazie a dipendenti bancari compiacenti e imprenditori operanti per l'intermediazione immobiliare o creditizia, avrebbero ottenuto indebitamente i mutui. A ciò di aggiungeva la produzione di documentazione falsa (perizie per la stima degli immobili) e la contraffazione di pubblici sigilli. Truffate la Unicredit – Banca per la casa, Banca Ing Direct, Unicredit – Banca di Roma, Banca Ucb e Banca Antonveneta. Nell’ambito di questa fase dell'operazione furono sequestrati anche beni per un valore complessivo di 700mila euro (tra i quali 2 bar – uno del padiglione Vinci dell’ospedale Santissima Annunziata e l'altro nel quartiere “Salinella” -, due chili di cocaina, auto e moto). Poche ore fa, la Procura di Lecce ha fatto il resto.

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