Uccise il figlio. Gli inquirenti vogliono verificarne la capacità di intendere e di volere al momento dell'omicidio
Bisognerà attendere la metà di gennaio per conoscere i risultati della perizia psichiatrica effettuata su Gianpiero Mele, il 25enne originario di Taurisano accusato del brutale omicidio del figlio Stefano di soli due anni, avvenuto il 30 giugno scorso in una villetta a Torre San Giovanni. Il gip del Tribunale di Lecce, Nicola Lariccia, ha, infatti, accolto la richiesta di proroga di novanta giorni presentata dal dottor Domenico Suma. L’incarico era stato conferito allo psichiatra lo scorso 22 luglio in sede di incidente probatorio. Attraverso tale perizia gli inquirenti vogliono verificare la capacità di intendere e di volere di Mele al momento dell'omicidio. Nei giorni scorsi il medico legale Alberto Tortorella ha consegnato il referto con i risultati finali dell’autopsia compiuta sul copro del piccolo Stefano. Risultati che confermerebbero quanto già emerso nell’immediatezza dell’esame autoptico e cioè che il bimbo sarebbe stato prima soffocato con una corda stretta intorno al collo e poi finito con un fendente che gli ha reciso parzialmente la giugulare. Il taglio alla gola del piccolo Stefano avrebbe solo accelerato la morte per asfissia, cui si è aggiunta la concausa del dissanguamento. Pertanto il bimbo non era cosciente quando Mele gli ha tagliato la gola con il taglierino acquistato poco prima in una ferramenta nei pressi della villetta teatro del dramma. Il padre infanticida si trova attualmente ricoverato in una clinica specializzata in provincia di Bari. Le sue condizioni non sono, secondo un’altra perizia svolta dal dottor Domenico Suma a fine agosto scorso, compatibili con il regime carcerario. Articolo correlato Ugento shock: padre uccide figlio di due anni e tenta suicidio (22 settembre 2010)
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