Amarcord americano

Proposte decenti tra vecchi amici

È un ricordo d’infanzia, un ricordo di strada: Kentucky Avenue. Nella cosmogonia infantile di Tom Waits compare prima il vicinato: c’è quello con la Buick sforacchiata da colpi di pistola (in che storie si sarà cacciato?), c’è la sbonazza di quartiere che gioca a strip-poker e il ganzo che giura di averla baciata con la lingua. Non manca la solita massaia che ti uccide se le calpesti il giardino. Tra tutti emerge l’amico, il compagno di scorribande. Mettiti le scarpe e vieni con me! Andiamo ad ammazzare serpenti, rompiamo i vetri di quella vecchia casa, foriamo le gomme dello scuolabus. Rubo un dollaro a mia madre e compriamo quell’anello col teschio… Poi ti insegno ad arrampicarti sul tetto del drugstore. E qui la canzone prende letteralmente il volo, perché l’amico è paralitico e Tom Waits era già nel regno della speculazione pura, nel regno dell’immaginazione contro la dura realtà: rubo una sega e ti taglio quell’apparecchio che hai alle gambe e i raggi della tua sedia a rotelle te li lego sulle spalle assieme a due ali di gazza. Saltiamo sul prossimo treno merci, giù giù fino a New Orleans. Porta l’apribottiglie che ci ubriachiamo.

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