Conto alla rovescia per gli Stati generali delle Fabbriche di Nichi. Dal 16 al 18 a Bari. Grande mobilitazione sul web. Annunci per ospitare oltre mille persone provenienti da tutta Italia
Sono 338 in tutto le “Fabbriche di Nichi” aperte in Italia. 55 nel Salento. Età media: meno di 40 anni. Una generazione, giovane, in movimento
Questa volta il vento soffia da Sud. Ma porta lo stesso nome del vulcano islandese che mesi fa sconvolse tutta Europa, mettendola al tappeto. Un nome impronunciabile: Eyjafjallajökull. Per una nuova politica, al contrario, declinata nei modi e nelle parole semplici di chi quella politica vuole farla tutti i giorni, sul campo. Arrivano le “eruzioni di buona politica” firmata dal vulcano Nichi, che vuole travolgere la politica italiana. E lo fa dalla sua terra, la Puglia, nella sua città, Bari, dove si sono date appuntamento le 338 “Fabbriche di Nichi”, sparse per il mondo, persino in Thailandia e Zambia (55 sono quelle provenienti dal Salento), che dal 16 al 18 luglio si incontreranno nel tacco d’Italia per lanciare la sfida che porta il nome di un vulcano. “Eyjafjallajökull è la natura che si risveglia” dicono i ragazzi della Fabbrica – che è un sito, un blog, una serie infinita di profili su tutti i principali network mondiali, un luogo non luogo, prima di tutto dell’anima, dove incontrarsi – “è l’imprevedibile che manda all’aria i calcoli sempre uguali a se stessi, il ridimensionamento dell’onnipotenza umana che si sente padrona del mondo”. Quali calcoli della politica dunque vogliono mandare all’aria le Fabbriche di Nichi, che ne hanno decretato il successo elettorale in Puglia? “Lanciano una sfida per cambiare e salvare il Paese”. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, nel presentare la tre giorni della sua prossima avventura. Vendola, portavoce nazionale di Sel, ha presentato gli stati generali delle ‘Fabbriche di Nichi’: dibattiti e seminari su diversi temi, dall’economia all’ambiente. Ci sarà anche anche un ‘Fabricamp’ nel corso del quale ognuno potrà descrivere agli altri il proprio progetto politico. Massimo 15 minuti ciascuno per parlare di ciò che si ha in mente. Così, semplicemente, le “Fabbriche” irrompono sulla scena pubblica e sconvolgono gli equilibri dati. Un soggetto debuttante e non canonico apparso sulla scena della pratica politica e che, in prospettiva, può lasciare le “grandi potenze” senza parole. “Eyjafjallajökull – Eruzioni di buona politica” sono gli stati generali in cui si danno appuntamento tutte le Fabbriche attive sul territorio e tutte le persone e i collettivi interessati al progetto della Fabbrica di Nichi. Ma anche un festival della buona politica, in cui ragionare insieme sul mondo e sulla politica del futuro. “Eyjafjallajökull ci ha scompaginato l'esistenza, è il segno che dobbiamo ripensare la nostra economia, il nostro modo di essere e di vivere – dice Vendola – altrimenti andiamo incontro al disastro. Le fabbriche hanno dato voce ad una diffusa domanda di buona politica ma siamo soggiogati dalla cattiva politica, che scaccia la democrazia in nome della compatibilità economica. Io sono per metà operaio e per metà protagonista della Fabbrica, qua bisogna alzare il tiro contro il gioco di specchi che ci rimanda Verdini e Brancher, la P2 e Cosa Nostra: stiamo scendendo i gradini delle degradazione dei pubblici costumi, e se non cambiamo ora è la fine”. Nella metafora del “metà operaio metà protagonista” è tutto rapporto delle Fabbriche con Sel: “Sono due percorsi autonomi – precisa Vendola – la democrazia deve prevedere processi includenti diversi e paralleli. Il Sel deve essere curioso nei confronti delle Fabbriche. ma deve farsi i fatti suoi. Spero che fra Fabbriche e Sel vi sia reciproca simpatia, ma a di più”. E sottolinea: “Moltissimi volontari delle Fabbriche non sono neppure elettori del Sel, proprio perché intendono essere luoghi di aggregazione che vanno oltre i vecchi schemi politici”. Così risponde a chi, all’interno della sua stessa creatura, Sel, muove la critica che sia più attratto dalle Fabbriche che dal partito stesso: “Sono stato a Roma questo ultimo settimana a presentare le tesi del congresso e ho vissuto in un clima di straordinario entusiasmo e unità”. Riguardo ai “mal di pancia interni a Sel”, dice, derivano da “frustrazioni legittime dovute a mancate aspettative, per cui viene tirata in ballo la democraticità interna intesa come oligarchia allargata di chi comanda. Ma per me la democraticità sta tutta nell’inclusione e non nell’esclusione. Un partito che aggreghi e non che esclusa”. Così, precisati i rapporti di forza interni, ne ha per il Governo: “Tremonti, il padre padrone dell’economia italiana che tiene in ostaggio anche Silvio Berlusconi non guarda come in dieci anni è aumentato il differenziale della povertà nel nostro paese e che il 50 per cento della ricchezza è in mano a solo il dieci per cento degli italiani. Lui difende l’Italia di Briatore e chiede agli Aquilani di pagare le bollette”. Per concludere con la Lega: “Grazie all’ultima Finanziaria la Lega difende gli interessi clientelari come faceva la vecchia Dc: questa cattiva politica è un codice feroce, qui c'è una generazione che non si alzerà più se la buona politica non metterà sotto scacco la cattiva come ha fatto, inaspettatamente il vulcano con il mondo”. Proprio come vuole fare Vendola con Eyjafjallajökull.
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