Sevizie al bimbo di tre anni. Condannati gli orchi

Madre e convivente condannati a sei anni e due mesi in tutto

Dovranno tenersi a 20 km di distanza dalla piccola vittima. 20mila euro di risarcimento allo zio

Condannati entrambi per le lesioni che hanno inferto al piccolo di tre anni. Il convivente della madre del bimbo è stato condannato a tre anni e sei mesi di reclusione; la madre del bimbo invece a due anni e otto mesi, con la sospensione della podestà genitoriale per cinque anni. Inoltre, entrambi gli imputati sono stati rimessi in libertà ma con l’obbligo di mantenersi ad una distanza di almeno 20 km dal luogo in cui si trova il bimbo. Che ora è in una casa famiglia, perché ha bisogno di assistenza psicologica: la perizia dell’esperto ha infatti appurato che il bimbo soffre di gravi disturbi derivanti dal fatto che, avendo subito sevizie dalla madre, non riconosce più la figura genitoriale. Per lui però c’è più di una speranza di guarigione. Secondo l’esperto della procura infatti, potrà col tempo superare il trauma. Il giudice ha anche disposto il risarcimento alla parte civile: 20mila euro alla famiglia del bambino, lo zio (fratello della madre), che l’ha salvato dagli orchi, portandolo via dalla casa degli orrori e denunciandoli alle autorità. 12 settembre 2009 – Madre e convivente seviziano bimbo Nella giornata di ieri, i militari del comando di Gallipoli, hanno dato esecuzione ad un' ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di una donna e del suo convivente, accusati in concorso di maltrattamenti e lesioni personali gravissime ai danni del figlio di tre anni della donna arrestata. Sarebbe stato infatti sottoposto alle più brutali forme di violenza fisica e psichica – così le ha definite il G.I.P. presso il Tribunale di Lecce, Ercole Aprile, che ha emesso il provvedimento custodiale su richiesta del P.M. Angela Rotondano della locale Procura della Repubblica- il piccolo trovato in stato di shock dai carabinieri, grazie alla denuncia della nonna e zio materni. Il bambino ora sotto la tutela del giudice minorile Simona Filoni. L’indagine dei carabinieri , ha avuto inizio a seguito della segnalazione da parte dei colleghi del comando di Manduria che, il giorno 8 agosto scorso, hanno ricevuto una denuncia da parte dello zio del bambino nella quale si segnalavano, con la presentazione anche di un referto medico stilato dai sanitari del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Manduria, le condizioni fisiche e psichiche precarie nelle quali versava il proprio nipote di tre anni, affidatogli poche ore prima, sudicio e bagnato, dalla sorella a Lido Conchiglie vicino Gallipoli. L’immediato interevento dell’arma , allo scopo anche di far chiarezza sulle responsabilità e mettere in luce le dinamiche della vicenda, ha consentito di evidenziare gravi indizi di colpevolezza a carico delle persone nei cui confronti è stata emessa la misura della custodia cautelare in carcere. Nello specifico si è potuto scoprire che il bambino, nei mesi da aprile ad agosto di quest’anno, era stato fatto oggetto di ripetute e gratuite sevizie da parte del convivente della madre del fanciullo, la quale, nel contempo, aveva sostanzialmente accettato la situazione, tentando anzi ripetutamente di “liberarsi” del figlio affidandolo alla madre. Questa, però, aveva prima negato ogni disponibilità e successivamente contattato il proprio figlio, zio del bambino, che l’8 agosto scorso aveva prelevato il nipote a Lido Conchiglie, affidatogli dalla sorella, mettendo così fine per il fanciullo ad un periodo di continue sofferenze e dolori. In particolare i carabinieri hanno accertato che il convivente, spesso in stato di ubriachezza o di alterazione determinata dall’assunzione di stupefacenti, aveva sottoposto il piccolo a maltrattamenti di ogni genere, con la tacita accettazione della convivente che, deliberatamente, non aveva rispettato gli obblighi di tutela e di protezione cui era tenuta come genitrice del piccolo, anzi ritenendo tali violenze “normali metodi educativi”. I due arrestati risponderanno in concorso dei reati di maltrattamenti in famiglia verso fanciulli, avendo posto in essere una serie di atti lesivi dell’integrità psicofisica del bambino di tre anni, facendolo vivere in precarie condizioni esistenziali ed igienico-sanitarie, infliggendogli con le loro ripetute condotte grande dolore e sofferenza. Nello specifico, rispettivamente, il convivente per aver percosso reiteratamente e con violenza il bimbo in tal modo traumatizzandolo e terrorizzandolo, e la madre per aver, di fronte alle brutali e violente condotte del convivente, omesso sia di impedire tali maltrattamenti sia di denunciarli all’Autorità Giudiziaria. Inoltre risponderanno in concorso, altresì, del reato di lesioni gravissime per aver cagionato al piccolo di tre anni vaste ecchimosi al volto, agli arti inferiori ed escoriazioni multiple, come riscontrato dai medici che hanno avuto in cura il piccolo.

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