Intervista a Remigio Venuti, ex sindaco di Casarano, sulla questione biomasse. “Il referendum va indetto”, dice, sottolineando la necessità di tenere conto della volontà popolare
L’ex sindaco di Casarano Remigio Venuti ha governato la città per dieci anni. Ha appoggiato con il Pd la candidatura di Ivan De Masi. E’ della sua Consiliatura la delibera che prevede l’istituzione del referendum consultivo sulle biomasse. Referendum che oggi secondo De Masi, non si può fare. Il referendum è ammissibile secondo lei? “Parto dalla considerazione che tutti (sindaco, maggioranza, opposizione) si dichiarano favorevoli al referendum sulle biomasse, come strumento di consultazione della volontà popolare. Questo è coerente con la delibera del consiglio comunale del gennaio 2009, che deliberò di promuovere la consultazione referendaria. Ma chi stabilisce se il referendum è ammissibile o no? Perché nel caso il referendum sia di iniziativa popolare, secondo la bozza di regolamento in discussione, ci sarà una Commissione che deciderà l’ammissibilità. In questo caso però stiamo parlando dell’intero consiglio comunale favorevole al referendum. Quindi nessuna Commissione sarà chiamata a sindacare l’ammissibilità o meno. Il Consiglio comunale è sovrano e il referendum, al contrario di quanto è stato dichiarato, non è contrario né allo Statuto comunale né al Testo unico sugli enti locali, che recita che “sono ammesse le materie di esclusiva competenza locale”. Tra l’altro trattandosi di questione così delicata sarebbe auspicabile interpellare la Prefettura”. Su questo il sindaco obiettava che, siccome è la conferenza dei servizi (cioè più enti insieme in seduta plenaria) a decidere se si può realizzare o meno la centrale a biomasse, e non solo il comune di Casarano, allora il referendum non si può fare. E’ così secondo lei? “Intanto sarebbe opportuno che, così come ha dichiarato, il sindaco si mantenesse estraneo a quest’argomento, questo per non dare occasione di alimentare il sospetto che il sindaco stesso abbia una posizione di tutela all’azienda di cui è o era comproprietario. Nel merito il Comune deve elaborare una propria posizione da portare in Conferenza dei servizi. Quella posizione è di esclusiva competenza del Comune, ed è solo su quella posizione che i cittadini sono chiamati ad esprimersi, non su quella di altri enti. Da questo punto di vista il referendum quindi si esprime su una questione di “esclusiva competenza comunale”. Il presidente della Commissione Affari istituzionali invece sostiene il contrario, cioè che non si possa fare. “Intanto la Commissione ha esclusiva competenza sul regolamento relativo al referendum. Non è chiamata ad esprimersi se è ammissibile o no. E’ il Consiglio comunale che poi deve deliberare sul testo del regolamento. Quindi è opinione rispettabile, quella della Commissione e del suo presidente. Ma è solo un’opinione. Qui stiamo parlando di come la consultazione popolare può aiutare il Comune a decidere il proprio orientamento, atteso che prima di decidere, il Comune voglia farlo”. In Conferenza dei servizi se un ente non si presenta, vale il silenzio-assenso. Quindi se il Comune vuole le biomasse, basta non presentarsi? “Esatto. Questa ritengo che sia la vera questione in gioco. Perché il Comune nella prima riunione della Conferenza dei servizi ha deciso di non presentarsi, inviando un certificato di destinazione urbanistica risalente a due anni fa”. Che però è stato dato quando lei era sindaco. Era un certificato rilasciato su richiesta della Provincia che ci chiedeva di esprimerci solo sulla “congruità urbanistica”. Ovviamente la risposta era di congruità perché si trova in zona industriale. Invece il parere che il Comune deve portare in sede di Conferenza deve essere a 360 gradi, non solo sulla “congruità urbanistica”. Di che cosa si deve tenere conto? “Di tutti i problemi che quest’impianto può determinare, del fatto che a pochi metri dalle fabbriche ci sono già interi quartieri abitati, che il Salento (lo dice Legambiemte) ha già una situazione critica ambientale che non permette altre emissioni in atmosfera. Tutto questo un certificato di congruità urbanistica non lo dice. Il parere del Comune dovrebbe tenere anche conto del parere della città, se viene espresso con un referendum”. Da più parti in città si sta avanzando l’ipotesi che il referendum lo organizzino i cittadini. Il sindaco ha dichiarato che ”non avrebbe validità giuridica”. Che cosa ne pensa? “Che il referendum, anche se lo organizza il Comune, non ha una “validità giuridica”, nel senso che non è vincolante. Ma qui stiamo cercando di sapere qual è l’orientamento della città per esprimere come Comune la nostra posizione in sede di Conferenza. Dunque se il referendum è ammissibile e se l’organizzazione del referendum è a cura delle forze politiche, allora è questo che conta: il valore politico del referendum, che esprima la volontà popolare. Non si può non tenerne conto”. Ma se lo organizzano i cittadini, c’è il rischio che venga manipolato, o no? “Credo che sia più importante, per dare credibilità alle Istituzioni, che sia il Comune ad organizzarlo, per farsene garante. Se questo malauguratamente e inopinatamente non dovesse essere fatto, i cittadini e le forze politiche hanno il diritto e il dovere di promuovere il referendum, che avrebbe lo stesso valore, dal punto di vista dell’acquisizione degli orientamenti”. Per il sindaco esiste ancora il conflitto d’interesse ora che ha venduto tutte le quote al fratello? “Quote o non quote, c’è un interesse diretto su questa materia. Il sindaco dovrebbe rimanere estraneo all’argomento “biomasse si, biomasse no”, e anche sull’iter che riguarda il referendum”. Se c’è un conflitto d’interessi, potevate prevederlo l’anno scorso. E’ stato il vostro candidato. “Le forze politiche che hanno sostenuto Ivan De Masi a iniziare dal Pd e io personalmente ero convinto che la realizzazione dell’impianto a biomasse a Casarano, con Ivan De Masi sindaco, non fosse più di interesse dell’azienda. Ossia pensavo che ci si rendesse conto che , sindaco Ivan De Masi, quell’investimento avrebbe creato dei problemi. A iniziare dal sindaco stesso”. Ma quando è stato eletto era ancora proprietario delle quote (anche se c’era un preliminare di vendita) e quando si è insediata la Conferenza dei servizi, in aprile, anche. “Esattamente. Quindi l’iter della Conferenza dei servizi a cui il Comune di Casarano partecipa è iniziato con quest’anomalia”. C’è un problema di emergenza democratica a Casarano, come sostiene Idv e la Lilt? “Se il Comune non affronta questo argomento con la dovuta maturità rischia di far scattare un problema vero di tenuta democratica, non attivando gli istituti democratici previsti dallo Stato con false argomentazioni. Se il referendum non lo organizzasse il Comune, si verificherebbe uno scollamento preoccupante fra la città e le sue istituzioni”. La Regione Puglia permette ai territorio di pianificare autonomamente il proprio sviluppo. Casarano è capofila del raggruppamento di Comuni denominato “Area vasta”, figlio della sua amministrazione. Un territorio grande più della metà del Salento. La pianificazione energetica di Area vasta prevede le biomasse? “Non nella forma che si sta prospettando. La pianificazione energetica è stata fatta con l’Università di Lecce e si prevedevano impianti ‘pubblico’ o pubblico-privato. In questi argomenti il pubblico deve dettare regole e indirizzi. Non possiamo essere al traino di privati che in virtù della loro libertà d’impresa attuano interventi che lascerebbero cicatrici sul nostro tessuto urbano, agricolo, sociale”. Quali insediamenti sono contenuti nella pianificazione di Area Vasta? “Tra gli altri: impianti off shore e craking molecolare. Ossia la possibilità per ogni famiglia di frantumazione dei rifiuti e generare energia. Essendo autonomi e guadagnandoci. Invece non conoscendo la pianificazione fatta finora, si pretende di partire da zero. Con il rischio di perdere ingenti finanziamenti”. Leggi anche l'intervista ad Ivan de Masi: De Masi: “Non sono in conflitto di interessi”
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