Monsignor Domenico D'Ambrosio, scrive una lettera aperta rivolta ai candidati alle prossime Regionali e alla comunità salentina chiamata al voto
L’arcivescovo di Lecce, monsignor Domenico D’Ambrosio, irrompe nella campagna elettorale con una lettera aperta rivolta ai candidati alle prossime Regionali e alla comunità salentina chiamata al voto. «Per amore del mio popolo»: il titolo rende subito chiaro lo scopo del messaggio in cui monsignor D’Ambrosio chiede più attenzione alla salvaguardia del «bene comune», fa leva sul senso di responsabilità civile, parla dell’«imbarbarimento della lotta politica» e della «crisi di disaffezione» tra le istituzioni e la gente, ancora più accentuata nei giovani. E in particolare, invita i candidati a trovare sempre la forza e il coraggio di anare ogni legame tra politica e affari. «Con sicura e sincera attenzione al momento importante e critico che il nostro Paese sta attraversando – esordisce la lettera – sento il bisogno di rivolgere la mia parola a tutti voi, fratelli e sorelle di questa Chiesa, ora affidata alle mie cure pastorali, e a quanti scelgono di mettersi al servizio della comunità proponendosi ai cittadini tutti come loro rappresentanti nelle istituzioni locali, preposte allo sviluppo delle comunità, e deputate a dare risposte concrete ai reali bisogni delle persone, alla promozione del bene comune, all’urgenza dell’educare in vista del traguardo di una società capace di attenzione e di impegno vero nella ricerca e nell’offerta di risposte valide alle reali e fondanti esigenze delle persona umana». L’invito è ad abbandonare l’egoismo individuale e corporativo, optando per un confronto rispettoso delle idee di tutti, nell’ottica della salvaguardia del bene comune. A tal proposito, l’arcivescovo fa riferimento al recente documento dei vescovi italiani, «Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno», in cui si sviluppa una disamina puntuale delle luci ma soprattutto delle ombre del Sud: malavita organizzata, cattiva amministrazione, sfaldamento del senso civico dei singoli, illegalità diffusa. «A noi credenti non è dato scegliere un atteggiamento di autosufficienza, di sicurezza a senso unico del nostro progetto, né siamo disposti ad accettare una qualche forma di discriminazione che ci costringa all’angolo – sottolinea monsignor D’Ambrosio – laddove si fa cultura nel senso pieno del termine, laddove cioè si generano modelli di pensiero e stili di vita, sentiamo imperioso il dovere di esserci e di collaborare, nel confronto dialogico e aperto, con gli interessati al bene di tutti». Quindi indica quali responsabilità devono assumersi i cristiani impegnati nell’arena politica: «C’è innanzitutto da assicurare presenza: l’assenteismo, il rifugio nel privato, la delega in bianco non sono leciti a nessuno, ma per i cristiani sono peccati di omissione. Bisogna partire dal territorio, partecipare alla vita e ai problemi del comune, del quartiere (scuola, servizi sociali e sanitari, assistenza, cultura) aprendosi alla struttura regionale». Compito della Chiesa, tuttavia, è di «non confondersi con la realtà politica ma è suo dovere richiamare i cristiani a un impegno coerente nel servizio alla città». Altro invito è a porre particolare attenzione ai giovani «che soffrono più di tutti la piaga della disoccupazione e del loro non inserimento nel mondo del lavoro»: sono loro, ricorda monsignor D’Ambrosio, che «domandano attenzioni nuove per il loro pieno inserimento nella vita sociale e non possiamo illuderli o deluderli: le loro attese e speranze possono richiamare coloro che fanno politica alla correttezza, all’onestà, alla difesa della vita e alla promozione del futuro». Al riguardo, aggiunge: «Di fatto avvertiamo una accentuata disaffezione alla politica da parte dei giovani. Siamo chiamati a far comprendere che prendersi cura del bene altrui e proprio è compito alto. Con loro siamo chiamati a sconfiggere l’egoismo, l’ignoranza, il disinteresse, forse l’apatia che può essere stura agli strani fenomeni di bullismo e affini che recentemente mostrano una spia pericolosa anche nella nostra città di Lecce». Infine, lancia un appello ai futuri amministratori: «In quanti, credenti e non, hanno o avranno responsabilità politiche e amministrative, non possono mancare alcune priorità di ordine etico: il disinteresse, la lealtà nei rapporti con gli altri, il rispetto della dignità degli altri, il rifiuto della calunnia e della menzogna come strumento di lotta contro gli avversari. Il servizio e l’azione politica miranti al bene e alla crescita della collettività, non possono ridursi a semplice gestione del potere. Il perseguimento e l’impegno per il bene comune devono avere o trovare sempre la forza e il coraggio di anare ogni legame tra politica e affari».
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