Da novembre i lavoratori del biostabilizatore di Poggiardo non percepiscono stipendio e da oggi incroceranno le braccia. I rifiuti resteranno per strada. Il Salento è ad un passo da una nuova emergenza
Le forze belligeranti nella “nuova guerra dei rifiuti” sembrano essere: da una parte, la Regione e l’Ato Lecce/2 (struttura incaricata di gestire i rifiuti di 46 Comuni) e dall’altra lo stesso Ambito territoriale ottimale, le municipalità e le varie ditte di raccolta, trasporto e smaltimento, tra cui la Sud Gas titolare del biostabilizzatore di Poggiardo. Al centro c’è il sacchetto di immondizia indifferenziato e differenziato, ma soprattutto vi sono migliaia di cittadini costretti a subire l’ennesima crisi ed enormi disagi. La quinta emergenza in tre anni è scoppiata sul finire della scorsa settimana quando Fabio Montinaro, amministratore unico della Sud Gas, ha annunciato ai sindacati e ai lavoratori dello stabilimento che “in cassa non c’è un euro” e che quindi gli stipendi arretrati delle 12 unità occupate “non potranno essere pagati, perché quasi tutti i Comuni non hanno provveduto a versare il canone 2009 per intero, ma solo qualche rata”. E così il tempo tra il “dire” e lo “scioperare” si è rivelato brevissimo. Un minuto dopo gli operai hanno spontaneamente incrociato le braccia, rischiando il tutto per tutto, persino una eventuale denuncia per interruzione di pubblico servizio, pur di vedere soddisfatti i propri diritti. “Da novembre non percepiscono un soldo – hanno tuonato i rappresentanti sindacali Fiadel (Giorgio Rausa e Valerio Contaldo) e Cgil (Sandro Crisogianni) – e fra poco non avranno nemmeno le risorse per recarsi al biostabilizzatore per protestare”. Serpeggia la voce, infatti, che probabilmente da oggi i lavoratori si accamperanno giorno e notte nei pressi del biostabilizzatore. Astensione proclamata, polemica assicurata. Lo scontro politico-finanziario più acuto è quello che si registra tra l’Ato Lecce/2, attraverso il massimo responsabile Silvano Macculi e l’ente amministrato da Nichi Vendola. Il primo accusa il secondo di “immobilismo e inadempienza”, mancherebbero infatti nelle casse dell’Ato 11,5 milioni di euro di provenienza regionale. Intanto sul piano dei servizi, è in atto una battaglia tra i 46 Comuni interessati e la stessa Sud Gas sul prezzo per lo smaltimento e il conferimento in discarica a tonnellata dei rifiuti indifferenziati. La ditta di Montinaro chiede 46 euro per il materiale umido e 66 per il secco. “Tariffe non accettabili” per le municipalità le quali intendono attestare il costo a quello iniziale regolato dall’appalto di gara, “cioè 34,73 euro a tonnellata”. E tra un tira e molla e l’altro, l’unico risultato certo è che i lavoratori scioperano, i camion sono pieni e quindi fermi, i rifiuti da oggi in strada o bloccati nelle case. Anche i sindaci si stanno mobilitando: “Il Commissario all’emergenza Vendola anziché affrontarla e risolverla, la sta incrementando – dice Silvio Astore di Poggiardo, città sede della Sud Gas -; torno a chiedere la chiusura dell’impianto biostabilizzatore, che doveva funzionare per un solo anno ma siamo arrivati al terzo. Oltre a ciò sollecito Vendola e Introna a convocare un tavolo tecnico per questa emergenza senza aspettare il 27 febbraio e non concludere a”. Il sindaco di Nociglia Giuseppe Fracasso, invece, ha già fatto circolare nel paese i megafoni per dire alla cittadinanza di trattenere i rifiuti in casa fino a mercoledì. E la telenovela continua.
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