“Nuove attrezzature per Cardiochirurgia”

GUARDA IL VIDEO. Massimo Villani, direttore di Cardiochirurgia dell'ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, lancia un appello alle istituzioni e ai politici locali

Sono passati undici anni da quando a Lecce è stato eseguito il primo intervento al cuore. Lo ricorda bene Massimo Villani, direttore di Cardiochirurgia dell’ospedale «Vito Fazzi»: «Era il 30 giugno del 1998 quando, insieme alla mia equipe, impiantai con successo un bypass coronarico a un camionista di Taranto». Da allora, nel reparto diretto dal professor Villani sono stati eseguiti oltre 4mila interventi chirurgici di vario genere, con ottimi risultati e con tassi di complicanze molto bassi, che hanno reso di fatto inutili i cosiddetti viaggi della speranza nel Nord Italia per migliaia di salentini. Non sono mancati importanti riconoscimenti per l’attività svolta dall’equipe leccese. Tra questi, il piazzamento tra i primi 15 centri di cardiochirurgia in Italia (su 104). Per mantenere così alti livelli di efficienza, sin dall’inizio il reparto è stato dotato di attrezzature altamente tecnologiche che oggi, però, necessitano di essere rinnovate con urgenza. «Il nostro centro, finora considerato all’avanguardia, si trova di fronte ad una crisi di crescita»: è l’allarme che il professor Villani lancia dal convegno su “Cardiologia e diritto alla salute” organizzato nei giorni scorsi a Porto Cesareo dalla Fondazione «Identità e futuro» diretta da Cosimo Arnesano. «In questi anni – spiega il direttore di Cardiochirurgia del “Fazzi” – abbiamo avuto l’onore di insegnare le nostre tecniche anche a giovani cardiochirurghi stranieri, provenienti dall’Egitto e dalla Cina, che sono rimasti con noi per più di un anno; abbiamo dato lustro a Lecce sia dal punto di vista dell’attività chirurgica che dell’attività scientifica. Ora abbiamo bisogno di nuovi investimenti: servono più medici, anestesisti, perfusionisti, tecnici per la macchina per la circolazione extracorporea, e soprattutto, per mantenere alti i nostri livelli di prestazione, è necessario che sia rinnovato al più presto il cosiddetto parco tecnologico». UNDICI ANNI DI ATTIVITA' Dal 1998 ad oggi, sono oltre 4mila gli interventi eseguiti nel centro di Cardiochirurgia di Lecce. Un dato che riflette l’elevata incidenza delle malattie cardiovascolari nel Salento come nel resto d’Italia e del mondo occidentale, dove rappresentano la prima causa di morte. In più di dieci anni di attività del centro leccese, la chirurgia delle coronarie l’ha fatta da padrone, nonostante alcuni casi meno complessi possano essere trattati con l’angioplastica e l’applicazione di uno «stent», evitando così l’intervento chirurgico. Gli interventi sono eseguiti sia con tecnica tradizionale, a cuore fermo ed in circolazione extracorporea, sia con una tecnica mininvasiva, cioè con una piccola incisione e a cuore battente, grazie alla quale l’equipe diretta dal professor Massimo Villani è in grado di operare su coronarie anche di calibro inferiore ad un millimetro. «A Lecce siamo particolarmente esperti in questa tecnica di microchirurgia – spiega Villani – tanto che nel 2002 siamo stati invitati al convegno nazionale della Società italiana di cardiochirurgia a Verona, per illustrare la nostra bella esperienza». Al secondo posto, per numero di interventi, ci sono le malattie delle valvole cardiache che nel passato venivano trattate prevalentemente con la sostituzione valvolare protesica mentre oggi si ricorre alla riparazione (la cosiddetta plastica valvolare). Seguono gli aneurismi dell’aorta, sia nelle forme croniche, che sono sempre più frequenti, sia in quelle acute che sono rapidamente mortali. «La nostra metodica è stata presentata l’anno scorso nel convegno mondiale di cardiochirurgia che si è tenuto a Kos, in Grecia, e ha visto la partecipazione di oltre mille cardiochirurghi provenienti da tutto il mondo». Le altre patologie operate a Lecce sono le cardiopatie congenite, i tumori del cuore, le complicanze meccaniche dell’infarto, le pericarditi e altre ancora. fla.serr.

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