Vegetabili estrapolabili

Il riposo di un guerriero all'opera

Il “Serse” di Händel comincia con un tizio che si gode l’ombra di un albero. Lui è il Re dei Re, il persiano eponimo, e il “vegetabile” del testo poetico un bel platano. Poco prima, nel recitativo, il sovrano gli ha pure augurato un futuro radioso. Agli occhi degli occidentali, ‘sti monarchi orientali hanno sempre la mania di voler esercitare poteri sovrannaturali sulla natura. Per giunta, questo è quel Serse che aveva provato a maledire e flagellare il mare (l’Ellesponto) che gli aveva risucchiato un po’ di barche e uomini durante la guerra contro le città greche. Erodoto non gli risparmia ironie e forse anche per questo motivo poeti e musicisti si concentrano sui fatti sconci della sua vita privata (gli amori per la cognata). Ne vien fuori un’opera stranamente a metà tra il buffo e il serio, ma con pagine magistrali (il 2009 è stato anche l’anno di Händel, morto esattamente 250 anni fa). Questo è forse il più paradigmatico dei testi-gruccia, appendiabiti per musicisti, parole neutre, misurate quando non bislacche, situazione adattabile a (ed estrapolabile da) qualsiasi contesto. Ma la musica ha il suo che di sublime, di quelle che finiscono nelle segreterie telefoniche o negli ascensori dei grandi magazzini.

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