Crepuscolari atlantici

Echi gozzaniani in un fado portoghese. Con sequel a sorpresa

“Casa da Mariquinhas” è un classico del fado portoghese. Fu lanciato da un fadista atipico, eppure oggi considerato archetipico, dalla voce tutt’altro che imponente: Alfredo Marceneiro. La cosa che colpisce di più un italiano in questa canzone, scritta dal poeta Silva Tavares, quasi coetaneo di Gozzano, è che la casa del titolo potrebbe essere, appunto, quella della gozzaniana nonna Speranza, piena delle famose “buone cose di pessimo gusto”. Fonte comune, forse, le case umili di certa letteratura francese (per esempio Flaubert). Molto mal ammobiliata, il tutto di questa casa portoghese non vale niente. Da nonna Speranza si cantano i “dolci bruttissimi versi” di “Caro mio ben”, nell’altra, al posto del pianoforte c’è una chitarra e si canta il fado. Ma se la casa di nonna Speranza trasmette una certa tristezza di muffa, nel cattivo gusto portoghese Mariquinhas ci vive allegramente con le amiche. La canzone ebbe un tale successo da meritarsi dei sequel in cui i vicini di casa la denunciano per il chiasso e la donna deve sloggiare e mettere all’asta la sua chincaglieria. L’imperscrutabile provvidenza dei mercati immobiliari farà sì che in quella casa ci vada ad abitare un signore con portiere personale e Cadillac.

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