Amy Winehouse cantata (e non raccontata) ai bambini
C’è un giovane papà imbarazzatissimo con questa moda didattica dell’inglese sin dalle elementari. Amava condividere i suoi gusti musicali in famiglia e, quando gli nacque una bimba, attaccò subito con le terapie intensive di Bach e Mozart durante la nanna, la pappa e la cacca. Qualche anno dopo, passeggiando per le navate di un megastore qualsiasi, scoprirono insieme Amy Winehouse. Fu amore al primo ascolto e cominciarono a canticchiarla in casa. Intanto si avvicinava l’età scolare e la minaccia dell’inglese. Perché l’amore cantato da Amy è l’amore che non si racconta ai bambini. Anzi, con o senza inglese, alla fine se ne accorgono tutti. Il maquillage da battona la dice lunga. In “Back to black” canta senza perifrasi le angosce di un’amante part-time. Sei venuto a inzuppare il biscottino e adesso te ne torni da lei, eh?! E io… back to black! Diciamo sempre che questa è l’ultima, ma poi, come Tenco, di notte mi vieni a cercare. No, Amy non cita Tenco, perché è una popolana londinese, ma con sprazzi di purissimo lirismo disperato, come quando dice che la vita è un tubo e lei una monetina che cerca di “scivolare all’insù”. Qui solo con chitarra e basso alle spalle. Le battone non cantano più così.