Casarano e l’autobus che non può perdere

Ivan De Masi non si candida ma promette comunque di dare il suo contributo alla crescita della città che ama

La ricognizione fatta intorno all’ipotesi di una sua candidatura a Sindaco di Casarano è finita. Ecco perchè Ivan De Masi non correrà per la carica di primo cittadino di Casarano.

La ricognizione fatta intorno all’ipotesi di una mia candidatura a Sindaco di Casarano è finita e, come avevo promesso a tutti coloro che hanno seguito questo dialogo pubblico sul web (tantissimi, veramente), ho maturato la mia decisione. Il sottoscritto non correrà per la carica di primo cittadino della sua città. I motivi che mi hanno portato a questa scelta sono diversi, ma tutti si connettono alla madre di tutte le perplessità che ho indicato, descritto, circumnavigato nei miei precedenti articoli, il giorno 5 degli ultimi tre mesi: la nuova cultura politica ed il nuovo modello di governo della cosa pubblica che avevo in mente purtroppo non ha attecchito . Sia che parlassi di cultura, sia che illustrassi nuove modalità di approccio rispetto a scelte strategiche, sia che evocassi progetti idealistici per la mia città, sia che mi confrontassi con gli scenari pratici e le liturgie della gestione, ho sempre sostenuto la necessità inderogabile di uno scarto mentale netto rispetto al passato ed al presente. “I partiti devono cambiare ed adeguarsi ai tempi, rendersi conto davvero di quello che sta succedendo oggi”, ho scritto nell’ultimo articolo. Mi sono illuso? Non credo, anzi posso affermare serenamente che la presa d’atto che certe croste malsane non si tolgono facilmente, né in poco tempo dal tessuto sociale di una comunità, abbia dato ragione al postulato iniziale. La riprova, ancora una volta, è nell’impostazione di questo dialogo che è stato dichiarato subito: parliamo, capiamoci, confrontiamoci, cerchiamo punti di convergenza, di metodo, identifichiamo insieme le priorità della nostra città, anche con slogan, sui muri!! Mai ho perso di vista il concetto di “insieme”, inedito, credo, nei dialoghi sulla politica. Ma mai ho scritto che mi sarei candidato. Per la banale ragione che, senza una robustissima verifica che le mie teorie avessero una vasta condivisione al di fuori dei partiti tradizionali, non mi sarei messo in pista. Mi sarebbe piaciuto fare squadra come mai si era visto nelle cronache politiche, e non perché sono un visionario innovatore, ma per una ragione molto più banale: non so agire diversamente. Il concetto di “insieme” è connaturato alla mia mentalità, sia come persona, sia come fresco padre di famiglia, sia come imprenditore, sia come dirigente sportivo. Basta chiedere a chi mi frequenta se sto dicendo la verità. Adesso che è tutto chiaro mi viene da riflettere su quanta strada ancora abbiamo davanti se penso, ad esempio, alle barricate che hanno alzato, primi fra tutti, gli amici di Rifondazione comunista, la cui forza principale è rappresentata da giovani. Chi più di loro doveva cogliere l’aria fresca che stavo immettendo, con umiltà ritengo, impegno e rispetto verso tutti, nella politica cittadina? C’erano passaggi nelle mie parole da discutere, posizioni da me espresse da dibattere? Bene, perché non ne abbiamo parlato, invece di sbattere la solita porta dell’ideologia preconcetta: “noi con i padroni non parliamo”? Possibile che fra questi giovani non ci si accorga che certe posizioni di conflitto di classe risalgono alla rivoluzione industriale del XIX secolo? Ecco, il piccolo rammarico, è proprio questo. Rimane, comunque, la soddisfazione di essere riuscito a sintonizzarmi con tutti, a dialogare sulla rete e di persona in decine e decine di incontri nei quartieri della città. Il contatto diretto è stato stimolante, vivo; insomma veramente una bella esperienza dal punto di vista umano. C’è un altro passaggio-chiave che, dopo la verifica delle reazioni, ha avuto un impatto significativo nella mia decisione. Trascrivo il passaggio apparso nell’articolo del 5 gennaio: “ Se ci fosse il tempo, io farei un referendum – e non è detto che non si possa fare – per vedere chi vuole gli impianti e chi no! Chi vuole che si riconverta a Casarano parte dell’economia del paese verso la sostenibilità, e chi no! Da fervente suddito del principio di democrazia aggiungo e dico che se la legittima opinione maggioritaria dei cittadini non incontrerà l’ugualmente legittimo interesse aziendale, Italgest farà il passo indietro rispetto a tutti i suoi programmi, compreso quello già in fase molto avanzata, per la riconversione di parte degli stabilimenti Filanto. Punto”. Un Consiglio comunale ad hoc, cui ha partecipato tanta gente quanta non se n’era mai vista, ha decretato quasi all’unanimità che i cittadini di Casarano si sarebbero espressi con un referendum sulla costruzione di un impianto a biomasse. Un test importante che apre una nuova stagione per la politica. Proprio quella di cui scrivo sopra. La scelta forte della partecipazione ai processi di costruzione di una nuova era economica. Bene, il mio autobus é giunto al capolinea del percorso che mi ero dato, scendo. Ringrazio le centinaia e centinaia di persone che ho incontrato sul web e per strada, quei concittadini che non si sono ancora disamorati della politica, ma del modo in cui questa politica li considera: sudditi da convocare ogni cinque anni, non ogni 5 del mese per aprire una nuova discussione! Ho ipotizzato con tutta l’onestà intellettuale di cui sono capace, un nuovo Umanesimo, soprattutto partendo dalla periferia dove vivono persone che non hanno voce e che avrebbero invece tanto da dire. Ho ipotizzato una rivoluzione culturale “che non si può fare con la bacchetta magica ma se non iniziamo con il credere che ce la possiamo fare, è inutile ogni altro approccio”. La penserò sempre così, perché sono un giovane impegnato ed il futuro appartiene alla mia e alle prossime generazioni, non a quella che ci ha preceduto e che oggi ci governa ancora. L’autobus dei miei sogni di cittadino europeo (anzi, occidentale) però non lo metto in garage. Continuerà ad andare in giro, con la voglia di fare, con la voglia di cambiare, di lavorare con responsabilità sociale, imbarcando chiunque voglia parlare, confrontarsi, consigliare, criticare e perché no, sognare! Da imprenditore e uomo che ama la sua città prometto a tutti di dare comunque il mio contributo, con la certezza che su quell’autobus salirà solo chi avrà dimostrato di abbandonare quella sottocultura del pettegolezzo e quel provincialismo, che mal si addicono ad una città che merita ben altro palcoscenico! Un affettuoso saluto a tutti e buona fortuna.

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