Ai candidati del 28 e 29 maggio 2006 nella lista di Galatinaaltra
Dino Valente spiega i motivi delle sue dimissioni rivolgendosi alle Candidate ed ai Candidati all'elezione del Consiglio Comunale di Galatina del 28 e 29 maggio 2006 nella lista di Galatinaaltra
Care Compagne e cari Compagni, consentitemi di rivolgermi a voi con questi termini, usati tante volte tra di noi in senso letterale (cum panis) e non partitico. “Galatina ha bisogno di armonia. Per troppi anni, in troppi, hanno lavorato solo per distruggere. Ora è il momento di ricominciare a costruire. I galatinesi sanno realizzare l’impossibile quando lottano insieme per un obiettivo.” Si apriva così il nostro invito agli elettori a votarci. Eravamo convinti di rappresentare la novità e le nostre singole storie sembravano darci ragione. “Si parte dai bisogni e si individua il problema. Attorno ad esso si costruisce, tutti insieme, il progetto di soluzione. Ognuno porta la sua esperienza senza la volontà di prevaricare gli altri ma con la sola voglia di contribuire alla soluzione in un’armonia di rapporti e di mezzi.” Era questo il metodo che per trent'anni avevamo adottato fuori dal Palazzo raggiungendo risultati tangibili. Era questa la scommessa che volevamo vincere assumendoci oneri di governo della Città. “Le Istituzioni devono essere utili ai cittadini e non utilizzarli. In questa ottica, non bisogna fermarsi davanti a nessuna burocrazia ma aiutare i burocrati ad essere uomini.” Questo il nostro proclama che convinse ottocentoquaranta galatinesi a votarci consentendo a noi di vedere eletto un Consigliere comunale ed al Sindaco di nominare un Assessore preso dalle nostre file. A metà del mandato elettorale dobbiamo necessariamente guardarci indietro e chiederci quante delle parole dette e scritte in campagna elettorale siamo riusciti a trasformare in realtà. Il bilancio, per quel che mi riguarda, è pesantemente negativo. “Armonia” continua ancora ad essere un insieme di lettere vuote. Non c'è mai stata nell'amministrazione Antonica. Non c'è più nel nostro gruppo. E' necessario, dunque, che chi come me ha avuto l'onore e l'onere di rappresentarvi nelle sedi politiche si assuma tutte, e pienamente, le proprie responsabilità. Non sono riuscito, con la mia azione, a creare le condizioni affinché le nostre promesse elettorali divenissero metodo politico condiviso e fatti tangibili. Soprattutto non sono riuscito a fare in modo che i nostri rapporti, anche personali, non subissero incrinature a causa di sempre possibili divergenze di merito. Siamo tutti uomini e, come tali, soggetti a sbagliare. Sarebbe assurdo non riconoscere però i nostri errori e tentare di trovare sempre una giustificazione a tutto. Ho sbagliato. Devo lasciare e lascio il mio incarico di vostro portavoce e segretario. Torno a svolgere la mia azione politica con i mezzi e con i metodi che conosco ed utilizzo, ormai da quarant'anni (purtroppo). Sono certo che, se anche ora ci prendiamo una pausa, ci ritroveremo ed avremo ancora modo di percorrere insieme molti tratti di quella strada irta e difficile che porta al bene comune attraverso la democrazia. Con amarezza ma non senza speranza vi abbraccio tutti Dino Valente
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