Alcune ore in allegria presso la fondazione Casa dei Bambini di Casarano
Costituita nel 2006, la “Casa dei Bambini” ha avviato l’attività nel febbraio scorso. Oggi ospita cinque minori dai cinque ai 13 anni; meno del numero previsto per legge, al fine di garantire un clima confortevole agli ospiti
di Barbara Melgiovanni Che cosa si prova a vivere in una casa che non è la tua, con una famiglia che non è la tua, con oggetti, spazi che non sono i tuoi? Mi ripetevo queste domande mentre mi recavo presso la “Casa dei Bambini”, la fondazione onlus nata a Casarano in memoria di Daniela e Paola Bastianutti, le due sorella scomparse, a causa di un attentato terroristico, a Sharm El Sheik. Domande alle quali credevo di non trovare risposta. Mi sbagliavo. La mia esperienza nella struttura per minori che sorge alle spalle della chiesetta di Casaranello comincia con un timido indice, il mio, che rimane sospeso a mezz’aria a pochi millimetri dal campanello, prima di decidersi a suonare. Un volto sorridente fa capolino da dietro il portone, m’invita ad entrare, scusandosi se non può porgermi la mano perché bagnata. Michela è una delle cuoche, la interrompo mentre era intenta a lavare i piatti. Sono le 14.30; nella “Casa dei Bambini” si è appena finito di pranzare. Ancora odore di cibo nell’aria, misto a quello più acre del detersivo per i piatti. Attendo nel corridoio all’ingresso della struttura, Michela chiama una delle educatrici per avvisarla del mio arrivo. Mi guardo un po’ intorno e poi mi accorgo di qualcuno che da dietro la porta della cucina, incuriosito, mi spia. E’ Marco, l’unico ometto della casa; mi si fa incontro e porgendomi la mano si presenta. Occhi grandi che mi esaminano, attenti, indagatori. Mi sorride, è incuriosito dalla mia presenza. (Continua in edicola sul Tacco d'Italia di dicembre)
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