Rotta l’omertà. Qualcuno sa.

Qualcosa è uscito fuori, l’altro ieri, dai circa 30 interrogatori che hanno avuto luogo presso la caserma dei carabinieri di Ugento. Il pm Giovanni De Palma, con i poliziotti della Squadra Mobile ed i carabinieri del Reparto operativo sono ritornati nella città di Peppino Basile, il consigliere comunale e provinciale dell’Italia dei valori ucciso nella notte tra il 14 ed il 15 giugno scorsi. Qualcuno sa. E stavolta quel qualcuno qualcosa ha detto. Che le grida strazianti del politico, ad esempio, si sono sentite anche a distanza di centinaia di metri dall’abitazione dell’uomo, dove si è consumato il delitto. E che gli assassini non sono passati del tutto inosservati. Tutte dichiarazioni preziose, soprattutto alla luce di ciò che, invece, avevano dichiarato i vicini di casa di Basile. E cioè che non si fosse sentito a, in quella notte, e che l’omicidio si fosse consumato nel più assoluto silenzio. Per queste ragioni due dei vicini saranno nuovamente interrogati; i due che quest’estate vennero messi sotto inchiesta per false dichiarazioni al pubblico ministero. Sembra dunque che uno squarcio al velo di omertà che fino ad oggi ha coperto la vicenda sia stato praticato. Le indagini hanno trovato nuovo slancio. Ed un buon punto dal quale ripartire.

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