Interrogatori fino a notte

Le indagini sulla morte di Peppino Basile, consigliere comunale e provinciale dell’Italia dei valori, ucciso alle porte della sua casa di Ugento nella notte tra il 14 ed il 15 giugno scorsi, non si erano mai arrestate. Ieri, tuttavia, esse hanno subito una decisa accelerazione. Una decina di persone, infatti, sono state convocate presso la caserma dei carabinieri della locale stazione per essere interrogate. Sulla loro identità è stato mantenuto il più stretto riserbo ma è possibile che esse facessero parte del gruppo di 150 persone già sentite dal sostituto procuratore Giovanni De Palma tempo addietro. Accompagnato dagli uomini del Reparto operativo dell’Arma di Lecce il magistrato si sarebbe intrattenuto a lungo, dopo le dieci della sera, con due donne in particolare. Non si sa se esse avessero rapporti stretti con Basile e quindi possano condurre al movente del suo omicidio oppure se siano a conoscenza dei fatti accaduti. Resta da capire anche se ci sia una relazione tra gli interrogati di ieri e i nomi riportati nell’ultima delle lettere inviate a don Stefano Rocca, parroco di Ugento, una decina di giorni fa. In quella missiva anonima, infatti, si facevano i complimenti all’operato del sacerdote, si indicavano alcune persone tra le quali indagare e si definiva l’omicidio del politico ugentino un’esecuzione studiata a tavolino. Sono tanti i misteri da sciogliere. Al momento non è dato sapere se alcuni di essi abbiano trovato soluzione negli interrogatori di ieri sera.

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