Le poesie di Cosimo Corvaglia

Il poeta della calda umanità abbrividente

“In ogni poeta si muovono due linee di forza, due anime – dice Cosimo Corvaglia -. La prima è il mestiere, una ininterrotta ricerca di linguaggio (applicazione, impegno, riscoperta di glossari e di sintassi); la seconda è l’esperienza della vita, dei fatti che ti possiedono e ti trasmutano, ed impongono un dettato, un repertorio passionalmente partecipe”

E’ poeta , “calamita che assorbe tutti i battiti del mondo”, con un suo stile che lo rende distinguibile e subito riconoscibile. Il suo interesse per gli effetti speciali della lingua, per la scrittura e la letteratura, in particolare quella antica, era nato fin dagli anni giovanili. E’ continuato poi all’università di Genova, come assistente di filologia classica e con l’amore per la poesia (numi tutelari fin dai primi anni Camillo Sbarbaro, Alfonso Gatto e altri grandi del ‘900). Chiusi nel cassetto i fogli poetici redatti, come sempre, con la sua stilografica, con continui richiami di varianti, modifiche, correzioni, hanno atteso per anni la loro stesura definitiva. Una inconfondibile poesia che è frutto di una accurata ricerca di pura espressività e musicalità del testo, specchio dell’io, ma anche “officina” della parola, travagliata, sofferta, con un andamento talvolta colloquiale e discorsivo, sempre in un abitare poetico della “macerazione”. Dopo riconoscimenti di grande prestigio: vincitore dell’incontro culturale e poetico italo-danese in occasione dell’ottavo centenario francescano ad Assisi nell’82 e del premio Senigallia nell’88, partecipa come finalista al premio Lerici-Pea, nel quale si sono alternati, come vincitori o componenti di giuria, importanti nomi della critica e della poesia: da Montale a Caproni, da Govoni a Betocchi, da Raimondi alla Spaziani, ecc. Le sue poesie, apprezzate da esponenti della maggiore critica letteraria, vengono inserite in varie riviste ed antologie. Si riporta, qui di seguito, Casa bianca del 1992, con la quale è stato proclamato “poeta dell’anno” da lettori e critici de “La tribuna letteraria” (Padova), definita da Mario Luzi “di un fortissimo firmamento interiore”: ….. Rincasano in silenzio ad uno ad uno, tra gli sterpi riarsi e il pozzo secco, fantasmi di terriccio a prima sera, casa bianca come un ossario al sole, raccolta vela fredda di libeccio, stanca novizia prona alla preghiera. Casa bianca, l’anguria in fondo al pozzo che risaliva fresca a mezzogiorno, lo squarcio del coltello dentro il riccio, il tintinno dell’orzo abbrustolito, pane arrostito, brace di sarmenti, la strada un’altra casa, porte aperte, comuni volti voci pianto e riso, casa bianca, via bianca, bianchi canti di future penelopi sognanti ritorni azzurri da piangenti cieli, finti sorrisi indifferenti, vivo seme agrodolce sempreverde in cuore di sguardi, di silenzi, di parole, mio padre che appendeva alla finestra il viso come scorza dell’ulivo in attesa dei passi del postino, mia madre che innestava i figli ai santi intrecciando filari alla specchiera, lenta ciabatta incenso e rosmarino. Apprezzato per la sua attività anche nel campo della critica letteraria, in particolare per i suoi contributi definiti “critico-narrativi” e per la sua riscoperta dei “derelitti” del Novecento minore, assenti nel dibattito letterario (Marotta, Berto, etc.), è stato tra i soci fondatori, insieme a Claudio Angelini, della rivista Fiera, ed è oggi socio dell’Universitas montaliana, costituita da personalità dell’arte e della cultura, per riaffermare l’eredità della grande poesia del Novecento. “La poesia è l’uomo” con questa epigrafe di Salvatore Qusimodo, quanto mai significativa, inizia la sua prima raccolta (1996). La si legge in esergo prima di un insieme di sedici poesie, intitolato Diasincronico (Carra Editrice) e pubblicato nell’Annuario del Liceo Classico di Casarano, dove ha insegnato Italiano, Latino e Greco per quartant’anni. Seguiranno Sillabe mute (Piero Manni,2000) e Canti allo specchio (Besa, 2006).

Leave a Comment