Salento a rischio isolamento

La necessità di un'azione sinergica

“Destra e sinistra, maggioranza ed opposizione, si impegnino insieme contro i tagli dei collegamenti del Salento con il resto d'Italia e del mondo”. Lo chiede Ugo Lisi, deputato di An

Sono passati un po’ di giorni dal richiamo del presidente della Camera di Commercio di Lecce sul rischio isolamento che sta correndo il Salento, visto il modo in cui le compagnie nazionali che gestiscono le tratte aeree e quelle ferroviarie hanno deciso di comportarsi con il nostro territorio. Eppure malgrado quel grido d’allarme a è cambiato e a si è mosso. Senza voler fare facili strumentalizzazioni, avverto il dovere morale di far notare ai colleghi che sono espressione della maggioranza che governa il Paese, la Regione e la Provincia che se non si danno immediatamente da fare a richiamare i loro referenti ad un’azione più in favore della nostra terra corriamo il rischio vero di arrecare un danno irreparabile all’economia. Dico ciò pensando alle difficoltà che gli imprenditori salentini palesano quotidianamente, visto che è universalmente riconosciuto che questo lembo di territorio è assolutamente tagliato fuori dalla comunicazione che consente ogni tipo di interscambio. Torno a proporre per l’ennesima volta un tavolo di concertazione sull’economia salentina in grado di far prevalere le nostre radici territoriali e identitarie sulla nostra differente appartenenza politica. Solo così potremo attrezzarci per le sfide della globalizzazione alle quali non possiamo non partecipare. Non è più, ormai, una questione di scaricabarile. Ci siamo messi, credo, alle spalle il futile ping pong delle responsabilità. Ciò che conta adesso è un’azione sinergica per garantire al territorio salentino una battaglia bipartisan in favore dello sviluppo dei suoi trasporti. È una battaglia di civiltà che tutti noi dobbiamo ai cittadini e per la quale è in gioco la credibilità di chi rappresenta il Salento. Se non saremo in grado di fare questa battaglia tutti i salentini ci giudicheranno colpevoli di aver messo dinanzi ai buoi dello sviluppo il carro della controversia partitica e ciò non sarebbe degno di chi si professa rappresentante del popolo.

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