Sei religioni a Galatina. Ma mancano i galatinesi

Solo il vicesindaco fa capolino a fine serata

Il chiostro di Galatina resta quasi deserto nella serata dedicata alla religione. Non una, ma sei credo diversi per dire “grazie” di un creato uguale per tutti. Ma né i religiosi né i politici della città si fanno vedere

Due candide coppie di colombe, appena liberate, si innalzano verso il cielo e rompono il nero della notte, mentre il coro, accompagnato dall’orchestra, con un canto struggente, invoca la pace. Si è conclusa così la tavola rotonda, organizzata, lunedì scorso nel Palazzo della Cultura di Galatina, dal Centro ecumenico Oikos, sul tema: “Le religioni per un mondo di pace e in armonia con l’ambiente”. Sei i credo religiosi rappresentati: cattolico, (monsignor Bruno Musarò, nunzio apostolico in Guatemala), ortodosso (Rita Bernardini, presidente della comunità ellenica di Brindisi), ebraico (Luciano Caro, rabbino capo di Ferrara), Islamico (Adnane Mokrani, università Gregoriana di Roma), hare krishna (madre Sita Anusarini e padre Rama Gauranga), buddista (Guglielmo Colombi, presidente del centro Saraswati). A presiedere c’era Don Quintino Gianfreda, vicario del vescovo di Otranto. Tutti insieme i relatori avevano prima acceso la lampada della pace. Ad eseguire i canti il coro della diocesi idruntina, diretto da don Biagio Mandorino. Ad ascoltare non più di cinquanta persone e tante sedie vuote. Accade anche questo nella cattolicissima Galatina. Nove parrocchie, i missionari della Consolata, i gruppi di preghiera, associazioni cattoliche di ogni genere, patrocinio del comune di Galatina e della Regione Puglia, Diocesi di Otranto in prima linea ed un Chiostro desolatamente vuoto. Il viso sconfortato di Rossella Schirone, organizzatrice della tre giorni dedicata a “L’uomo ed i cambiamenti climatici”, racconta una delusione. “Galatina non risponde a queste sollecitazioni”, sussurra scuotendo il capo mentre si siede nella prima fila. Si volta indietro e controlla di nuovo. Dei sacerdoti galatinesi, a parte don Cosimo Nestola, responsabile diocesano del dialogo interreligioso che coordina la serata, fra il pubblico c’è solo don Pietro Malorgio, viceparroco della Parrocchia San Sebastiano. Quello della diaspora fra le comunità parrocchiali galatinesi è un antico problema che sembra destinato a rimanere irrisolto. Già negli anni sessanta la rivalità era molto accesa. Qualcuno ricorda ancora la “gara” a primeggiare fra la Chiesa Madre e Santa Caterina. Lunedì sera erano in molti a chiedersi se, ancora nel 2007, mentre i massimi vertici idruntini appongono il loro sigillo su un convegno che risponde a precise indicazioni della Conferenza episcopale italiana, nella città dei Santi Pietro e Paolo sia così difficile interessare le comunità cattoliche a temi importanti come quelli dell’ambiente e della pace. E mentre un ambasciatore del Papa va in Guatemala, “il paese dell’eterna primavera”, e viene accolto con gioia dai credenti, a Galatina accade che solo pochissimi si accorgano della sua presenza e sentano l’esigenza di ascoltarlo per tentare di capire anche l’altra metà del mondo. Pochi intimi riescono, poi, a scoprire quanta convergenza ci sia sul “creato” da parte di sei religioni diverse. Anche i politici, per non essere da meno, brillano per la loro totale assenza. Solo a fine serata arriva trafelato Carmine Perrone, il vicesindaco. Giusto in tempo per auspicare che anche l’anno prossimo si tenga un analogo convegno. Si spera con qualche partecipante in più.

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