Inchiesta ex capo pm Taranto, atti da 5 procure: Milano, Perugia, Roma, Trani e Messina

Spunta l’interrogatorio reso dal poliziotto amico di Carlo Maria Capristo, Filippo Paradiso, 55 anni, originario di Matera ma residente a Modugno, il 22 febbraio 2020: “L’ho presentato io all’avvocato Piero Amara a una cena di beneficenza, ma non ho mai favorito la nomina a capo pm nella città ionica. All’epoca era stato fatto il nome di un altro magistrato e Capristo riteneva di avere subito un’ingiustizia tanto che presentò ricorso al Tar”. L’agente è imputato per traffico di influenze illecite a conclusione dell’inchiesta dei magistrati di Roma: secondo l’accusa Amara lo pagava affinché mediasse con i pubblici ufficiali in servizio presso ambienti istituzionali, gruppo nel quale si inserivano il consulente dei commissari Ilva, Nicola Nicoletti, e l’avvocato Giacomo Ragno, amico dell’ex pm

Di Stefania De Cristofaro

TARANTO – Non solo Potenza. Nell’inchiesta che ruota attorno alla figura dell’ex procuratore capo di Trani e Taranto, Carlo Maria Capristo, accusato di corruzione in atti giudiziari, e per questo sottoposto all’obbligo di dimora a Bari, sono finiti dichiarazioni, atti, interrogatori e intercettazioni che si riferiscono a procedimenti penali aperti da 5 procure: Milano, Perugia, Roma, Trani e Messina. Indagini in cui non compare Capristo, ma i nomi di persone che con l’ex magistrato hanno avuto rapporti di amicizia e di interesse nel periodo in cui lo stesso era al vertice dell’ufficio del pubblico ministero a Trani e cercava di guardare oltre, alla scadenza del termine nel 2016 dopo 8 anni, pensando a Bari e alla città ionica, dov’è approdato in seguito ed è rimasto sino a luglio 2020.

LE TESSERE DEL PUZZLE RACCOLTE DA CINQUE PROCURE: VASTA TRAMA CORRUTTIVA

I nomi sono quelli del poliziotto Filippo Paradiso, 55 anni, nato a Matera, ma residente a Modugno, e dell’avvocato siciliano Piero Amara, già consulente Eni: tutti e due sono finiti in carcere l’8 giugno scorso con la stessa accusa mossa nei confronti di Capristo.

Le diverse tessere raccolte dalle cinque procure hanno delineato un puzzle “non solo di elementi indiziari circa l’effettiva esistenza di una correlazione fra incarichi professionali, ma hanno consentito di collocare la stessa all’interno di una più vasta trama corruttiva-collusiva che partiva dal periodo in cui Capristo era ancora procuratore a Trani e proseguiva fino a tutto il periodo tarantino”.

L’ipotesi accusatoria è legata a un asservimento durevole della funzione giudiziaria da parte di Capristo in favore di due gruppi. Il primo è quello che faceva capo ad Amara, consulente legale che seguiva sia le vicende processuali dell’Eni, interessata da indagini svolte a Trani, che quelle dell’Ilva in Amministrazione straordinaria, interessata da indagini e processi a Taranto. Nella ricostruzione contenuta nell’ordinanza del gip di Potenza, Antonello Amodeo, è in questo contesto che si “inserisce come mediatore Filippo Paradiso, funzionario della polizia di Stato, dedito di fatto anche alla cura delle relazioni di Amara che lo ha accreditato presso Capristo, e del suo entourage. Paradiso, di recente, è stato destinatario della richiesta di rinvio a giudizio per traffico di influenze illecite, a conclusione di un’inchiesta a Roma: avrebbe ricevuto somme di denaro da Amara, come prezzo della mediazione di quest’ultimo con pubblici ufficiali in servizio presso ambienti istituzionali, gruppo nella cui operatività si inserivano e delle cui utilità beneficiavano anche Nicola Nicoletti, consulente dei commissari Ilva e gestore di fatto degli impianti di Taranto, il quale – in cambio – riusciva a influire sulla scelta dell’avvocato Giacomo Ragno nei procedimenti a carico dei dirigenti. Nicoletti e Ragno sono finiti ai domiciliari nel troncone coordinato dalla procura di Potenza.

Nel secondo gruppo, così come è stato ricostruito dai pm potentini, era coinvolto Michele Nardi, magistrato già implicato e condannato per corruzione, con riferimento all’attività di “aggiustamento dei processi a Trani”, con il coinvolgimento (tra gli altri) di due magistrati in servizio presso la stessa procura, Luigi Scimé e Antonio Savasta, della cui attività beneficiavano anche l’avvocato Ragno (condannato) e il cancelliere Domenico Cotugno.

L’INTERROGATORIO DI FILIPPO PARADISO A MILANO A FEBBRAIO 2020

Paradiso viene interrogato dall’autorità giudiziaria di Milano il 22 febbraio 2020, periodo durante il quale Capristo è a capo della procura di Taranto. Per prima cosa descrive la sua persona e il suo lavoro: “Appartengo alla polizia di Stato dal 3 luglio 1985 e dal 2004, in seguito a una terribile esperienza giudiziaria, ho scelto di non tornare nel servizio attivo e sono sempre stato comandato presso varie segreterie particolari di alcuni ministeri”, dice Paradiso. “Dapprima al ministero delle Politiche comunitarie con Rocco Buttiglione, poi al ministero dei Rapporti con il Parlamento con il sottosegretario Gianfranco Conte e successivo con Giampaolo D’Andrea”. E ancora: “Nel 2008-2011 alla segreteria di Paolo Bonaiuti, poi al ministero dell’Agricoltura con i ministri Saverio Romano, Mario Catania, Nunzia De Girolamo e Maurizio Martina. Il 3 settembre 2015 sono ritornato al ministero degli Interni presso l’autorità di gestione del Pon Sicurezza, con il governo Conte sono stato assegnato alla segreteria del ministro Salvini e nel Conte bis a quella del sottosegretario Sibilia dove ancora mi trovo. Da ottobre 2018 a gennaio 2019 ho prestato servizio a titolo gratuito anche presso la segreteria del presidente del Senato, Elisabetta Casellati”, si legge nel verbale riportato a stralci nell’ordinanza.

LA CONOSCENZA TRA IL POLIZIOTTO E L’AVVOCATO SICILIANO AMARA

Quanto alla conoscenza con Piero Amara: “L’ho conosciuto nel periodo in cui sono stato assegnato al ministro Saverio Romano di cui Amara era molto amico”. Paradiso ammette di aver usato l’applicazione di messaggistica Wickr: “Me l’ha fatta conoscere Piero Amara e la utilizzo per ragioni di privacy, in quanto lavoro presso segreterie particolari”. Tornando ai rapporti con l’avvocato siciliano: “Tra me e Amara è nato un rapporto che definisco di buona amicizia e frequentazione privata anche con le famiglie. Ho coinvolto Amara nelle comunità di don Benzi e in particolare con don Aldo Bonaiuti Amara è sempre stato generoso con la comunità. So che era un avvocato dell’Eni e si occupava principalmente della materia ambientale e che aveva l’ambizione di aprire un grandissimo studio a Roma, nel quale diceva che mi avrebbe voluto coinvolgere”.

IL RACCONTO DI PARADISO SULLA PRESENTAZIONE DI CAPRISTO AD AMARA

Domanda: Lei ha presentato Carlo Capristo a Piero Amara? Risposta: “Sì, sono stato io a farli conoscere durante una cena di beneficenza. Non ho mai favorito la nomina di Capristo. Quello che è accaduto è che Amara, io penso per accreditarsi, mi ha proposto di fare incontrare Capristo con Lotti (l’onorevole Luca Lotti, ndr). All’epoca era stato favorito un altro magistrato alla nomina di procuratore di Bari e Capristo riteneva di avere subito un’ingiustizia, tanto che presentò ricorso al Tar”, dice Paradiso.

“E’ accaduto che, in occasione di una venuta di Capristo a Roma, Amara abbia proposto un incontro con Lotti. Dapprima la sera, alle 19, ci siamo incontrati in un bar a piazza Esedra a Roma: io, Capristo, Bacci (l’imprenditore Andrea Bacci, ritenuto amico della famiglia di Matteo Renzi, ndr) e Amara. Siamo stati a lungo in attesa che Bacci rintracciasse Lotti, lo abbiamo poi raggiunto in un ristorante in via dei Portoghesi, dove stava cenando da solo. L’incontro è stato breve e squallido. Capristo disse che non aveva chiesto mai favori a chicchessia ma che voleva che fossero evitate ingiustizie e Lotti lo ha ascoltato. Fu Bacci, comunque a portarci da Lotti, benché fosse Amara ad accreditarsi come colui che avesse rapporti con Lotti”.

L’interrogatorio prosegue per sapere se Paradiso conosce Tiziano Renzi (padre dell’ex premier Matteo Renzi, ndr): “Lo conosco, l’ho visto al massimo due volte in vita mia e me lo ha presentato Andrea Bacci”. Seguono omissis. “Ricordo che una volta che io mi trovavo on Andrea Bacci e Piero Amara a prendere un caffè presso un albergo, è arrivato Tiziano Renzi e l’ho presentato ad Amara. Mi chiedete se sia stato io a presentare Bacci ad Amara e confermo di averlo fatto io durante una cena. Credo fosse il 2014. Ricordo che c’erano state da poco le elezioni europee nelle quali Renzi aveva preso il 40 per cento”.

Altra domanda: la conoscenza con l’ex procuratore generale di Roma, Luigi Ciampoli. “Sì, è un mio amico e ha anche redatto la prefazione del libro che io ho scritto in tema di corruzione e concussione nel 2013”.

I REDDITI DICHIARATI DAL POLIZIOTTO: DALLO STIPENDIO MENSILE ALLE COLLABORAZIONI

Infine, la descrizione dei redditi di Paradiso: “Percepisco uno stipendio di 2.200 euro al mese. In passato, quando ero stato sospeso dal servizio, ossia da settembre 1993 e sino a tutto il 2004, ho avuto diversi rapporti di collaborazione co.co.co e co.co.pro con aziende quali Sorgenia, Confcommercio, Agicontrol, Inps e altre. In quel periodo ho guadagnato circa 70-80mila euro lordi l’anno. Ho percepito anche un risarcimento per ingiusta detenzione per 270mila euro. Dapprima un premio di 160mila nel 2007, poi dopo alterne vicende giudiziarie, altri 110mila euro”.

LA CONCLUSIONE DEL GIP SULLA VASTA RETE DI CONOSCENZE POLITICO-ISTITUZIONALI

Per il gip queste dichiarazioni corroborano il quadro indiziario per cui Paradiso avesse una vasta rete di conoscenze e amicizie in ambito politico e istituzionale, anche di altissimo livello che “spaziavano dalla presidenza del Senato, ad appartenenti alla Camera dei deputati, da ministri, fra cui l’onorevole Boccia, ex ministri, congiunti di importanti politici e imprenditori di rilievo a loro volta particolarmente vicini a esponenti politici. “Il dato è di per sé neutro, ma costituisce una tessera di un più ampio mosaico indiziario da interpretarsi alla luce di fatti complessivamente accertati nel corso delle indagini”.

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