La srl a marzo 2020 si era aggiudicata contratti per sei milioni di pezzi e due milioni di tute per il personale medico, con acconto immediato del 20 per cento, per 4.960.000. Dispositivi arrivati in Italia dalla Cina e dalla Turchia. Ai domiciliari due tarantini, un brindisino residente in Bulgaria, un romano, un avellinese e un anconetano. Sequestrati a scopo preventivo 4 milioni di euro. Le intercettazioni: “Questo è il prezzo che si paga per la vita che si è scelta”
Di Stefania De Cristofaro
TARANTO – Fino a un mese prima, si occupava di commercio di prodotti per salute e bellezza e integratori alimentari. Quando in Italia è scoppiata la prima ondata di contagi da Covid-19, quella stessa società con sede a Taranto, la Internazionale Biolife srl, si è aggiudicata la fornitura per l’Agenzia della Protezione Civile della Regione Lazio, di mascherine, camici e tute per i medici, del valore di 24milioni di euro. Una truffa sui dispositivi di protezione individuali, arrivati in Italia dalla Cina e alla Turchia, secondo l’accusa mossa dalla procura di Taranto e contestata dal gip nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita oggi dai finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria del capoluogo ionico nei confronti di sei persone, tutte ai domiciliari.
L’INCHIESTA DELLA PROCURA DI TARANTO: INDAGATI E IPOTESI DI REATO
Ai domiciliari sono finiti: Giacomo De Bellis, 50 anni, di Taranto; Antonio Formaro, 64 anni, di Taranto ma domiciliato a Roma; Raffaele Buovolo, 55 anni, di Brindisi, ma residente in Bulgaria e domiciliato a Taranto; Francesco Oliverio, 41 anni, di Roma; Pietro Rosati, 63 anni, avvocato di Montella, in provincia di Avellino, ma domiciliato a Roma; Luciano Giorgietti, 70 anni, commercialista di Ancona, ma residente a Palau, in provincia di Sassari.
Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa, agli inadempimenti di contratti di pubbliche forniture, frodi nelle pubbliche forniture, auto riciclaggio, falso e vendita di prodotti industriali con segni mendaci.
LA SOCIETA’ TARANTINA AL CENTRO DELL’INCHIESTA E I RUOLI CONTESTATI
Al centro dell’inchiesta, la società a responsabilità limitata Internazionale Biolife con capitale sociale di diecimila euro e un volume d’affari di 271.300 euro nel 2019. Ruolo di promotori è stato contestato a Formaro, ritenuto il titolare della srl, Oliverio e Buovolo, considerato l’amministratore di fatto, per i quali la procura di Taranto aveva chiesto la custodia in carcere. Secondo l’accusa tutti e sei si “presentavano sul mercato nazionale e internazionale come soggetti capaci di fornire prontamente ingenti quantitativi di dispositivi di protezione individuale, pur non avendone la disponibilità e anche grazie alle predisposizione di certificazioni false”.
LA FORNITURA CHIESTA DALLA PROTEZIONE CIVILE REGIONE LAZIO
Le indagini si sono concentrate sulla fornitura chiesta dalla Protezione civile del Lazio, avvalendosi di canali informali, con la sottoscrizione di due contratti con la società tarantina: il primo il 27 marzo e l’altro il 30, per sei milioni di mascherine, fra chirurgiche e Ffp2, e di due milioni di camici e tute. Per le Ffp2 il prezzo unitario era di 3 euro, per le chirurgiche a tre strati 0,60. Per i camici idrorepellenti il prezzo unitario era 6 euro, per le tute isolanti 8 euro.
La fornitura complessiva dei dispositivi di protezione individuale ammontava a 24 milioni di euro, a fronte del quale c’era stato un acconto di poco inferiore a 5 milioni (4.960.000), corrispondente al 20 per cento. L’importo, stando a quanto accertato dai finanzieri, è confluito in prima battuta su un conto corrente aperto dalla srl presso la filiale di una banca nel Tarantino e poi è stato disseminato su altri conti, in Italia e all’estero.
I tempi di consegna della merce erano previsti in 5 giorni lavorativi, luogo della consegna l’aeroporto di Fiumicino.
“Le mascherine sono state consegnate alla Protezione civile solo nel mese di agosto 2020, mentre la fornitura di camici e tute è rimasta totalmente inadempiuta, anche se la Internazionale Biolife srl ha consegnato una parte del prodotto, corredata da falsa certificazione di conformità”, sostiene il gip Benedetto Ruberto, facendo riferimento all’informativa della Guardia di Finanza del 20 aprile dello scorso anno. Più esattamente, c’è stata la consegna solo di 147.940 camici.
LA DENUNCIA PRESENTATA DA UNA SOCIETA’ PRIVATA PER MANCATA CONSEGNA DELLE MASCHERINE
Una vicenda che presenta affinità con quella oggetto di una denuncia presentata alla procura di Taranto il 30 aprile 2020 dal legale rappresentante su una società nei confronti degli amministratori della Internazionale Biolife, “a causa della mancata consegna di mascherine ordinate”, con “versamento di un acconto del 70 per cento sull’importo dell’intera fornitura pari a 2.077.250 euro, senza ottenere la merce ordinata”. I fascicoli, quindi, sono stati riuniti.
Dalle visure camerali agli atti dell’inchiesta, emerge che Giacomo De Bellis è il rappresentante legale della società operante nel settore dei cosmetici e delle apparecchiature elettromedicali, mentre le intercettazioni hanno evidenziato che “l’effettivo potere decisionale è nelle mani di Antonio Formaro, Raffaele Buovolo e Francesco Oliverio” e che i rapporti con gli istituti di credito venivano intrattenuti da Pietro Rosari e Luciano Giorgetti.
Nel corso dei mesi successivi al bando della Protezione civile, le quote sono state in parte cedute da Formaro e De Bellis in favore di una società di costruzioni che dal 2015 non ha presentato dichiarazione annuale e non ha effettuato alcun versamento di imposta, ma la lettura data dall’accusa è che il trasferimento sia stato fittizio.
GLI ACCERTAMENTI BANCARI: BONIFICI DELLA REGIONE LAZIO E QUELLE IN FAVORE A UNA SOCIETA’ BULGARA
Gli accertamenti bancari hanno permesso di rintracciare il bonifico eseguito dalla Regione Lazio per l’affidamento diretto della fornitura di 6 milioni di mascherine, per 10.800.000 euro. La srl tarantina si è approvvigionata di mascherine solo il 30 luglio da una società per 4.150.000 euro, consegnando la merce dal 2 al 12 agosto 2020. Ma secondo l’accusa non ha pagato il fornitore, tanto che la società il 3 settembre ha proposto ricorso per decreto ingiuntivo e il 16 settembre la Internazionale Biolife ha effettuato un bonifico di 20mila euro. Agli atti anche l’altro bonifico della Regione Lazio per l’affidamento diretto del 30 marzo 2020 per la fornitura di un milione di camici e un milione di tute, a fronte del quale la società di Taranto consegna tra il 3 l’11 giugno 147mila camici corredati da falsa certificazione. Risultano, inoltre, alcuni bonifici della società in favore di Pietro Rosati, uno dei quali pari a 250mila euro, ritenuto “sproporzionato rispetto alle prestazioni di natura professionale per consulenza”.
I finanzieri hanno rintracciato i bonifici in favore della società bulgara riconducibile a Raffaele Buovolo e ricostruito i passaggi per l’acquisto di mascherine tra l’11 e il 22 aprile da una società cinese con sede a Honk Kong, “mai consegnate alla Protezione civile perché prive di certificazione e non idonee all’uso, per cui sono rimaste alla dogana di Fiumicino”. Lo stesso è successo per quelle acquistate da un’altra società cinese.
I FLUSSI FINANZIARI E IL CIRCUITO INTERNAZIONALE DI RICICLAGGIO DI DENARO
La Finanza, stando a quanto si legge, ha accertato che la Internazionale Biolife srl al 3 aprile 2020, dopo aver ricevuto gli acconti della Regione Lazio e da un privato, aveva un saldo attivo di 5.425.900 euro sul conto corrente adoperato per operazioni estranee all’attività commerciale e “non coerenti con i gravosi e impellenti obblighi contrattuali assunti con la Protezione civile”. Le ulteriori verifiche sui flussi finanziari, “lasciano ipotizzare la srl fosse inserita in un circuito internazionale di riciclaggio di denaro”, anche perché risulta che la società tarantina abbia chiesto di elevare il tetto massimo dei bonifici istantanei e questo “presumibilmente al fine di far uscire celermente dal conto corrente le somme illecitamente ricevute”.
LE INTERCETTAZIONI TELEFONICHE AGLI ATTI DELL’INCHIESTA
Tra i gravi indizi di colpevolezza, anche “numerose intercettazioni telefoniche”. In una di queste, un interlocutore dice: “Questo è il prezzo che si paga per la vita che si è scelta”.
Il gip ha rinviato, in particolare, al contenuto di alcune. Quella del 13 maggio 2020 tra Antonio Formaro e Raffaele Buovolo “da cui si evince che la Internazionale Biolife sta ricevendo fatture per operazioni inesistenti con conseguente uscita di denaro dalle casse societarie”. Poi quella del 27 maggio sui dispositivi bloccati alla Dogana di Bari per la marchiatura Ce non a norma e quella del 21 agosto tra Francesco Oliverio e Luciano Giorgetti su come usare le somme accreditate sul conto della società e dei diversi milioni di euro che dovrebbero ancora giungere con modalità non ancora definite.
LA CONCLUSIONE DEL GIP SULLE CONTESTAZIONI E LE ESIGENZE CAUTELARI
La conclusione del gip coincide con quella del pm, quanto alle contestazioni in primis della truffa aggravata ai danni dell’Ente pubblico per la consegna alla protezione civile del Lazio, quindi del falso materiale nella certificazione amministrativa, della frode in forniture pubbliche con offesa del principio di buon andamento della pubblica amministrazione “durante la pandemia da Coronavirus” e dei reati di riciclaggio e auto riciclaggio in Italia e all’estero.
Per il gip, infine, esiste il concreto e attuale pericolo che tutti e sei possano reiterare i reati contestati, tenuto conto delle modalità e delle circostanze: “Le indagini della Finanza – si legge – hanno messo in luce i numerosi illeciti contro il patrimonio e mediante frode commessi dagli indagati nell’ultimo periodo, approfittando della situazione emergenziale determinata dall’evoluzione della pandemia e dei conseguenziali risvolti su particolari attività economiche”.
Si tratta, secondo il primo giudice, di persone che “non hanno esitato a porre in essere un piano sistematico per ottenere dalle attività societarie il massimo profitto senza rispettare gli obblighi contrattuali, di volta in volta assicurandosi di conservare il profitto illecito con operazioni simulate e dimostrando una spiccata e pervicace indole delinquenziale”.
Non solo.
Le indagini hanno evidenziato che la società continua a operare: sono stati scoperti due accrediti per 600mila euro per operazioni all’estero, già emerse con riferimento alla somma di un milione e 750mila euro con triangolazioni in Europa, Africa ed estremo oriente.
Elementi che inducono a ritenere l’esistenza di una “stabile rete di complicità all’esterno di cui fa parte la Internazionale Biolife”. E che denotano una “professionalità nel delinquere”, tale da escludere che si sia trattato di condotte occasionali.
Tutti e sei ai domiciliari, in attesa dell’interrogatorio di garanzia, senza dispositivi elettronici di controllo.
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